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Bollettino ADAPT 25 febbraio 2019, n. 8
A distanza di quattro anni dall’inizio della sperimentazione di questa tipologia contrattuale l’Università degli Studi di Trieste può trarre un bilancio positivo dell’attivazione di diciassette contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca[1]. La maggior parte di questi contratti ha interessato percorsi di ricerca, tre hanno riguardato il conseguimento di un titolo di studi (due dottorati di ricerca e una laurea magistrale), altri sono stati percorsi «ibridi» in cui la parte formativa è stata suddivisa tra il conseguimento di un titolo di studi, ormai prossimo alla sua conclusione e la prosecuzione della ricerca negli anni successivi fino al completamento del progetto di ricerca iniziato con la tesi.
In questi anni abbiamo potuto riscontrare come questa tipologia contrattuale non sia destinata ai soli ingegneri e laureati provenienti da area scientifica, ma anche a laureati di area umanistica, politico-sociale, giuridica.
Le motivazioni che hanno spinto le aziende coinvolte a scegliere di assumere con questo contratto hanno riguardato sicuramente l’attenzione verso l’innovazione e la ricerca, la collaborazione con l’Università e gli incentivi previsti. La maggior parte delle aziende coinvolte in questa sperimentazione, infatti, non sono grandi aziende, ma piccole o addirittura micro imprese che hanno capito l’importanza dell’investimento nella ricerca. Tra di esse, infatti, ci sono aziende nate come spin off universitari, start up e anche aziende di Area Scienze Park, un Ente nazionale di ricerca e Parco Scientifico e Tecnologico multisettoriale che ha sede a Trieste, sul Carso triestino.
In ogni contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca l’Ufficio Placement di Ateneo ha fornito assistenza tecnico-giuridica agli apprendisti, ai tutor aziendali, ai responsabili delle risorse umane nonché spesso agli stessi titolari delle aziende e agli stessi docenti tutor accademici. Nella maggior parte dei casi è avvenuto un confronto tra l’Ufficio Placement e i consulenti del lavoro delle singole aziende perché ogni contratto di apprendistato di terzo livello stipulato si può dire si «vesta sartorialmente» addosso al candidato. Determinante per l’Ufficio Placement di Ateneo è stato poter contare sui docenti di Diritto del Lavoro dell’Università di Trieste per affrontare insieme i casi più complicati che necessitavano di uno studio più approfondito.
La componente formativa e i progetti di ricerca di questi diciassette contratti hanno riguardato aspetti molto diversi. Gli apprendisti che hanno conseguito il dottorato di ricerca in apprendistato hanno avuto come obiettivo quello di conciliare la progettazione industriale con le conoscenze della ricerca scientifica nel campo dell’ottimizzazione matematica multi-obiettivo in un caso e, nell’altro, di formare un progettista specializzato nella realizzazione di generatori di alta efficienza basati su celle a combustibile. Entrambi i dottorati hanno riguardato l’ambito ingegneristico in aziende altamente innovative, entrambi spin off dell’Università di Trieste, che operano uno nel campo dei software di simulazione e di ottimizzazione e l’altro nel campo della conversione e dello stoccaggio dell’energia. Un altro caso di dottorato di ricerca in apprendistato ha riguardato il primo apprendistato di alta formazione e ricerca in somministrazione stipulato in Italia: in tal caso la dottoranda in Nanotecnologie era stata assunta da un’Agenzia per il lavoro per conto di un’azienda che progetta e costruisce dispositivi laser professionali. L’obiettivo dell’attività di ricerca ha riguardato lo studio clinico sull’efficacia della laserterapia in ambito medico – odontostomatologico. Nei primi dodici mesi di assunzione, l’apprendista, laureata in Odontoiatria e Protesi dentaria, ha conseguito il dottorato di ricerca in Nanotecnologie per poi proseguire nella ricerca e nella formazione anche attraverso la partecipazione al Master Europeo Emdola in Laser in Odontostomatologia.
