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Bollettino ADAPT 3 giugno 2020, n. 22
All’inizio di febbraio eravamo in tanti ad essere studenti laureandi. La vita era un alternarsi di biblioteca e spensieratezza; saggi da leggere e caffè alle macchinette.
La stesura della tesi magistrale è un percorso che spesso inizia molti mesi prima della laurea e richiede tutte le energie dello studente. Molte volte ci si chiede se si sarà in grado di portarla a termine, ma nonostante le fatiche e i momenti di sconforto si bramano i pochi attimi di tensione prima della discussione.
Gambe che tremano e sguardi che si incrociano, la porta dell’aula che si apre e i dieci minuti più lunghi della vita. E poi la proclamazione, i riti legati all’ateneo, gli amici e gli abbracci. Questo scenario ce lo siamo immaginati in molti perché, in fin dei conti, la soddisfazione e l’orgoglio nell’aver portato a termine un percorso vincono anche la paura di incespicare nel corso della dissertazione.
Poi a fine febbraio le università hanno chiuso i loro cancelli e l’incertezza ha assalito un po’ tutti: i professori con i vari metodi di didattica a distanza, gli studenti e i loro esami ancora in corso e, ultimi ma non per importanza, i laureandi e la loro proclamazione. Per questi ultimi, dopo una fase di assestamento iniziale, è stato necessario orientarsi verso una discussione online con annessa proclamazione.
In un mondo già fortemente diretto verso la digitalizzazione di molte attività umane (come ci mostra lo sviluppo dell’industria 4.0), Sars-Cov-2 ha dato una spinta non indifferente. E così davanti ad una telecamera non si sono tenute solo riunioni di lavoro o lezioni online, ma anche discussioni di laurea ed aperitivi tra amici.
“Mi sentite? Mi vedete?”. Se potessimo analizzare le registrazioni delle videochiamate fatte, probabilmente queste sarebbero le parole più pronunciate.
“Mi sentite? Mi vedete?”. Si apre la sessione di laurea, comincia la discussione. Poi qualche minuto di buio, l’attesa del voto e la commissione riunita.
“Mi sentite? Mi vedete?” “Signorina, provi a parlare così ci compare sullo schermo per la registrazione”.
E in dieci minuti si conclude un percorso lungo cinque anni, con l’augurio di poter tornare presto in Università “per stringerle la mano e farle i complimenti dal vivo”.
Chiuso il computer. Finiti i festeggiamenti. E ora? Cosa fare? Candidarsi spontaneamente? Cercare vacancies già aperte? Ma ci sono? E quelle che ci sono, sono in linea con il tuo profilo? E i colloqui a distanza? Si faranno? Le imprese assumeranno uno stagista con il limite di doverlo inserire in un percorso in parte formativo anche a distanza? Un master? A distanza? E poi? Come cambieranno le nostre abitudini tra sei mesi? Potremo andare in ufficio e stringere la mano ai nostri colleghi?
Le ansie e le paure che già turbavano molti studenti ci hanno travolto come uno tsunami violento ed imprevedibile. Eppure, noi siamo qui con i nostri sogni e le nostre aspettative, con la nostra voglia di rivoluzionare il mondo, con il desiderio di modificare le logiche che ci appaiono ingiuste e la speranza di costruire un futuro luminoso.
M sentite? Mi vedete? Sono una neolaureata ai tempi del Coronavirus.
Alessandra Porrini
Laureata presso l’Università Cattolica di Milano in Politiche Europee ed Internazionali
Partecipante al MOOC ADAPT su l’occupabilità al tempo del coronavirus