Con l’obiettivo dichiarato di proteggere gli oltre 217 milioni di lavoratori da incidenti sul lavoro e malattie professionali, la Commissione europea ha approvato lo scorso 6 giugno il nuovo quadro strategico in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2014-2020 (COM(2014) 332 final) che individua le principali sfide ed obiettivi per l’Unione Europea in tale ambito.
La tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori costituisce oggi uno degli ambiti più rilevanti delle politiche sociali europee. Nel corso degli anni, accanto al tradizionale modello normativo di tipo hard basato sull’armonizzazione per direttiva degli standard minimi di protezione praticati dagli Stati membri, la Commissione ha proposto una serie di misure di “regolazione leggera”, orientate verso la fissazione di obiettivi piuttosto che sulla prescrizione di regole. L’UE si è così dotata nel periodo compreso tra il 1978 e il 2002 di programmi d’azione pluriennali, cui hanno fatto seguito le strategie europee (2002-2006 e 2007-2012) volte ad individuare le priorità e gli obiettivi comuni, fornire un quadro di riferimento per coordinare le politiche nazionali e promuovere un approccio olistico alla cultura della prevenzione.
Oltre a consentire il superamento delle resistenze degli Stati rispetto a nuovi interventi normativi vincolanti, le politiche europee di soft law hanno prodotto buoni risultati in termini prevenzionistici. Secondo il Rapporto di valutazione della Strategia Europea sulla salute e sicurezza sul lavoro 2007-2012 redatto dalla Commissione (SWD(2013) 202 final), infatti, l’attuazione della strategia dell’UE è stata nel complesso efficace e i suoi obiettivi principali sono stati conseguiti con un forte sostegno delle parti interessate. In particolare, rileva evidenziare come tra il 2007 e il 2011, il tasso di incidenza degli infortuni comportanti un’assenza superiore a tre giorni sia diminuito del 27,9% nella zona UE. A ciò si aggiunga che una recente indagine condotta da Eurobarometro (EUROBAROMETER, Working conditions, Flash Eurobarometer 398, 2014) riporta che la maggioranza di lavoratori (85%) si dichiara soddisfatta della salute e della sicurezza sull’attuale posto di lavoro e più di tre quarti (77%) afferma che sul loro posto di lavoro sono disponibili informazioni concernenti la salute e la sicurezza sul lavoro e/o corsi di formazione sul tema.
Il processo di implementazione della strategia UE 2007-2012 ha però messo in luce anche alcuni limiti dell’approccio adottato. Nello specifico, le piccole e medie imprese hanno incontrato delle difficoltà nell’applicazione di talune prescrizioni normative. Inoltre, mentre è stata registrata un’attiva partecipazione delle autorità governative, le parti sociali non sono state coinvolte adeguatamente e gli strumenti statistici e di monitoraggio si sono rivelati insufficienti. Per quanto concerne il numero degli infortuni, poi, nonostante i progressi soprariportati, nel periodo di riferimento si sono verificati ogni anno nella zona UE una media di più di 4000 eventi mortali ed oltre tre milioni di incidenti gravi che richiedono un periodo di assenza di più di tre giorni (Statistiche europee degli infortuni sul lavoro (ESAW), stima Eurostat). Infine, Eurobarometro conferma che ancora oggi circa un quarto dei lavoratori ritiene che la propria salute e la propria sicurezza siano a rischio a causa del lavoro, o da questo negativamente condizionate.
Il nuovo quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2014-2020 si pone in continuità con la precedente versione, cercando di correggerne le disfunzioni emerse nella fase attuativa. Il piano emanato dalla Commissione attribuisce all’UE un ruolo guida nella promozione di standard elevati in materia di condizioni di lavoro, sia nell’ambito del territorio europeo che a livello internazionale, in linea con la strategia Europa 2020, attraverso l’individuazione delle sfide e degli obiettivi fondamentali per la salute e la sicurezza sul lavoro, delle azioni chiave e degli strumenti per affrontarle.
Come rilevato da László Andor, Commissario europeo per l’Occupazione, gli Affari Sociali e l’Inclusione, “le persone hanno il diritto di lavorare senza dover affrontare pericoli per la loro salute o la loro sicurezza sul luogo di lavoro. Gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali colpiscono tutti i settori e le professioni, che il lavoratore sieda a una scrivania o alla guida di un camion o che lavori in una miniera o un cantiere, e non solo causano sofferenza personale, ma impongono anche costi elevati per le imprese e per la società nel suo insieme”.
