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Bollettino ADAPT 20 luglio 2020, n. 29
Ente di formazione e agenzia per il lavoro, dal 1971 IFOA lavora su scala nazionale e internazionale nell’ambito della formazione professionale, sia con giovani in uscita dai percorsi di formazione secondaria inferiore e superiore, sia con lavoratori o con adulti disoccupati. Ha quindi un orizzonte a 360° gradi sulla formazione, intesa secondo il motto del “sapere utile”, cioè un saper fare progettato a partire dai fabbisogni emergenti dallo stretto dialogo con le aziende e a loro corrispondete. Risponde alle nostre domande Elisa Braghiroli, Responsabile della formazione per i giovani e i disoccupati.
Che impatto ha avuto la pandemia sulle vostre attività formative? Come state gestendo la ripresa, e come immaginate lo svolgimento del prossimo anno formativo?
E. Braghiroli: L’impatto che la pandemia ha avuto sulle nostre attività formative è stato decisamente violento. Le prime attività alle quali siamo stati costretti a dare uno “stop” nel corso di un weekend sono state le attività d’aula. I gruppi d’aula sono stati avvisati via whatsapp nel giro di poche ore del cambio repentino di programma e del blocco forzato delle attività didattiche. Nei giorni immediatamente successivi lo stop è arrivato anche sugli stage e sui tirocini formativi. Aziende e allievi sono quindi stati avvisati immediatamente e sono state sospese le attività di formazione in azienda. La reazione immediata e pronta di tutti ha garantito la tutela e il rispetto delle regole e ha creato, nell’ambito di ogni singolo corso, un cordone di relazioni fitte, intense, responsabili che ci ha consentito di fare i passaggi successivi con i nostri utenti in modo trasparente ed efficace. Ciò ci ha permesso, di fatto, in particolare per quanto riguarda le attività di formazione per i giovani, di non fermarci mai del tutto. L’immediata collaborazione, la condivisione di informazioni, la pianificazione rapida sono stati gli elementi che hanno contraddistinto la nostra azione, e sui quali vogliamo anche ricostruire la ripresa delle attività.
Che ruolo immagina per l’istruzione e formazione professionale nel percorso di ripresa che ci attende?
E. Braghiroli: Le attività della formazione professionale, soprattutto con riferimento al mondo dei giovani e dei disoccupati (anche adulti), avrà un ruolo forse ancor più decisivo di quanto non sia stato fino ad ora. L’attività è proseguita, nel corso del lockdown, con modalità formative alternative: gli utenti hanno scoperto un nuovo modo di fare formazione, sempre presidiato e monitorato, non meno efficace della formazione in presenza, mentre gli enti hanno scoperto come valorizzare metodologie formative differenti utili per ottimizzare, ampliare il bacino di utenza, alleggerire soluzioni logistiche e trasporti. Questi elementi, che sono emersi dalla concreta gestione della formazione a distanza in particolare durante il periodo di lockdown, possono essere utili per immaginare un ruolo innovativo per la formazione professionale nella nostra società, fruibile in nuovi spazi, tempi, modalità e strumenti, potendo così raggiungere una pervasività nuova.
Secondo lei, a seguito della pandemia, dovrete organizzare ex-novo corsi destinati alla formazione di nuove figure professionali, o ripensare alle competenze dei profili professionali in uscita?
E. Braghiroli: Non separerei il tema dei profili professionali da quelle delle competenze. Le due cose stanno assieme nel momento in cui si ragiona non in termini “statici” e per obiettivi a breve corso, ma quando si progetta anticipando e ascoltando la realtà del mondo in trasformazione. In IFOA abbiamo già creato un gruppo di lavoro che si pone come obiettivo quello di garantire il conseguimento delle competenze tecnico professionali e relazionali di ogni singolo percorso formativo, utilizzando metodologie diverse che “colgono” le abilità da sviluppare e le valorizzano. Secondo questo modello gli utenti sapranno che verranno in IFOA quando sarà fondamentale venire, in funzione dell’abilità che dovranno sviluppare, e lavoreranno da casa quando non sarà necessaria la relazione con altri, ma solo il proprio lavoro personale, godendo della tranquillità domestica. Infine, lavoreranno in webinar sincrono quando servirà la relazione con i compagni e il docente, ma non sarà necessario operare su stampanti, macchine particolari, ovvero sviluppare dinamiche di gruppo. Questo modello altamente flessibile permette una più efficace gestione del percorso formativo che lo rende ancora più personalizzato e multidisciplinare, potendo introdurre o modificare sia gli strumenti della formazione, che le competenze loro oggetto.
In funzione di una precisa mappa corsuale che prevede collegamenti precisi tra i vari passaggi, l’utente sarà guidato dalla piattaforma e-learning e dai tutor didattici nel percorso formativo e al conseguimento dei vari obiettivi. Si apre quindi uno scenario nuovo, sotto diversi punti di vista di maggior valore, ad alto contenuto progettuale e tecnologico. I profili in uscita saranno ancora più rispondenti alle esigenze del mercato del lavoro, perché potranno essere più agilmente costruiti in base ai mutevoli fabbisogni, e sfruttando tutte le potenzialità di una formazione blendend che sappia valorizzare sia la formazione in presenza che quella a distanza, oltre che diverse metodologie didattiche diverse dal solo studio individuale e dalla lezione frontale.
