Ministro, dopo il caso Visco ci risiamo. Sulle pensioni Gentiloni aveva detto «applicheremo la legge», riferendosi all’aumento dell’età a 67 anni, ma il Pd ha presentato emendamenti per rinviare la decisione a giugno. Che succede?
«Vedo un errore di metodo e di merito in questa proposta del Pd – risponde il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda – . Nel metodo perché si decide di non decidere sull’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita rimandando tutto a dopo le elezioni. Il rischio che ciò venga letto dai cittadini come una manovra elettorale è alto. Nel merito credo si tratti di una proposta sbagliata, che rischia di determinare uno squilibrio grave del sistema pensionistico. Ben difficilmente, infatti, il primo atto del prossimo governo sarà un via libera all’adeguamento. In tal caso il potenziale costo complessivo secondo il presidente dell’Inps sarebbe di 140 miliardi. Il tutto mentre più di un terzo dei giovani è senza lavoro e rischia di non avere la pensione».
Lei cosa farebbe?
«È giusto aprire a correzioni su lavori gravosi e usuranti (la stessa posizione è stata ribadita dal premier, Paolo Gentiloni: qui l’articolo). Ma in generale è necessario ricordare che già oggi l’età effettiva di pensionamento in Italia è di circa 62 anni mentre la vita lavorativa è di 31 anni rispetto ai 37 della media europea. Abbiamo varato l’Ape social che è una forma di prepensionamento per i lavori gravosi. La vera emergenza oggi riguarda i giovani e il lavoro. Su questo dovremmo concentrare le risorse. Le pare normale che io debba pietire qualche milione di euro per gli istituti tecnici superiori da cui oggi in Italia escono 8.000 giovani, che trovano subito lavoro, contro gli 800mila giovani in Germania mentre si presentano emendamenti che peserebbero per miliardi di euro e che vanno a favore di chi un lavoro e una pensione già ce l’ha?»…
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