Un caso interessante ha riguardato una laureata in lettere ad indirizzo classico assunta in apprendistato da un altro spin off universitario che aveva messo a punto un processo nel settore biomedicale di deposito dell’oro in strati molto sottili finalizzato all’analisi genetica. L’idea era stata quella di utilizzare questi strati sottili d’oro per la creazione di tatuaggi temporanei e l’apprendista, nel suo progetto di ricerca, si era occupata di promuovere questo progetto attraverso i social media.
Altri percorsi hanno riguardato la creazione di un ufficio presso la Confcommercio di Trieste finalizzato alla consulenza alle aziende nella progettazione europea: la particolarità di questo apprendistato era stata l’affidamento del ruolo di tutor accademico ad un funzionario dell’Università di Trieste esperto in progettazione europea.
Altre ricerche più in ambito ingegneristico hanno riguardato l’ingegneria dei materiali in materia navale, la fluidodinamica applicata alla progettazione navale delle carene, la stabilità statica di una nave passeggeri in caso di allagamento, l’ottimizzazione strutturale degli scafi di navi mercantili e RoRo. A livello di ingegneria informatica attraverso i progetti di ricerca in apprendistato è stato possibile sviluppare competenze tecnico professionali nella programmazione web che hanno portato alla realizzazione per una start up di un portale vacanze che mettesse in relazione skipper certificati capaci di offrire tour in barca a vela e clienti sprovvisti di una barca, ma desiderosi di provare questa esperienza. Un altro progetto di ingegneria informatica ha riguardato la progettazione di un sistema informatizzato di magazzini verticali di venti, trenta metri di altezza a vassoi traslati in grado di portare le merci immagazzinate ad altezza uomo in tempi rapidi attraverso l’utilizzo di un tablet. Una ricerca nell’ambito dei satelliti di piccole dimensioni, di dieci centimetri di lato, è stata anche sviluppata nell’ambito dell’ingegneria informatica, che ha previsto una nuova generazione di piccoli sistemi di comunicazione satellitare altamente innovativo. Anche in questo caso l’apprendista è stato assunto da uno spin off dell’Università di Trieste che si occupa di sviluppo e progettazione di picosatelliti per utilizzi scientifici e tecnologici.
Un percorso «ibrido» legato ad un progetto di ricerca rivolto allo sviluppo di un materiale tecnico innovativo presso uno spin off universitario ha visto all’interno dell’apprendistato il conseguimento di una laurea magistrale in Ingegneria Navale, la prosecuzione nella ricerca dopo il conseguimento del titolo, ma anche un bel periodo di sospensione dovuto alla maternità dell’apprendista. Abbiamo visto come in questo caso una tale tipologia contrattuale formativa garantisca tutte le tutele previste dal contratto a tempo indeterminato. Nel caso in questione, inoltre, l’apprendista si è talmente appassionata alla ricerca da proseguire con un dottorato di ricerca.
In questi anni abbiamo anche potuto vedere come anche uno studio di architettura innovativo abbia scelto questa tipologia contrattuale per formare un architetto e per sviluppare nuove teorie e nuovi ed originali percorsi progettuali, dimostrando che anche le professioni ordinistiche possono formare una risorsa attraverso questa tipologia contrattuale.
La gestione delle risorse umane in contesti di cambiamento organizzativo dovuti all’introduzione di nuove tecnologie dei processi produttivi e ai nuovi software informatici nelle aziende, che richiedono un mutamento nel modo di lavorare (gestionali aziendali ad alto contenuto innovativo, piattaforme e-commerce), è stato l’oggetto di un apprendistato di ricerca di un apprendista laureato in Scienze Politiche, che ha conseguito, durante il progetto di ricerca in apprendistato, il Master in Diritto del Lavoro e della Previdenza Sociale dell’Università di Trieste.