Quali sono, a suo parere, le principali criticità che limitano le potenzialità della vostra offerta formativa, e come risolverle?
E. Braghiroli: Stiamo lavorando attivamente su soluzioni di alternanza tra webinar, formazione a distanza, aula, per consentire un utilizzo efficace delle aule che potranno avere capienza ridotta, date le misure restrittive e i protocolli sanitari vigenti. Indubbiamente dovremo attivarci per individuare soluzioni logistiche alternative, soprattutto per quanto riguarda le attività relative alle dinamiche di gruppo, alle simulazioni teatrali, al self empowerment, che richiedono la necessaria presenza fisica dei discenti e la loro partecipazione attiva. Quello degli spazi della formazione – che provoca un ripensamento anche degli strumenti e metodi, come già visto – è sicuramente un tema critico e, allo stesso tempo, stimolante e foriero di nuove attività.
Un’altra sfida – critica per l’importanza che ricopre, ma sicuramente stimolante – è quella della digitalizzazione dei processi e della progettazione di ambienti virtuali per la formazione. Non è semplicemente necessario un innalzamento delle competenze digitali possedute dal personale, ma è richiesto un vero e proprio ripensamento anche dell’organizzazione della formazione, dei suoi obiettivi e dei suoi strumenti. È un investimento importante sul quale abbiamo scommesso con convinzione.
Come giudica un possibile allargamento del ruolo dell’istruzione e formazione professionale, alla formazione degli adulti, specialmente disoccupati?
E. Braghiroli: Stiamo già sperimentando, in diversi progetti regionali, la compresenza di giovani e adulti, sia disoccupati e occupati. Il lavoro di relazione, mediazione, creazione di un clima d’aula adeguato ad entrambi i target è fondamentale. Aspettative ed esigenze di questi due gruppi sono spesso diverse, ma possono convergere in un lavoro comune di valorizzazione: da un lato delle competenze tecnologiche più innovative, spesso possedute dai più giovani, dall’altro dell’esperienza maturata, proprio dei lavoratori più maturi. La sinergia va creata, ma funziona. Quando i bandi lo rendono possibile, poi, si possono creare gruppi in formazione omogenei in base alle esigenze di conciliazione famiglia/lavoro e alle esperienze pregresse. Bandi rivolti a persone disoccupate over 50 stanno dando enormi soddisfazioni in termini di proattività degli utenti che si cimentano in formazione webinar senza nessun tipo di resistenza.
La formazione degli adulti non va quindi vista soltanto come la formazione strettamente necessario per trovare un impiego in meno tempo possibile: può essere un’occasione anche per sviluppare nuove competenze trasversali, apprendere dai propri pari e non semplicemente dal docente, innescare un desiderio personale di conoscenza e apprendimento continuo nel tempo, che è poi la vera chiave per l’occupabilità delle persone.
Perchè scegliere, oggi e domani, i percorsi di istruzione e formazione professionale? Che relazioni cambiare, o sviluppare, con il mondo della scuola, dell’istruzione terziaria e del sistema produttivo?
E. Braghiroli: Direi “perché scegliere, da sempre, i percorsi di istruzione e formazione professionale”, non solo per l’oggi e il domani: le ragioni sono le stesse. Questi percorsi coniugano perfettamente istruzione e conoscenza del mondo lavorativo, allenano al saper fare immediatamente, all’ingresso in azienda, e completano la formazione scolastica aggiungendo approccio tecnico e orientato al risultato.
Offrono inoltre la possibilità di sperimentare in modo pratico tutto quello che accade in un ambiente lavorativo prima ancora di arrivare in azienda, così da formare al meglio la velocità di apprendimento, la flessibilità nel lavoro e la preparazione per ogni evenienza. Il mondo del lavoro, oggi più che mai, chiede infatti velocità, flessibilità e preparazione. Queste attitudini, che sono solitamente acquisite e raffinate direttamente sul luogo di lavoro, vengono qui affrontate durante i percorsi formativi anche attraverso, attività di outdoor training, attività di project work, attività di teach back.
I corsi di formazione professionale IFOA vanno oltre la formazione di base fornita dal mondo dell’istruzione, più carente nell’approccio formativo on the job. Questa metodologia didattica è mirata al “saper fare” e prevede la continua alternanza tra lezioni frontali teoriche ed esercitazioni pratiche, la costante attività di laboratorio, la puntuale analisi di casi aziendali e lavori in team e di gruppo. I docenti formatori sono professionisti e consulenti che, grazie a casi di studio e simulazioni, creano un approccio fortemente “aziendale” e reale, condividendo con l’aula la loro concreta esperienza. Grazie, infine, all’utilizzo di laboratori attrezzati e aggiornati, i docenti sono in grado di sviluppare in aula le dinamiche tipiche del lavoro in impresa, richiamando ed evidenziando costantemente i meccanismi di funzionamento oggi vincenti.
Nel mondo della formazione professionale vi sono quindi relazioni già consolidate tra sistemi formativi e mondo del lavoro. Indubbiamente è possibile migliorare sia nel rapporto con le Scuole, sia per quanto riguarda le Università, che sono partner strategici anche per la gestione di percorsi di formazione professionale post-secondari (IFTS) che terziaria non accademica (ITS), oltre che per lo sviluppo di progettualità e attività di ricerca comuni, in una logica non di contrapposizione ma di piena collaborazione.
ADAPT Junior Fellow