Il primo maggio nell’era del recovery plan

Il Primo Maggio di quest’anno è diverso dal passato e lo è anche dall’anno scorso quando già infuriava l’incubo della pandemia. Finchè circola il Covid e i morti rattristano tutte le nostre giornate è impensabile festeggiare il Primo Maggio come una volta ma, rispetto all’anno scorso, ci sono due grosse novità. Finalmente abbiamo i vaccini e la possibilità di vaccinare la gran parte degli italiani si avvicina. E poi abbiamo il Recovery Plan e il piano Draghi fatto di progetti e di investimenti ma soprattutto di una visione del futuro e di un forte impegno di riforme. Come si colloca allora, in questo contesto, il lavoro di chi ce l’ha e di chi purtroppo non lo ha ancora trovato? FIRSTonline lo ha chiesto a Pietro Ichino, giuslavorista tra i più celebri e a lungo parlamentare, prima del Pd e poi di Scelta civica. Convinto riformista, Ichino è un intellettuale indipendente che non ha paura di andare controcorrente anche a costo di assumere posizioni scomode. Come gli è capitato anche alla vigilia dell’ultimo 25 aprile, quando ha sostenuto sul suo sito che, oltre a celebrare i grandi meriti della Resistenza e della lotta di Liberazione, occorre anche ricordare e non ripetere gli errori delle forze democratiche e di sinistra che, con il massimalismo di quei tempi, finirono per favorire l’arrivo del fascismo…

 

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