Le critiche della Cisl sulle misure «Ma no allo sciopero»

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Segretario Annamaria Furlan, oggi il governo vi riceve sulla legge di Stabilità. C’è qualcosa che la Cisl condivide della manovra?

«La conferma degli 80 euro, ma anche l’operazione sull’Irap, anche se l’avrei legata agli investimenti in ricerca, innovazione, occupazione. Vanno bene anche le minori tasse per le nuove assunzioni a tempo indeterminato».

 

Cosa non le piace?

«Il prelievo fiscale sul Tfr. Va solo a beneficio dell’erario e rischia di ammazzare la previdenza integrativa, e noi abbiamo spiegato ai giovani che senza sarebbero stati anziani poveri. Solo se la tassazione è zero il lavoratore può scegliere».

 

Le pensioni non vengono toccate.

«Ma non ci sono le risorse per mettere fine al blocco della rivalutazione che dura da 16 anni. Più del 50% delle pensioni sono sotto i mille euro al mese e gli 80 euro per loro non ci sono».

 

Bloccato anche il Pubblico impiego.

«Sono sei anni che tre milioni di lavoratori non vedono rinnovato il loro contratto, vero che tra loro c’è chi prende 80 euro, ma intanto la busta-paga ha perso tra i 2.500 e i 4 mila euro».

 

I 2 miliardi per gli ammortizzatori sociali?

«Quando ci è stato presentato il Jobs act abbiamo pensato che l’estensione delle tutele fosse una cosa positiva. Ma le risorse stanziate sono lontane dal necessario. Sono solo annunci».

 

I 500 milioni per le famiglie indigenti sono diventati un bonus bebè.

«Nulla di nuovo anche qua. Ok il sostegno alle mamme ma la politica della famiglia è un’altra cosa. Ho peraltro un dubbio: che i tagli alle Regioni e agli enti locali si traduca in più tasse e meno servizi. La corruzione ci costa 7o miliardi, l’evasione 150. Sarebbe stato innovativo ingaggiare una vera battaglia contro tutto questo».

 

 Intanto si è tagliato ai patronati.

«Sì, 150 milioni per 70 patronati di cui solo tre sono Cgil, Cisl e Uil. Ed è stata dimezzata l’aliquota per il Fondo. Significa tagliare migliaia di posti di lavoro e un servizio gratuito. E chiaro che quelli più piccoli chiuderanno. Perciò quando Renzi dice che non ci si vuole alleare con i “poteri forti”, sappia che farà felici molti consulenti del lavoro, avvocati e commercialisti».

 

Sta criticando anche lei la spending review? «Quella che vedo è sui distacchi sindacali e i patronati. Il resto sono annunci. E aggiungo che anche le coperture della manovra non sono chiare. Chiarezza che manca pure sul jobs act».

 

In che senso? «Non abbiamo capito se il contratto a tutele crescenti assorbe le forme di precariato attuali».

 

 Renzi non l’ha chiarito nel primo incontro?

«No, in quella sede il presidente ci disse che il ministro del Lavoro avrebbe attivato i tavoli di approfondimento. Stiamo aspettando. Se però le risorse in Finanziaria sono quelle…».

 

Che dite sull’articolo 18?

«Il reintegro contro i licenziamenti discriminatori e disciplinari anche per noi non si tocca. Per i neoassunti siamo disponibili a discutere che per 3-4 anni non scatti l’articolo 18 se si assorbono nel contratto a tutele crescenti le forme di precariato. Ma il governo scopra le carte».

 

 Dove? Già nella legge delega o le basta che i decreti attuativi siano più chiari?

«La delega è una delega. Bisogna avere chiarezza nei decreti attuativi».

 

 Che pensa della piazza della Cgil?

«Una grande manifestazione con tante adesioni. L’altro sabato noi abbiamo scelto una mobilitazione diversa per dire la nostra. Su alcune questioni la pensiamo allo stesso modo…».

 

 Non sullo sciopero generale.

«Neanche sull’occupazione delle fabbriche della Fiom. Servono occupati non occupazioni».

Le critiche della Cisl sulle misure «Ma no allo sciopero»
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