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Bollettino ADAPT 13 settembre 2021, n. 31
Il mondo del lavoro sarà sicuramente chiamato a breve a gestire la pandemia con regole nuove, a seguito della massiccia campagna vaccinale e anche dell’introduzione della Certificazione verde; però nel frattempo, mentre queste regole ancora non ci sono e permangono invece norme e misure che hanno dato finora ottima prova, continuano a circolare interpretazioni informali che sono prive di fondamento normativo ma che hanno determinato in alcune realtà lavorative richieste di coinvolgimento dei medici aziendali in modo improprio.
Una di queste distorsioni è particolarmente vistosa ed era necessario segnalarla subito, e cioè l’equiparazione di vaccino e green pass con l’applicazione indistintamente all’uno o all’altro degli stessi noti argomenti (rischio biologico, inidoneità del non vaccinato, coinvolgimento del MC ma non del Datore di Lavoro, etc.); la differenza è chiara, si dirà, ma alla bisogna viene resa evanescente dall’obiettivo del raggiungimento del risultato di una più ampia adesione possibile alla vaccinazione, anche tra i lavoratori.
Era necessario ribadire, innanzitutto, che quei noti argomenti non hanno nessun fondamento normativo. Sappiamo che ad oggi i lavoratori esplicitamente obbligati al vaccino sono solo gli esercenti le professioni sanitarie. Ebbene, proprio nel D.L. 44/2021 che regola questa obbligatorietà il MC non è chiamato in causa in nessuna delle dinamiche previste: non nell’acquisizione e gestione dei dati, non nella parte sanzionatoria. È anzi chiarissimo che si tratta – in tutto e per tutto – di Salute Pubblica.
Non si spiega davvero il tentativo di continuare a coinvolgere il MC, suggerendo di “utilizzare” il MC, attraverso la sua attività di Sorveglianza Sanitaria dei lavoratori prevista dal D. Lgs. 81/08 che, con formule e percorsi a dir poco arditi ma privi di reale supporto, dovrebbe esprimersi (più o meno automaticamente) in termini di NON IDONEITA’ nei confronti dei lavoratori non vaccinati.
Bene allora ha fatto la Regione Piemonte, unica Istituzione ad essersi espressa, a censurare questa possibilità.
Era altrettanto necessario evidenziare che quegli argomenti, già inapplicabili al tema vaccini, lo sono a maggior ragione rispetto al green pass.
Per questo anche ANMA ha sottolineato con nota del 3 settembre 2021 che: “L’intero impianto normativo che regola il green pass non nomina mai il MC in nessun punto e per nessun aspetto e tantomeno offre qualche tipo di collegamento con la idoneità/inidoneità del lavoratore. Ciò è tanto più rilevante perché questo impianto normativo è stato ampiamente condiviso anche dal Garante per la protezione dei dati personali (lo stesso Organismo che in passato aveva in qualche modo lasciato aperto uno spazio alle teorie sulla idoneità alla mansione e sul ruolo del MC); non vi è nessun dubbio oggi sul fatto che con il green pass il MC non solo non può, ma addirittura non deve avere a che fare, né trattando dati né tantomeno emettendo giudizi di idoneità/inidoneità.”
Una ultima chiosa sull’argomento “regole da applicare”’ è che troppo in fretta si dimentica che sono ancora vigenti le misure di tutela stabilite dal c.d. Protocollo condiviso, che hanno consentito alle Aziende di riaprire e secondo la nostra esperienza garantiscono tuttora una buona sicurezza: questo è un dato importante, volendo considerare che la vaccinazione alza moltissimo il livello di tutela ma non elimina in assoluto la possibilità di contagio, cosa che rende assai poco condivisibili (e rischiose, anche per il Datore di Lavoro stesso) certe interpretazioni troppo semplicistiche di superamento del Protocollo.
Vedremo se in futuro la legislazione assegnerà compiti specifici al MC in tema di obbligo vaccinale. Ad oggi la vaccinazione è solidamente ancorata alla Salute Pubblica e appare imprescindibile che dentro questo alveo rimanga. Questo non significa, da parte del MC, né disimpegno né rifiuto di attiva ed intensa collaborazione al Datore di Lavoro. Ricordiamo l’iniziativa di molti MC di offrire la propria disponibilità per le vaccinazioni direttamente nelle aziende; l’organizzazione generale ha preso poi efficacemente la direzione degli hub vaccinali, rimane la generosità di chi si è speso a disegnare protocolli di fattibilità che potranno essere utili in futuro.
Al MC restano numerosi compiti ed attività legate alla gestione dei c.d. lavoratori fragili, al ritorno in presenza di molti lavoratori attualmente in smart working, al rientro in azienda dei lavoratori, al possibile monitoraggio dello stato immunitario acquisito dopo malattia COVID-19, al contact tracing aziendale, ai lavoratori con sindrome Long Covid, etc. Non ultima una opera di informazione e formazione per l’adesione alla vaccinazione, consapevoli di essere per i lavoratori un punto di riferimento autorevole e quindi utile per superare resistenze più o meno giustificate.
Pietro Antonio Patanè
Presidente ANMA
Giovanni Scudier
Componente del Comitato Scientifico ANMA