In General Electric la chiamano Brilliant Manufacturing. C‘è chi la definisce industria di nuova generazione. Chi 4.0, come per identificare una Quarta Rivoluzione industriale. È la manifattura digitale, fatta di tanti aspetti, dalla robotica ai software intelligenti e predittivi. Ossia di quelli che leggono, intersecano e confrontano le serie storiche dei dati che arrivano da produzione, consumi, situazioni climatiche, lettura delle macchine che produci e dei prodotti che escono dalle linee, sanno dirti come governare meglio l’anima di un’azienda, la fabbrica. Questi sistemi creano efficienza ed evitano di disperdere risorse, ma ti dicono anche come migliorarti. E quindi consentono di innalzare i livelli di produttività e di redditività. Insomma rendono le aziende innovative, più competitive, performanti e via ad aggettivare. Le applicazioni cloud consentono un controllo in contemporanea della risposta e della situazione dei diversi plant, ma anche dei prodotti sparsi per il mondo. È l’internet delle cose che ha applicazioni industriali delle quali oggi vediamo solo una scintilla. È la quarta rivoluzione industriale, ci siamo dentro e cambierà gli equilibri. Ancora. Ne sono convinti tutti, a partire dal ministro Carlo Calenda, anche se è consapevole che «la modernità, il presente e il futuro fanno paura». Perché cambiano i presupposti e «non sappiamo cosa ci sarà dopo», ma non ci sono scelte alternative per il ministro dello Sviluppo economico: «L’equità la facciamo con la crescita». E se la «globalizzazione ha avuto dei più e dei meno, il prossimo giro – dice – è l’innovazione». Che avverrà dentro alle fabbriche, dentro ai prodotti e consentirà di riportare l’industria, o almeno una parte di essa, nei Paesi massacrati dai bassi costi di produzione.
Il ministro Calenda è andato a presentare il piano Industria 4.0 proprio al Forum Ambrosetti conclusosi domenica 4 settembre a Cernobbio. Ha definito dei pilastri, ma non ha detto il come li erigerà, certo si sa che questo piano sarà parte integrante del Piano di Stabilità. Ecco le milestone. Uno: «fortissimi incentivi fiscali alla ricerca e innovazione e agli investimenti, in particolare investimenti tout court e in beni legati all’ Industria 4.0». Due: «spinta e ricostruzione del Fondo centrale di garanzia su un criterio: non dare tutto a tutti se hanno circolante o se hanno un rating a tripla A. Noi ci vogliamo concentrare sugli investimenti e sui rating medio bassi, cioè quelli che hanno bisogno di un supporto. Altrimenti io sta dando soldi alle banche, che va benissimo, ma non è quello l’obiettivo del fondo». Il riassetto del fondo sarà pronto il 10 settembre. Infine «faremo un lavoro sul salario di produttività che è fondamentale». E, dulcis in fundo, «selezione delle università di eccellenza»…
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