Le nuove tecnologie e la digitalizzazione rappresentano per il mercato del lavoro non solo un cambiamento, ma una vera e propria rivoluzione. Come sarà quindi il lavoro del futuro? Quali competenze saranno richieste alla forza-lavoro di domani? Analizzando la trasformazione già in atto, è possibile ipotizzare una risposta. In questa prima parte del nostro viaggio verso il 2030, si guarda alla tecnologia come protagonista della trasformazione.
Un driver su tutti: la tecnologia
Il primo uomo a coniare il termine “distruzione creatrice” – creative destruction – fu, nel 1942, l’economista Joseph Schumpeter, riferendosi a quella forza così potente e innovatrice da sottoporre la società e il mercato del lavoro a un processo di selezione naturale, ipotizzando la chiusura di alcune aziende, e la nascita, o il rafforzamento, di altre.
Oggi sono molti i fattori che si contendono lo scettro di “nuova distruzione creatrice” e che possono incidere su economia, lavoro e occupazione: tra questi, ad esempio, la migrazione inversa (lavoratori con alte competenze che si spostano da zone più progredite a zone più arretrate per commesse di lavoro); contratti a “zero-ore” (impieghi dettati dalla domanda, che non garantiscono un numero minimo di giorni di lavoro); modalità flessibili di lavoro; ma anche de-globalizzazione, frammentazione dell’Unione Europea, pirateria informatica, calamità naturali ecc.
Così come allora però, il principale driver in grado di trasformare le strutture del mercato e capace di fare emergere nuovi modelli di business, è la tecnologia. A ricordarlo, questa volta, è il report The Future of Work: Jobs and skills in 2030, redatto dal dipartimento del governo inglese per l’occupazione e le competenze: nell’era digitale odierna, la vera forza capace di distruggere posti di lavoro – e di crearne altri – è proprio l’introduzione di nuovi macchinari tecnologici in settori diversi, dall’intelligenza artificiale, alla robotica, dall’automazione alla progettazione informatica.
Il futuro del lavoro: 4 scenari per 7 settori
Immaginare il futuro del lavoro, è possibile? Vent’anni fa, ricordano gli esperti, si pensava a un futuro caratterizzato da una riduzione dell’orario di lavoro e molto tempo libero. Oggi sappiamo che non è così e anzi, per colpa, o grazie, alla tecnologia mobile, è possibile lavorare ovunque, in movimento, a qualsiasi orario del giorno o della notte.
Sebbene immaginare con precisione ciò che ci aspetta sia opera difficile, è però indispensabile provarci, poiché «il modo in cui pensiamo al domani, influenza ciò che facciamo oggi». Il report The future of work si pone quindi come obiettivo quello di capire quali lavori e quali competenze saranno richieste nel 2030, perché le aziende possano così attrezzarsi e preparare la forza-lavoro di domani. Per farlo è necessario guardare ad alcuni fattori chiave ormai stabili e che, sicuramente, hanno già iniziato a cambiare il modo in cui è organizzato il lavoro; uno tra tutti la tecnologia, appunto….
continua a leggere l’articolo su Nòva