Ministro, un’altra emergenza: 250 mila docenti e bidelli precari da assumere. Lo dice l’Europa adesso.
«A me sembra che l’Europa dica che questo governo è il primo che dopo vent’anni affronta una patologia tutta italiana: il precariato. Dice, secondo, che il procedimento di reclutamento italiano nel mondo della scuola aveva modalità inaccettabili: concorsi con tempi incerti, vuoti dei bandi lunghi tredici anni, un precariato storico che è cosa difficile anche solo da spiegare, intraducibili graduatorie».
Beh, la sentenza non dà proprio giudizi politici: dice che l’Italia viola, ancora oggi, direttive europee.
«Il concetto è implicito, la sentenza è di una chiarezza inoppugnabile. Nella nostra proposta di riforma, La buona scuola, c’è una visione organica che anticipa i temi ora posti dalla Corte dell’Aja, scusi, del Lussemburgo… La Buona scuola non solo prevede l’assunzione di 148 mila precari, ma a pagina 34 e 35 dice che fino ad oggi le assunzioni negli istituti statali italiani sono andati contro la normativa europea. Più di così. Nella legge di stabilità abbiamo messo un miliardo, tre miliardi a regime, ai primi di gennaio firmiamo il decreto, a settembre i precari saliranno in cattedra. Le supplenze, e non solo quelle per posti vacanti e disponibili, spariranno dalle nostre scuole. Abbiamo anticipato di gran lunga metodo e merito della Corte europea, politicamente il nostro risultato è molto positivo».
Ministro, sono decisivi i numeri. Il sindacato Anief dice tra i 250 e i 270 mila precari da assumere. Centomila in più di quelli previsti dalla Buona scuola.
«Stiamo dando i numeri del lotto. Dobbiamo contare i precari che sono andati a sostituire posti vacanti e disponibili, solo quelli. Sono 18 mila, quest’anno, e sono statianche inferiori negli anni precedenti».
Quindi, secondo lei, la sentenza riguarda solo alcune decine di migliaia di precari.
«Decine di migliaia è una parola grossa».
Il sindacato ha incrociato i vostri numeri con quelli dell’Inps e li ha calcolati su undici anni.
«Guardi, gli aventi diritto alla cattedra per decisione della Corte del Lussemburgo saranno ampiamente riassorbiti dal decreto della Buona scuola. Risolviamo il problema alla radice».
Il nuovo concorso quando parte?
«Subito, 2015. E nel 2016 avremo altri quarantamila in cattedra. Se ci fossero stati bandi con cadenza biennale oggi le graduatorie dei precari sarebbero state esaurite».
Da domani valanghe di iniziative giudiziarie.
«La ricorsite è un’altra patologia italiana. Non c’è una sola procedura della nostra scuola che non abbia subito valanghe di ricorsi».
Il decreto di gennaio, dopo due mesi di consultazione, offrirà sorprese?
«Abbiamo rafforzato il capitolo integrazione, l’insegnamento linguistico ai bambini stranieri. C’è stata una forte richiesta».
È vero che cambierete gli scatti premiali? I sindacati, sempre loro, hanno calcolato che alla fine di una carriera peseranno meno degli attuali scatti d’anzianità.
«Non c’è una revisione delle aliquote, però c’è un forte dibattito in corso».
Quando incontrerà il ministro della Sanità? La Lorenzin è contraria al suo progetto di spostamento alla fine del primo anno della selezione degli studenti di Medicina.
«Ci vedremo, ma l’approccio deve essere nuovo. Ognuno non può tirare la coperta dalla parte delle sue convenienze. Sull’accesso a Medicina non toccheremo il numero chiuso, non torniamo indietro di vent’anni. Sulla selezione il Miur sta facendo un’analisi tecnica profonda, l’ha già presentata al Pd».
Quando sarà pronto il decreto sul finanziamento delle università, l’Ffo? La Corte dei conti l’ha bloccato.
«Nessun blocco, solo meccanismi complessi di controllo. E nessuna mancanza di coperture di bilancio. Niente allarmi, sarà pronto a ore».
Avete appena annunciato di una nuova riforma della Maturità, un’altra. Si parte il 17 giugno.
«Abbiamo dato seguito alla legge Gelmini. Nella seconda prova ai licei musicali e coreutici debutteranno musica e danza, design all’artistico e scienze naturali allo scientifico. L’impianto dell’esame resta inalterato. Ogni anno sarà il ministro a scegliere, in un mazzo di materie, quella che i maturandi dovranno affrontare il secondo giorno».