Come rispondere a uno Stato che, 18 anni dopo, ti chiede dei soldi che tu non gli avevi versato in virtù di una legge promulgata da quello stesso Stato? Bisognerebbe rispondergli: chiedi quel denaro a chi, parlamentari e ministri, quella legge l’ha varata e poi non è stato in grado di rispondere alle lettere inviate dall’Unione europea. Chiedili a quei funzionari ministeriali che non hanno verificato la corrispondenza della norma con le regole della Ue. Di certo non chiederli, ora e con gli interessi, alle aziende che hanno solo beneficiato di un’opportunità che tu, Stato, hai dato loro: controllare che ciò che legiferi sia in linea con la legislazione europea non è obbligo delle aziende, è obbligo tuo.
Questa, in sintesi, è la nostra opinione su quanto sta avvenendo sul caso degli sgravi contributivi di cui 160 aziende veneziane hanno beneficiato fra il 1996 e il 1998, trovandosi oggi con la prospettiva di restituire in poche settimane quasi 250 milioni di euro. Quindi, con la prospettiva di chiudere, nella maggioranza dei casi. Questi sgravi erano inseriti nella Legge speciale a favore del Mezzogiorno, in cui era stata considerata come meritevole di agevolazioni economiche anche la specificità di fare impresa sul territorio lagunare. Legge che i consulenti del lavoro, commercialisti e altri professionisti hanno consigliato di applicare. Per ritrovarci oggi, 18 anni dopo, a passare dalla parte del torto.
Su questo caso, è opinione delle nostre organizzazioni, dovrebbe essere coinvolta la Corte dei Conti, per valutare la responsabilità di tutti quei funzionari dello Stato e dei rappresentanti delle istituzioni che hanno avuto a che fare con la vicenda veneziana. Il commissario europeo alla concorrenza di allora, Karel Van Miert, insieme fra l’altro a Mario Monti che era commissario al mercato interno, scrisse più volte ai nostri Governi di quegli anni per ricordare che la Legge speciale per il Mezzogiorno, in cui era inclusa Venezia, era considerata dalla Ue un aiuto di Stato e per questo falsava la concorrenza nell’unione. Ma nessuno gli rispose, aprendo la strada al procedimento di infrazione. E portando alla situazione di oggi in cui lo Stato, condannato dalla Ue, ha deciso di chiedere alle aziende i soldi non versati per evitare altre sanzioni. Per questo è ora di aprire una discussione sulla responsabilità civile dei politici eletti e dei funzionari ministeriali, che hanno un nome e un cognome.