Per la prima volta in circa un secolo di storia, gli ispettori del lavoro hanno deciso di indire una manifestazione nazionale, prevista per il prossimo 8 maggio innanzi agli uffici centrali del Ministero del lavoro in Roma, allo scopo di rivendicare la tutela delle funzioni ispettive e per opporsi decisamente e con fermezza alla campagna denigratoria e diffamatoria contro la categoria portata avanti dai mass media negli ultimi mesi.
In effetti ad indurre ad una tale clamorosa e storica iniziativa sono stati i fatti accaduti dopo il tragico suicidio del titolare del panificio-pizzetteria di Casalnuovo di Napoli, oggetto di controlli ispettivi da parte del competente ufficio territoriale del Ministero del lavoro, che ha esposto il personale ispettivo coinvolto ad una vera e propria “gogna” mediatica, ma al quale hanno fatto altresì seguito numerosi episodi di violenza subìti recentemente dagli ispettori del lavoro presso i luoghi di lavoro ispezionati (a Bari, Brescia, Milano, Siena, per citare soltanto gli ultimi in ordine di tempo).
Gli ispettori del lavoro, ormai stanchi di essere diventati i capri espiatori di un diffuso malessere vissuto dalle imprese, scendono in strada per rivendicare la loro dignità di lavoratori.
Numerose Direzioni Territoriali del lavoro, all’indomani degli episodi di aggressione di Napoli, hanno espresso la loro piena solidarietà ai colleghi partenopei, denunciando soprattutto l’aggressione mediatica successiva all’evento.
Gli ispettori additati come “istigatori al suicidio”, “corrotti, intascatori di tangenti”, non ci stanno e scendono ora in piazza per dire che lavorare in questo clima non è più possibile.
Il disagio tra gli ispettori del lavoro è palpabile come si evince dalle dichiarazioni poste alla base della manifestazione nazionale dell’8 maggio 2014:
«lavoriamo anticipando le spese di benzina, costo dei mezzi pubblici, autostrada, parcheggio e quant’altro per vederci rimborsati, se va bene dopo tre mesi ….
non sono tanto gli atti vandalici ai nostri mezzi, quanto le aggressioni fisiche a comportare i problemi maggiori ….
noi rappresentiamo lo Stato, ma lo Stato ci lascia soli, paghiamo di tasca nostra circa 300 euro all’anno per assicurarci contro il danno erariale e le spese giudiziarie in caso di contenzioso ….
molti di noi si sono dimessi perché hanno avuto occasioni migliori e perché in queste condizioni è difficile andare avanti …
altri ispettori del lavoro hanno chiesto di essere trasferiti in altre amministrazioni, ma il Ministero nega i nullaosta in uscita, altro che mobilità su base volontaria».
La piattaforma rivendicativa, che è stata posta alla base della protesta degli ispettori del lavoro, prevede molteplici punti, fra i quali:
– libera percorrenza sui mezzi pubblici, sulle autostrade e sulle tangenziali per esigenze di servizio, in mancanza della quale il personale è attualmente costretto ad anticipare le relative spese ed a vedersi rimborsato anche dopo molti mesi;
– indennità di polizia giudiziaria, finora mai riconosciuta agli ispettori del lavoro, nonostante la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria;
– rimborso per le spese di custodia, zona ZTL a traffico limitato e parcheggio delle autovetture autorizzate ed adibite al servizio esterno;
– indennità chilometrica per le missioni rapportata alla tabelle ACI, già riconosciuta al personale ispettivo degli Istituti previdenziali, con evidente ed ingiustificata disparità di trattamento tra personale che svolge funzioni similari;
– polizza assicurativa per i danni derivanti dallo svolgimento dell’attività ispettiva, allo stato attuale attivata a proprie spese dall’ispettore del lavoro, ma non obbligatoria;
– ripristino della polizza “kasco”;
– indennità di reperibilità e per lavoro notturno e festivo per l’attività effettuata oltre il normale orario di servizio;
– costituzione di parte civile del Ministero nei procedimenti in cui sono parti lese i funzionari dell’amministrazione.
Il personale ispettivo del Ministero del lavoro chiede poi una presa di posizione chiara da parte dei vertici dell’Amministrazione, anche attraverso una campagna di informazione e promozione della figura dell’ispettore del lavoro e della sua rilevante funzione sociale.
