Una piattaforma alternativa
Infine sì, i social network hanno ottenuto il lasciapassare anche per le aule scolastiche e progressivamente prendono piede come strumenti di supporto alla didattica. In particolar modo Twitter, a soli quattro anni dalla nascita, ha mandato in pensione lavagna e proiettore nelle più importanti università americane, aprendo un mondo online proprio dietro le spalle del professore.
Questa piattaforma, infatti, permette di assistere gli alunni nella collaborazione reciproca e favorire una partecipazione viva del gruppo-classe grazie al suo pratico utilizzo direttamente da un dispositivo mobile (cellulare, smartphone, tablet) e i canali di comunicazione che utilizza: il direct message (messaggio diretto), retweeting e il favourite tweet.
Le peculiarità di questo social network sono in parte comuni a quelle di altri (facile accessibilità, gratuità…), ma ha di suo una caratteristica: si rivela fin dall’inizio un’alternativa a Facebook, poiché non viene inteso esclusivamente come un mezzo per rimanere in contatto con amici e coscritti (motivo per cui Zuckerberg inventa Fb) , ma per creare piattaforme virtuali di discussione e dare stimoli di ricerca. Inoltre, Twitter è noto per la sua immediatezza, una sorta di brevitas per i latinisti nostalgici , vincolata a 140 caratteri. La lingua di Twitter può essere considerata una “nipote” della retorica classica poichè come questa richiede concisione, efficacia e immediatezza, una sorta di sententia alla Seneca, un concetto senza fronzoli.
Le nuove tecnologie ci stanno ormai richiedendo di pensare diversa-mente alla comunicazione e ora, finalmente anche per gli educatori, la questione più rilevante non riguarda il “se usare la tecnologia a scuola” ma “quando usarla e quali tipi”.
Twitter a scuola, come?
Uno dei primi fautori dell’uso didattico di Twitter è stato Jason Rhode, che nel 2012 lancia sul social l’hashtag “#twitterinedu”.
Una lezione on twitter potrebbe, per Rhode, svilupparsi così: il professore entra in un’aula, dove lo schermo mostra il profilo Twitter del corso (o del professore stesso), segue poi la proposta dell’hashtag dell’argomento trattato e l’invito a twittare, durante la lezione, domande, commenti ed osservazioni. Nel frattempo il docente (o, sarebbe meglio, un assistente) si occupa d twittare le fonti su cui si basa la sua lezione, le parole chiave che servono per chiarire dei concetti, particolari note su cui focalizzare l’attenzione… in modo tale che gli studenti le possano individuare durante e alla fine del corso e riutilizzarle per opportuni approfondimenti.
Questo metodo permette innanzitutto al professore di non essere interrotto , (potrebbe decidere di rispondere ad una domanda “twittata” più avanti nell’arco della spiegazione) e poi gli assicura un feedback immediato della lezione. Alla fine, possono essere assegnati dei “compiti” (articoli o saggi da leggere) sui quali, durante la settimana, gli studenti saranno invitati a twittare osservazioni e riflessioni personali . I messaggi diretti, invece, si rivelano uno strumento economico e rapido per chiedere e dare informazioni personali come, per esempio, la comunicazione delle valutazioni agli studenti.
Twitter facilita anche l’interazione tra studente-studente e professore-studente ed è anche utile a creare gruppi di lavoro, fare un brainstorming, dare un annuncio e creare una propria web presence e coltivare contatti che potrebbero rivelarsi utili dopo la laurea (o un diploma), contatti a cui sarebbe molto difficile arrivare altrimenti.
L’America è profondamente convinta che la tecnologia debba entrare nelle aule, ma in Italia la questione è aperta: sono ancora troppi, professori e genitori (e la voce degli studenti?), a parlare della diminuzione della capacità mnemoniche, di concentrazione e di socializzazione dei ragazzi sottoposti ad utilizzo protratto della tecnologia.
Quindi i social network, massima espressione della globalità della rete, possono essere risorse scolastiche efficaci nel nostro sistema didattico? Siamo pronti ad accogliere queste nuove tecnologie e mettere un hashtag difronte al Sapere?
Il discorso continua… #twitterinedu.
Laureanda in Lettere Moderne, Università degli Studi di Milano
@claudiafloreani