Anche nel 2016 in diversi settori produttivi e province d’Italia sono stati sottoscritti accordi territoriali “ad hoc” in materia di detassazione dei premi di risultato. Si tratta di un fenomeno noto da tempo (cfr. F. Fazio, M. Tiraboschi, Una occasione mancata per la crescita, in Bollettino Adapt, 19 dicembre 2011; P. Pini, Produttività, un testo pieno di equivoci, www.rassegna.it, 19 novembre 2012), generatosi in risposta all’esigenza di ricondurre al regime fiscale di vantaggio anche erogazioni economiche non rientranti nel campo di applicazione della misura di detassazione. Se tuttavia nelle precedenti annate l’intento delle parti sociali è stato quello di rendere detassabili gli incrementi economici corrisposti in funzione di istituti regolati dal CCNL (es. le maggiorazioni per orario di lavoro straordinario), quest’anno la funzione di simili accordi sembra essere in larga parte riconducibile alla volontà di assoggettare all’imposta sostitutiva del 10% i premi di risultato definiti unilateralmente dalle aziende prive di rappresentanze sindacali.
In questa direzione va l’accordo apripista siglato il 14 luglio tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil recante linee guida per la contrattazione territoriale, o presunta tale, in materia di erogazioni di produttività. L’intesa appresta un meccanismo che, attraverso il recepimento a livello provinciale di un modello di accordo standard,consente ai lavoratori delle aziende prive di rappresentanza di poter beneficiare della misura di detassazione. Nel merito, dopo un richiamo ai riferimenti normativi che disciplinano la misura di detassazione, le parti concordano sulla restrizione del campo di applicazione del modello di accordo alle imprese associate, o al più a quelle che conferiscono espresso mandato sindacale alle associazione aderenti al sistema di rappresentanza confindustriale. Una volta recepito a livello territoriale, per dar luogo alla detassazione è sufficiente che le predette aziende «adottino uno o più indicatori, anche in via alternativa, per la misurazione degli incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, tra quelli elencati nella sezione 6 del modello allegato al Decreto 25 marzo 2016». Viene poi specificato il requisito dell’incrementalità, per cui l’erogazione premiale ha luogo soltanto a fronte di un effettivo incremento degli obiettivi, a condizione che l’incremento stesso possa essere misurato e avvenga in «un periodo congruo».
Le imprese che intendano avvalersi di simili“accordi” territoriali, in particolare, devono inviare ai propri lavoratori una comunicazione, anche via posta elettronica, nella quale dare conto dell’istituzione di un premio di risultato. Nella comunicazione occorre precisare il periodo di riferimento, la composizione del premio, nonché il valore dell’erogazione premiale, oltre alle modalità operative di corresponsione e all’eventualità di “welfarizzazione” delle somme. La comunicazione dovrà essere inviata anche ad un apposito comitato territoriale, incaricato di valutare la conformità della comunicazione e monitorare la corretta applicazione dell’accordo.
Sebbene non in tutti i settori siano stati firmati accordi quadro nazionali sul modello confindustriale (es. Confcommercio), a livello territoriale si registrano ulteriori intese sottoscritte da diverse associazioni di rappresentanza, tra cui quelle afferenti ad ACGI, Legacoop, Confcooperative, Confapi, Confimi e Confcommercio.
Tab. 1 – Accordi territoriali sulla detassazione (2016)
Provincia o Regione | Associazione datoriale firmataria | Organizzazioni sindacali firmatarie | Data |
Avellino | Confindustria Avellino | Cgil, Cisl, Uil | 21 luglio 2016 |
Lecce | Confindustria Lecce | Cgil, Cisl, Uil | 22 luglio 2016 |
Mantova | Confindustria Mantova | Cgil, Cisl, Uil | 22 luglio 2016 |
Catanzaro | Confindustria Catanzaro | Cgil, Cisl, Uil | 25 luglio 2016 |
Lodi | Associazione degli Industriali del Lodigiano | Cgil, Cisl, Uil | 26 luglio 2016 |
Bari | Confindustria Bari e BAT | Cgil, Cisl, Uil | 27 luglio 2016 |
Sassari | Associazione degli Industriali del Nord Sardegna | Cgil, Cisl, Uil | 27 luglio 2016 |
Piemonte | AGCI Piemonte, Confcooperative Piemonte, Legacoop Piemonte | Cgil, Cisl, Uil | 29 luglio 2016 |
Milano | Unione Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza | Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil | 29 luglio 2016 |
Mantova | Apindustria Mantova | Cgil, Cisl, Uil | 1 agosto 2016 |
Trento | Confindustria Trento | Cgil, Cisl, Uil | 4 agosto 2016 |
Varese | Unione Industriali Varese | Cgil, Cisl, Uil | 5 settembre 2016 |
Monza e Brianza | Unione Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza | Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil | 6 settembre 2016 |
Veneto | Confapi Veneto | Cgil, Cisl, Uil | 6 settembre 2016 |
Lodi | Unione Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza | Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil | 7 settembre 2016 |
Pesaro | Confcommercio Pesaro e Urbino | Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil | 20 settembre 2016 |
Lecco e Sondrio | Confindustria Lecco e Sondrio | Cgil, Cisl, Uil | 30 settembre 2016 |
Pesaro | Confindustria Pesaro Urbino | Cgil, Cisl, Uil | 6 ottobre 2016 |
Nel merito, si tratta di accordi “fotocopia” che ricalcano pedissequamente i modelli allegati ai vari accordi quadro, ove presenti, oppure le intese sottoscritte da altre associazioni di rappresentanza nella medesima provincia. D’altra parte, tutti gli accordi rimandano al criterio dell’incrementalità e riesumano gli indicatori esemplificati dal Decreto Ministeriale del 25 marzo 2016, ad eccezione dell’intesa Federalberghi, Faita, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil che quantomeno fornisce uno specchietto esemplificativo di indicatori coerenti con il settore di riferimento (es. tasso di occupazione lordo dei posti letto; tasso di fidelizzazione; reputation ecc.).
Ne scaturisce complessivamente un impianto contrattuale che sembra orientato alla logica del marketing associativo più che alla promozione di reali dinamiche di valorizzazione della misura di detassazione in funzione di incremento della produttività del lavoro: una occasione per calamitare nel bacino associativo delle associazioni datoriali firmatari e nuove imprese, attirate dalla possibilità di abbattimento (indiretto) del costo del lavoro.
L’altra faccia della medaglia è uno snaturamento del sistema di relazioni industriali se è vero non solo che le associazioni di rappresentanza territoriali vengono relegate a un ruolo notarile, ma soprattutto che in questo modo si altera la ratio della misura di detassazione volta a stimolare l’incontro tra esigenze datoriali ed esigenze sindacali a livello locale, allo scopo di rendere i territori più competitivi attraverso il recupero di margini di produttività e l’abbattimento della pressione fiscale sui redditi da lavoro. La contrattazione territoriale dovrebbe in altre parole determinare uno scambio genuino, dinamico e partecipativo tra welfare, flessibilità salariale e flessibilità organizzativa e gestionale, anche coltivando le ampie deleghe che il d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81 assegna favore alla contrattazione di secondo livello. Nulla di tutto questo si riscontra negli accordi provinciali qui analizzati; né presumibilmente nelle aziende che in virtù dei predetti accordi beneficeranno della misura di detassazione.
ADAPT Research fellow