La valutazione degli insegnanti è una questione su cui si sono cimentate le tante riforme della scuola succedutesi negli anni. Anche l’ultima versione non sarà di facile applicazione. Perché non si concede mai il tempo per imparare dall’esperienza.
Corsi e ricorsi
Aprono le scuole e ancora una volta si preannuncia un film già visto: girandola di cattedre e di insegnanti, supplenze e ansie dei genitori per le nomine in ritardo. In più quest’anno abbiamo anche il problema delle vaccinazioni. Piove sul bagnato.
Le riforme della scuola si susseguono con ritmo incessante. Il succedersi dei cambiamenti spesso non risponde alla logica di migliorare l’esistente, secondo il metodo dei “tentativi ed errori”, ma a una filosofia di breve respiro che consiste nell’accontentare coloro che si ritengono danneggiati dagli interventi attuati dai governi precedenti. In questo modo, si creano le premesse per successivi cambiamenti in senso contrario. D’altra parte, quella della scuola è una fabbrica troppo importante che, con il suo indotto di famiglie, docenti e alunni, attira inevitabilmente una forte attenzione da parte di coloro che coltivano il consenso elettorale.
Si potrebbero fare esempi significativi di “corsi e ricorsi”. Uno è certamente quello delle supplenze, della mobilità, delle immissioni in ruolo e della lotta al precariato. Anche di recente, sono state investite ingenti risorse, ma il risultato è quello che abbiamo (e che avremo tra qualche giorno) sotto gli occhi. Le norme si susseguono, vengono cambiate e non c’è mai il tempo per la loro completa attuazione…
Continua a leggere su lavoce.info