“La bocciatura della riforma costituzionale apre scenari preoccupanti per il sistema delle politiche attive del lavoro che, invero, sono rimaste ai blocchi di partenza ben prima dell’esito del voto referendario”. Lo dice a Labitalia Michele Tiraboschi, giuslavorista, coordinatore di Adapt.
“Già i tempi di attuazione del Jobs Act sono stati particolarmente lenti -ricorda il professore che è stato consulente di vari ministri del Lavoro-con l’Anpal che ha preso vita in estremo ritardo e con la sperimentazione dei primi assegni di ricollocazione ancora da avviare. L’esito referendario rischia ora di complicare ulteriormente la situazione essendo fallito il tentativo di ricentralizzare le competenze in materia di politiche del lavoro”.
Una serie di nodi cruciali per le politiche del lavoro, infatti, dalla governance delle politiche del lavoro affidata all’Anpal con il compito di uniformare i servizi, alle funzioni dei centri per l’impiego, erano stati disegnati secondo quanto previsto dalla riforma costituzionale bocciata alle urne. “Il vero punto critico -spiega Tiraboschi- è che il Jobs Act è stato scritto dando per scontato il Sì al voto referendario, per cui l’impianto della riforma risulta oggi fortemente compromesso nella sua operatività”.
“Ora le regioni potranno decidere di riportare presso di loro tali competenze e questo bloccherebbe molte delle funzioni dell’Anpal -avverte Tiraboschi- proprio in un momento in cui l’occupazione rallenta e i licenziamenti sono in crescita”…
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