Oggi la Cisl non sciopera. Il suo segretario, Annamaria Furlan, ribadisce la scelta alla vigilia della mobilitazione generale. «Ho grande rispetto per le altre organizzazioni sindacali ma rivendico la nostra linea. Il primo dicembre abbiamo scioperato nel pubblico impiego, per il quale sono 6 anni che non viene rinnovato il contratto. Lo sciopero generale non è lo strumento adeguato per un Paese che ha perso 25 punti di produzione industriale».
Il governo ha prima precettato i ferrovieri, poi ha revocato il provvedimento. Ha fatto bene?
«Mi sembra che il governo abbia fatto un vero pasticcio. Esiste una legge che assicura i servizi essenziali, va seguita la legge. Detto questo, il diritto di sciopero è un grande strumento di civiltà, e anche se non è il fine della lotta sindacale, è sacrosanto».
È cambiato il vostro giudizio sulla legge di Stabilità?
«No, è positivo sui 18 miliardi al lavoro, 10 ai lavoratori e 8 alle imprese attraverso l’Irap, e sulle agevolazioni per rendere più appetibile il contratto a tempo indeterminato. Negativo sulla tassazione ai fondi pensionistici integrativi e sul taglio ai patronati, che non costano un euro allo Stato e fanno un servizio importante ai cittadini, anche se speriamo in un ripensamento. Resta il no netto alla mancanza di risorse per i contratti e di risposte ai pensionati, che non hanno gli 8o euro e dei quali il 50 per cento sta sotto i mille euro e 3 milioni e mezzo sotto i 500».
E sul Jobs act?
«Respingiamo tanta inutile attenzione alle regole, vedi articolo 18, che non hanno mai creato un solo posto di lavoro, e rilanciamo il patto per lo sviluppo per far ripartire la crescita. E fondamentale debellare la piaga dei 2 milioni di falsi Co.co.co, partite Iva, ecc., che mascherano un vero lavoro subordinato e mal pagato».
Non scioperare non significa dividere il sindacato?
«Se la Cgil sceglie autonomamente di scioperare e si aspetta che gli altri seguano, diciamo no. L’unità deve essere vera, ci si siede ad un tavolo e si concordano obiettivi, strumenti e percorsi. Io comunque sono ottimista, dopo queste mobilitazioni ritroveremo il dialogo».