“Lasciamo le facili sintesi ai grandi improvvisatori”, diceva un filosofo della politica negli anni 60. È un motto che andrebbe tenuto a mente. Specie in questi giorni pieni di “esperti” in diagnosi e terapie di tutti i tipi. Il blog del “Diario” può essere uno spazio del “simposio” virtuale che si sta aprendo (seppure con difficoltà) anche sui social. Provo allora ad esporre alcune riflessioni senza pretese. Avendo avuto, come tutti, molto tempo per leggere e pensare negli ultimi giorni.
1. Siamo in una grave emergenza, anzi 3: quella sanitaria prima di tutto, poi quella economica e quella sociale. Perché se l’emergenza è gravissima negli ospedali e tra il personale sanitario non possiamo dimenticare le difficoltà attuali delle imprese e del lavoro. Ma nemmeno trascurare le famiglie e le persone (specie anziane) che vivono sole e senza assistenza. Nelle città e ancor più nei paesi e nei piccoli borghi di cui è costituita gran parte dell’Italia. L’emergenza sanitaria nelle città è accertata. Quella sociale sparsa sul territorio temo sia più difficile da registrare…
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