Un’esperienza che esula dagli schemi tradizionali ha riguardato un laureato in Giurisprudenza che, durante la pratica notarile, è stato assunto con un contratto di alta formazione e ricerca per un progetto di ricerca finalizzato allo studio degli istituti giuridici che consentono di porre dei vincoli alla destinazione dei beni in proprietà del privato. La parte formativa dell’apprendistato è stata rivolta anche al superamento dell’esame di stato per la professione di notaio, dimostrando, anche in questo caso, l’applicabilità di questo contratto a professioni ordinistiche, come quella notarile, in cui può apparire inusuale l’assunzione di un praticante.
In quattro anni di sperimentazione abbiamo potuto riscontrare come i cambiamenti normativi non abbiano agevolato l’applicabilità dello strumento contrattuale creando non poche difficoltà ai responsabili delle risorse umane e agli stessi consulenti del lavoro. Lo stesso decreto legislativo 15 giugno 2015 n. 81 insieme al decreto attuativo del 12 ottobre 2015 che ha definito gli standard formativi dell’apprendistato e i criteri generali per la realizzazione dei percorsi di apprendistato, se da un lato hanno il merito di aver dettato delle regole comuni a tutte le Regioni e fornito degli schemi di convenzione e di progetto formativi, dall’altro hanno notevolmente reso più difficile l’applicazione del contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca diretti al conseguimento di una laurea, al completamento del sistema duale.
Quello che sicuramente è mancato è un riconoscimento da parte del Miur dei percorsi di apprendistato diretti al conseguimento di una laurea, valorizzando l’esperienza degli apprendisti all’interno dei corsi di studio. Fino ad oggi un apprendista che consegue una laurea triennale o magistrale in apprendistato non ha un trattamento diverso da un altro studente lavoratore. Scegliendo il percorso dell’apprendistato, invece, sarebbe auspicabile, ad esempio, una riduzione del programma di taluni esami universitari nella consapevolezza che alcuni aspetti didattici possono avere una applicazione diretta attraverso la formazione impartita dal tutor aziendale on the job o direttamente dal tutor accademico. Un altro esempio potrebbe essere il riconoscimento ministeriale dei crediti previsti per lo svolgimento di un tirocinio curricolare in presenza di un contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca.
All’Università di Trieste è stato costituito infatti un tavolo di lavoro che, su sollecitazione del Delegato del Rettore al Placement, ha coinvolto i docenti di Diritto del Lavoro, il Delegato del Rettore alla Didattica, l’Ufficio Placement di Ateneo e la Segreteria Studenti per studiare insieme l’applicabilità del contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca al conseguimento di una laurea triennale, magistrale o magistrale a ciclo unico. Le conclusioni di questa ricerca, in assenza di indicazioni ministeriali, hanno portato ad escludere ipotesi come quelle dello studente part time e hanno previsto un’applicabilità possibile soltanto all’ultimo anno della laurea magistrale: l’ipotesi studiata è stata quella di un’assunzione all’inizio dell’ultimo anno di iscrizione che prevedesse i primi sei mesi completamente all’Università per poter terminare l’ultimo semestre di lezioni e il secondo semestre in azienda in cui l’apprendista potesse lavorare e nello stesso tempo redigere la tesi di laurea.
In assenza, quindi, di novità ministeriali che garantiscano un riconoscimento della figura dello studente apprendista senza dover ricorrere ad iniziative ad personam a cura del singolo Consiglio del Corso di Studi o Consiglio di Dipartimento, l’Università di Trieste ha proseguito, a seguito della riforma del Jobs Act, con i soli contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca diretti allo svolgimento di attività di ricerca, svincolati, quindi, dal conseguimento del titolo di studi. Ha comunque previsto le ipotesi di apprendistato di alta formazione e ricerca cd. «ibride» ovvero, pur in presenza di un percorso di ricerca, l’Università di Trieste ha consentito che nella prima parte dell’istituto contrattuale l’apprendista concluda i suoi studi e prosegua successivamente nel percorso di ricerca iniziato con la tesi.