A fronte di ciò, tre sono le sfide principali attraverso le quali la Commissione Ue intende intervenire: migliorare l’attuazione delle disposizioni di legge da parte degli Stati membri, in particolare rafforzando la capacità delle microimprese e delle piccole imprese di mettere in atto misure di prevenzione dei rischi efficaci ed efficienti; migliorare la prevenzione delle malattie legate al lavoro affrontando i rischi attuali, nuovi ed emergenti (amianto, sostanze chimiche, nanomateriali, biotecnologie, stress, patologie muscolo scheletriche, aggravi patologici sulle donne); far fronte al cambiamento demografico (invecchiamento attivo, domotica sul lavoro).
Il quadro strategico propone di affrontare queste sfide con una serie di azioni finalizzate al conseguimento di sette obiettivi strategici fondamentali, da attuare o sviluppare in stretta collaborazione con gli Stati membri, le parti sociali e gli altri soggetti interessati. Tra di essi, spiccano il consolidamento delle strategie nazionali in materia di SSL (revisione strategie nazionali, banca dati di strategie nazionali in collaborazione con Eu-Osha, istituzione referenti nazionali di strategia) e l’offerta di un sostegno concreto alle piccole e micro imprese ai fini del rispetto delle regole (orientamenti e sostegno Eu-Osha, OiRA, Fse, buone prassi e campagne). Per mezzo del nuovo piano strategico, inoltre, si intende migliorare l’applicazione delle regole da parte degli Stati membri, provvedendo ad esempio al potenziamento delle misure ispettive. La semplificazione della legislazione esistente per eliminare gli oneri amministrativi inutili, la prevenzione delle malattie professionali, il miglioramento nella raccolta di dati statistici e lo sviluppo di strumenti di monitoraggio così da ottenere migliori elementi di prova, ed infine il rafforzamento del coordinamento con organizzazioni internazionali come l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) costituiscono ulteriori obiettivi stabiliti dalla Commissione. La misura in cui tali obiettivi sono stati raggiunti e i progressi compiuti nell’attuazione del piano d’azione saranno oggetto di un’attività sistematica di monitoraggio e valutazione e saranno tenuti in considerazione come parte integrante della valutazione della legislazione in materia di SSL.
Fra gli strumenti per affrontare le sfide in materia di salute e sicurezza sul lavoro, il quadro strategico intende puntare sul dialogo sociale, la sensibilizzazione, l’applicazione della legislazione UE, sinergie con altri settori (salute pubblica, istruzione) e fondi UE, come ad esempio il Fondo sociale europeo (FSE) e il programma europeo per l’occupazione e l’innovazione sociale (EASI).
Il piano verrà riesaminato al termine del 2016 per fare il punto sulla sua attuazione e procederà parallelamente alla revisione della legislazione europea sulla sicurezza sul lavoro che dovrà avvenire entro il 2015 (revisione inclusa nella direttiva quadro 89/391/CEE e nel Programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione Refit).
Dall’analisi del nuovo quadro strategico, l’aspetto più interessante che emerge risiede nella volontà di coniugare il miglioramento della qualità del lavoro, l’aumento di competitività e la produttività delle imprese europee, specialmente nelle PMI, come pure evidenziato dalla Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul lavoro (EU-OSHA, Annual report 2013: Working for safer, healthier and more productive workplaces in the European Union, 2014). Un investimento in SSL contribuisce al benessere dei lavoratori ed è efficiente in termini di costi. In base a stime recenti (ISSA, The return on prevention: Calculating the costs and benefits of investments in occupational safety and health in companies, 2013; BenOSH, Socio-economic costs of accidents at work and work-related ill health, 2010), infatti, gli investimenti in questo settore sono in grado di generare alti tassi di rendimento riducendo i costi per i sistemi di sicurezza sociale. La semplificazione della legislazione, mediante l’eliminazione delle norme amministrative superflue, deve e può essere accompagnata dal mantenimento di un livello elevato di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori.
Maria Carmela Amorigi
Scuola internazionale di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro
ADAPT-CQIA, Università degli Studi di Bergamo
@MariaCarmelaAmo
Francesco Catalfamo
Scuola internazionale di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro
ADAPT-CQIA, Università degli Studi di Bergamo
@FraCatalfamo