Boom di voucher e zero nuove assunzioni: il mercato del lavoro è un deserto

Bastano tre dati per far capire come stanno il mercato del lavoro e l’economia italianaUno: dal 2008 al 2015 abbiamo perso 932mila posti di lavoro. Due, dal 2008 al 2015 i percettori di voucher, i buoni lavoro da 10 euro che dovrebbero pagare le sole prestazioni occasionali, sono passati da 24mila a 1,4 milioni. 500mila persone circa, in Italia, vivono di quello. Tre: nei primi cinque mesi del 2016 i contratti a tempo indeterminato – quello a tutele crescenti, su cui puntava il jobs act – sono calati di 280.000 unità, il -34% in meno sui primi cinque mesi del 2015.

Un calo – è l’Inps a dirlo – da ricondurre al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui tali assunzioni potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali. Una droga che nel solo 2015 è costata circa 3,4 miliardi e di cui oggi – che lo sgravio si è ridotto al 40% – il mercato è in evidente crisi di astinenza Non a caso Francesco Seghezzi di Adapt ha calcolato che a luglio i nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato – al netto delle trasformazioni – sono stati 87. Non 87mila. Ottantasette.

Gioco, partita, incontro, sembrerebbe, per chi dice che rendere flessibile (precario) il mercato del lavoro non sia servito a rendere più competitive le nostre imprese, né a salvaguardare i livelli occupazionali. Nè, tantomeno, a quanto pare, è riuscito il jobs act a invertire la rotta della sempre più crescente polarizzazione tra chi ha un posto di lavoro stabile e chi nel mercato ci entra, sempre meno tutelato, sempre più alla deriva…

 

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