Il colpo inferto dalla Corte costituzionale ad una delle riforme simbolo della passata legislatura è di quelli ferali. Il “Jobs Act” è stato fondato in modo quasi preponderante sull’introduzione del “contratto a tutele crescenti”. Ma le tutele crescenti in realtà erano sostanzialmente tali solo a parole.
Il concetto di contratto unico a tutele crescenti era stato introdotto dalle analisi di Tito Boeri e Pietro Garibaldi, ma secondo una costruzione lontanissima da quella poi utilizzata nel Jobs Act. Il quale si è limitato a forfettizzare semplicemente un’indennità crescente per il licenziamento, direttamente proporzionale all’anzianità di servizio.
Parlare, dunque, di “tutele” al plurale nella previsione del Jobs Act era certamente eccessivo. Si è introdotta semplicemente una tutela, meglio una sorta di indennizzo forfettario, valido qualunque fosse la situazione di fatto…
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