Fare impresa in carcere: con la legge Smuraglia è possibile

Promuovere il lavoro penitenziario, come strumento per il reinserimento nella società dei detenuti, è una sfida sociale, ma anche imprenditoriale. Per vincere questa sfida servono azioni concrete, la prima delle quali è collegare il carcere al mondo del lavoro, trasformando i detenuti in lavoratori, e al contempo, sostenendo le imprese interessate a dare lavoro ai ristretti, mettendole nelle condizioni di poterlo fare.

 

Il carcere può infatti diventare un vero e proprio contesto produttivo, se si consente agli operatori economici di entrarci in contatto. Sono necessari tuttavia incentivi di tipo economico che favoriscano gli investimenti da parte dalle aziende. Si tratta di un investimento anche sociale e non solo una mossa imprenditoriale, perché il lavoro penitenziario consente il drastico abbattimento della recidiva e risponde in pieno allo scopo rieducativo della pena stabilito dall’art. 27 della Costituzione.

 

 Agevolazioni importanti sono previste dalla Legge Smuraglia, la l. n. 193/2000, che assegna sgravi contributivi e crediti d’imposta alle cooperative o alle imprese che assumono o svolgono attività formativa nei confronti di detenuti. Gli incentivi in questione rappresentano benefici considerevoli, concepiti per tenere sotto controllo i maggiori costi derivanti dal lavorare con persone plurisvantaggiate, ma soprattutto per dare loro una possibilità, e non abbattere semplicemente il costo della manodopera o acquisire commesse a prezzi più bassi.

 

Amalgamare impresa e carcere richiede un sistema di regole specifiche: ad esempio, non sarebbe sufficiente destinare gli sgravi previsti dalla legge di stabilità per il 2016 ad una azienda o cooperativa intenzionata ad assumere un soggetto sottoposto a misure restrittive della libertà. A parte il fatto che nel 2016 gli sgravi previsti dalla legge di stabilità sono più che dimezzati, si tratta di benefici generali che riguardano tutti, indifferentemente, e che presumibilmente le imprese non utilizzeranno per assumere soggetti svantaggiati.

 

Il potenziamento del lavoro penitenziario passa allora per l’applicazione della Legge Smuraglia, che offre un regime di favore alle imprese intenzionate a instaurare un rapporto di lavoro con i detenuti, sia per entità delle misure che per estensione temporale della possibilità di usufruirne.

In definitiva, non si tratta di un semplice insieme di sgravi fiscali e contributivi, bensì di un sistema incentivante che consente di “fare impresa” in carcere e che si propone di restituire dignità ai detenuti attraverso il lavoro, promuovendone il rientro nella società civile.

 

 

Questo il quadro degli incentivi regolamentati dalla l. n. 193/2000

 

Credito d’imposta 520,00 euro mensili per ogni detenuto assunto per un periodo superiore a 30 giorni, per tutta la durata della detenzione e per un massimo di 18 mesi per detenuti che hanno beneficiato del lavoro all’esterno o semilibertà e per un massimo di 24 mesi per detenuti scarcerati per fine pena. Il credito di imposta spetta anche per i semiliberi nella misura di 300,00 euro mensili.

Per i lavoratori assunti a tempo parziale, il credito d’imposta viene riproporzionato alle ore prestate.

Sgravi contributivi Riduzione degli oneri contributivi del 95%  per le lavorazioni interne all’istituto.

Tali sgravi contributivi non possono essere usufruiti da parte delle imprese che assumono detenuti per lavori all’esterno dell’istituto

Serena Santagata

Scuola internazionale di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Bergamo

@Serena_Santa

 

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