Gli ispettori richiedono altresì il rinnovo del CCNL, bloccato per tutti i comparti dell’impiego pubblico dal 2010 a causa delle note vicende finanziarie che hanno coinvolto il Paese, a fronte di una persistente sperequazione tra il personale ispettivo ministeriale e quello degli enti previdenziali, che pur svolgendo attività di vigilanza con poteri assai ridotti rispetto agli ispettori del lavoro riceve trattamenti retributivi decisamente superiori. Analogamente accade ai funzionari degli Uffici legali delle Direzioni del lavoro, i quali ricevono emolumenti enormemente inferiori rispetto a quelli del personale delle Avvocature degli Istituti previdenziali.
In questo quadro, non può essere sottaciuto che negli ultimi anni, nonostante il d.lgs. 124/2004 e la macrodirettiva del 18 settembre 2008, le funzioni ispettive sono state del tutto trascurate dal Legislatore.
Attuando la delega legislativa contenuta nell’art. 8 della legge n. 30/2003, esattamente dieci anni fa, il d.lgs. n. 124/2004 introduceva nell’ordinamento un sistema razionale, ordinato e coordinato, di programmazione della vigilanza, introducendo istituti di tutela preventiva e successiva rispetto all’ispezione (interpello e ricorsi amministrativi), prevedendo in capo al personale ispettivo poteri totalmente nuovi (diffida accertativa e conciliazione monocratica) e ridefinendo poteri già esistenti, anche se in qualche caso caduti in disuso da molti anni (disposizione, diffida precettiva, prescrizione obbligatoria).
Fra i successi indiscussi e indiscutibili del d.lgs. n. 124/2004 vi sono gli istituti innovativi dell’interpello, della conciliazione monocratica e della diffida accertativa, nonché le rivisitate diffida a regolarizzare e prescrizione obbligatoria.
Decisamente indietro, purtroppo, sono rimasti invece istituti non meno rilevanti nel contesto della riforma dei servizi ispettivi, come ad esempio l’attuazione dell’art. 10 in materia di razionalizzazione e di coordinamento ispettivo con gli altri organismi di vigilanza, la disposizione di cui all’art. 14 e i ricorsi amministrativi degli artt. 16 e 17.
D’altro canto, il decennale del d.lgs. n. 124/2004 giunge in un tempo difficile per l’ispezione del lavoro, allora, è necessario comprendere come le nuove assunzioni di 250 ispettori del lavoro a far data dal prossimo dicembre (in forza del d.l. n. 145/2013, convertito dalla legge n. 9/2014), pur assolutamente necessarie, considerata la cronica carenza di personale ispettivo, deve altresì accompagnarsi ad un nuovo rilancio dell’attività ispettiva e ad un evidente ripensamento della disciplina sanzionatoria che dovrebbe essere riformulata tenendo conto degli indici di rischio e della recidiva delle diverse attività aziendali, nonché del comportamento virtuoso o meno di ciascuna azienda, magari anche rinforzando i poteri di disposizione e di diffida già previsti dagli articoli 13 e 14 del d.lgs. n. 124/2004 con il quale dieci anni fa fu avviata la riforma dei servizi ispettivi e delle attività di vigilanza in materia di lavoro e di previdenza sociale.
Occorre che il Paese torni a guardare agli ispettori del lavoro come ad un essenziale e fondamentale baluardo di legalità per la tutela del lavoro, dei lavoratori come anche delle imprese.
In questa prospettiva la manifestazione nazionale dell’8 maggio 2014 deve poter rappresentare un momento per riprendere un percorso progettuale che cambi verso alla vigilanza in materia di lavoro
Scuola internazionale di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro
ADAPT-CQIA, Università degli Studi di Bergamo
@Annarita_Caruso
ADAPT Professional Fellow – Docente di Diritto sanzionatorio del lavoro
@RauseiP
Scuola internazionale di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro
ADAPT-CQIA, Università degli Studi di Bergamo
@carminesantoro
* Si segnala che le considerazioni contenute nel presente intervento sono frutto esclusivo del pensiero dell’Autore e non hanno carattere in alcun modo impegnativo per l’amministrazione di appartenenza.