PNRR e PA: la fiera dell’ovvietà?

Ripetizione di formule di auspicio, ricerca di scorciatoie anziché semplificazioni: il piano di ripresa e resilienza sulla pubblica amministrazione non pare molto originale.

 

Egregio Titolare,

 

quando una norma, o un concetto, o una riforma, viene ripetuta praticamente sempre uguale a se stessa e se ne enfatizzano i contenuti, si ha il chiaro segno che qualcosa non va. Non andava prima: infatti, la norma, se di riforma, interviene per modificare (si spera in meglio) una situazione antecedente; non va, però, nemmeno dopo, se si torna sulla riforma, per “rafforzarla”.

 

Altri elementi che non tranquillizzano sulla qualità delle riforme: l’enunciazione dell’ovvio o la laconicità delle modalità attuative.

 

L’enunciazione dell’ovvio

 

Pur auspicando che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dal Parlamento sortisca ottimi risultati e facendo tutti gli appositi scongiuri perché ciò accada, tuttavia non si può fare a meno di osservare che in particolare nei contenuti che riguardano le varie riforme che interessano la pubblica amministrazione siano caratterizzati ampiamente da questi difetti di progettazione

 

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