È arrivata in Italia la prima sentenza di lavoro sulla gig-economy, l’economia dei lavoretti che ha visto una crescita significativa di mercato grazie al pieno successo della formula del food delivery, la consegna a domicilio di piatti cucinati. Mercoledì il Tribunale del lavoro di Torino ha infatti respinto il ricorso di sei rider di Foodora che avevano intentato una causa civile contro la società tedesca, contestando l’interruzione improvvisa del rapporto di lavoro dopo le mobilitazioni del 2016, organizzate per ottenere un giusto trattamento economico e normativo.
Gig-economy
L’obiettivo dei ricorrenti era quello di vedersi riconosciuto dal giudice lo status di lavoratori dipendenti e invece il tribunale subalpino ha ritenuto che i fattorini sono collaboratori autonomi, non legati da un rapporti di lavoro subordinato con Foodora. In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, destinata comunque a fare letteratura, si può solo sottolineare come siano state accolte le tesi dei legali dell’azienda, secondo i quali «i rider accedono alla piattaforma dei turni e decidono quando e in che misura dare la loro disponibilità». Non c’è scritto da nessuna parte «che il rider debba offrire una disponibilità minima, in un mese si sono registrate addirittura settanta defezioni di ragazzi che semplicemente si sono dimenticati di aver preso l’impegno»…
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