Il mio canto libero – Politiche del lavoro: dal governo proposte inadeguate

Bollettino ADAPT 6 settembre 2021, n. 30

 

Il progetto del governo sugli ammortizzatori sociali ne dispone il carattere universale senza chiarire chi sopporterà gli oneri conseguenti. Ma soprattutto non si inserisce in una complessiva revisione degli strumenti di politica passiva a partire dal reddito di cittadinanza. Vi sono infatti sovrapposizioni e regole che mortificano il lavoro come si è riscontrato con evidenza nella indisponibilità di molti ad accettare il lavoro stagionale. Abbiamo bisogno di tre aree di sostegno al reddito ben distinte e rivolte a coloro cui è stato sospeso il rapporto di lavoro con una prospettiva di ritorno alla attività, a coloro che sono in uno stato di disoccupazione con il diritto-dovere di ottenere in tempi brevi una nuova opportunità lavorativa e infine a coloro che vivono in uno stato di disagio tale per cui la risposta alla loro condizione non può essere, almeno immediatamente, il lavoro. A questi ultimi deve essere dedicato un reddito di ultima istanza che in prossimità può anche consistere in servizi reali o beni di prima necessità quando l’erogazione monetaria avrebbe l’effetto di accrescere le dipendenze patologiche. Insomma, è bene separare nettamente gli strumenti propedeutici al lavoro da quelli funzionali alla fuoriuscita da uno stato di bisogno e degrado.

 

Non meno preoccupante è il ridisegno delle politiche attive ipotizzato dal governo. Questo muove dall’idea superata che si possano identificare i profili professionali richiesti dal mercato del lavoro secondo criteri standard. Su questo presupposto si propongono azioni formative dirigistiche e centralizzate che prescindono dalle esigenze delle imprese. Al contrario, sarebbe necessario promuovere in prossimità azioni di riqualificazione professionale quanto più personalizzate sulle capacità dei singoli lavoratori e sulle richieste delle molte imprese che cercano competenze non immediatamente disponibili nel mercato del lavoro. Possono concorrere a questo scopo un assegno di ricollocamento disegnato sulla dote lavoro della Regione Lombardia, i progetti finanziati dai fondi interprofessionali, l’incarico ad operatori pubblici e privati di accompagnare non burocraticamente l’incontro tra imprese e lavoratori, il sostegno alla diffusione di fondazioni per la formazione tecnica superiore. Un sistema sussidiario, flessibile e disponibile ad essere continuamente misurato nei risultati prodotti in termini di nuova occupazione.

 

È paradossale che si verifichino contestualmente la più grande carenza di lavoratori mai registrata prima in tutto il dopoguerra e la più rigida difesa di posti di lavoro ormai manifestamente inesistenti.

Cresce infine la consapevolezza di avvicinare quanto più lavoro pubblico e lavoro privato secondo comuni criteri di efficienza ed efficacia.

È giunta l’ora di politiche del lavoro drasticamente discontinue.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

 

Il mio canto libero – Politiche del lavoro: dal governo proposte inadeguate