Il nostro Ateneo ha investito anche in progetti come Talent Acquisition che prevedono una borsa di studio per l’iscrizione ad una laurea magistrale in Ingegneria finanziata da un’azienda del territorio. La stessa azienda, al secondo anno della magistrale, ospiterà lo studente in tirocinio e in tesi con concrete possibilità di prosecuzione al termine degli studi.
Il fatto che, nonostante gli esempi positivi, questo contratto stenti comunque ad essere scelto dalle aziende è sicuramente dovuto a diversi fattori di criticità. Tra questi viene spesso indicata la disinformazione riguardo questa tipologia contrattuale. Il nostro Ateneo, oltre alla promozione interna presso i Dipartimenti, all’inizio della sperimentazione aveva organizzato insieme al Master di Diritto del Lavoro e della Previdenza Sociale e al Consiglio Provinciale dei Consulenti del Lavoro di Trieste un convegno tematico dal titolo “L’apprendistato di alta formazione e ricerca come strumento di placement” indirizzato ai docenti dell’Ateneo, ai futuri apprendisti, alle aziende, ma anche ai Consulenti del Lavoro. Il convegno aveva ospitato il Prof. Michele Tiraboschi che aveva portato la sua esperienza e il suo entusiasmo verso questo contratto. Il fatto di coinvolgere direttamente i consulenti del lavoro era stato determinante per la scelta di tale contratto da parte delle aziende.
Altro fattore di criticità è legato all’attuale mancanza di incentivi che lo distinguano dall’apprendistato professionalizzante. Per quanto riguarda i docenti, la Regione Friuli Venezia Giulia ante Jobs Act prevedeva un finanziamento ai tutor accademici di tali contratti, ma con il decreto legislativo n. 81 del 2015 è stato indicato che tale tutoraggio deve essere svolto senza maggiori oneri a carico dello Stato e la Regione, attualmente, eroga un contributo agli Atenei per la gestione amministrativa dei contratti di apprendistato, ma non ai docenti. Anche il contributo, non più vigente, che le aziende ricevevano tramite il Progetto FIxO dell’Anpal, l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, aveva incentivato la stipulazione dei contratti. Gli Atenei stessi potrebbero essere incentivati all’attivazione dei contratti attraverso una premialità tramite il Fondo di Finanziamento Ordinario in base al numero di contratti attivati. Si auspica quindi una reintroduzione di incentivi dedicati all’attivazione di questa tipologia contrattuale.
Possiamo concludere dicendo che tale tipologia contrattuale rappresenta un valore aggiunto per quelle aziende che investono in innovazione e ricerca e vedono nell’università un partner indispensabile per la propria crescita interna, perché credono che gli apprendisti formati sia dai tutor aziendali che dai tutor accademici possono portare quel quid pluris all’azienda capace di distinguerla da altri competitor. Per queste aziende il tempo dedicato alla formazione e le spese sostenute rappresentano un importante investimento per il futuro. La nostra esperienza ci porta a constatare come la maggior parte degli apprendisti, una volta terminata la parte formativa, siano rimasti nella stessa azienda, perché le imprese, una volta investito in queste importanti risorse, hanno proseguito il rapporto lavorativo valorizzando i nostri dottori di ricerca e i nostri laureati. I pochi che hanno cambiato azienda, grazie all’apprendistato di alta formazione e ricerca, hanno potuto fare un avanzamento di carriera, che sicuramente in assenza di tale percorso formativo non sarebbe stato possibile.
Michele Tritta
Innovation Office – Careers Università degli Studi di Trieste
[1] L’autore desidera ringraziare le professoresse Roberta Nunin e Maria Dolores Ferrara dell’Università degli Studi di Trieste per il supporto scientifico che hanno assicurato ai vari progetti di questi anni.