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Bollettino ADAPT 18 marzo 2019, n. 11
La Fondazione Bruno Kessler di Trento ha avviato, in collaborazione con alcune scuole superiori della Provincia, il progetto “La bottega della scienza”. Una vera e propria rete territoriale che, attivando i principali attori sociali e istituzionali, si propone di far emergere il potenziale di giovani studenti del sistema scolastico locale nella circolazione di competenze abilitanti per l’utilizzo e la diffusione di tecnologie di nuova generazione. Un esempio di circolo virtuoso in cui la capacità (e la necessità) di servire il mercato innesca l’impiego di risorse e di capitale per finanziare settori di attività individuati non tanto sulla base delle commesse (private e pubbliche), del “già esistente” e della tradizione produttiva, bensì su un’esigenza vera, sentita e probabilmente più genuina, quella della crescita di una comunità di persone (obiettivo che dovrebbe costituire la base ultima di ogni attività scientifica e di ricerca). Ciò che appare evidente in questo processo è la dimensione collettiva del progresso economico e l’effettiva subordinazione di quest’ultimo al recepimento, da parte degli attori locali, delle proposte della comunità.
Sono quattro i progetti nel cantiere della “Bottega”, discussi nel meeting plenario del 26 febbraio scorso presso il polo scientifico della Fondazione. Vari e innovativi i temi affrontati:
1) “Strategie di apprendimento”, in relazione allo studio su supporto cartaceo e digitale (I.T.T. “G. Marconi di Rovereto);
2) “Valutazione dell’impatto ambientale delle stampanti 2D” (Liceo “A. Maffei” di Riva del Garda);
3) “Discriminazione di genere: problema virtuale o reale?” (Liceo “A. Maffei” di Riva del Garda);
4) “È salutare bere dall’Adige? Caratterizzazione di un sensore per droni per il monitoraggio di corsi d’acqua” (Istituto “M. Martini” di Mezzolombardo).
L’idea alla base dell’iniziativa coniuga una serie di fattori fondamentali per il successo produttivo. La logica di rete finalizzata all’abbattimento dei costi ed alla sinergia delle competenze, il senso dell’impresa in relazione al territorio, la genesi di consapevolezza rispetto agli obiettivi perseguiti e, infine, la formazione dei giovani in ottica di retainment, si presentano tutti come elementi rispondenti all’ottica persona centrica e alle esigenze di produzione del moderno mercato del lavoro.
Ma non solo: il sistema di produzione e, per estensione, il lavoro, acquisiscono in questa dimensione un significato ben più ampio, contribuendo alla creazione di un’esperienza di senso in cui emerge il ruolo prìncipe del meccanismo partecipativo in funzione della crescita collettiva. Viene quindi incoraggiata quell’auspicabile inversione di tendenza che pone come obiettivo primario il superamento della centralità del profitto, elevando il lavoro verso la dimensione trascendente propria dell’individuo, al fine di incoraggiare un salto qualitativo dei sistemi di diritto e di politiche attive in cui la realtà lavorativa torni a rivestire i panni di un’esperienza umana e collettiva. Diritto del lavoro, quindi, non più come mera scienza positivista, ma esperienza valoriale, volta a servire bisogni evolutivi della società, a scoprire nuovi princìpi e a restituire identità ai territori, alle comunità e agli individui.
Senza contare l’importanza del superamento della concezione, obsoleta e disfunzionale, che vede sopravvivere ostinato il pregiudizio secondo cui l’impresa non può entrare nella scuola e viceversa. Dove, invece, è proprio nell’ottica di una valorizzazione dei mercati transizionali scuola-lavoro finalizzata al trasferimento tecnologico e all’innovazione sociale che nascono da una parte occupabilità ed emersione dei talenti, dall’altra opportunità di crescita umana ed economica.
L’iniziativa FBK, in collaborazione con la Provincia Autonoma, appare un esempio di best practice che esprime appieno il progresso e il potenziale racchiuso nella ricerca trentina, così legata alla natura, alla salute, al benessere, all’evoluzione sociale. Il mercato transizionale scuola-lavoro in combinato con quello del trasferimento tecnologico ha un’enorme portata innovativa e la finalizzazione dei risultati potrebbe essere di ispirazione anche per il mercato nazionale. In questa regione esiste un microcosmo sociale, valoriale e produttivo la cui conoscenza, se diffusa nel resto del Paese, potrebbe rivoluzionare in modo significativo il mercato del lavoro e la qualità della vita delle persone: il prossimo step da valutare sembra essere quindi l’esportazione di questi modelli sul resto del territorio.
In questo senso, si fa sempre più urgente in Italia uno sforzo organico di progettazione normativa per il settore della ricerca privata. La valorizzazione di risorse umane e di contenuti così importanti per la crescita economica e sociale del Paese non può più essere rimandata: oltre ogni politica attiva del lavoro e ogni riforma legislativa, la soluzione alla regressione è sotto i nostri occhi, in attesa solo di essere colta.
Scuola di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro
Università degli Studi di Bergamo