L’impatto della digitalizzazione sul mercato e sull’organizzazione del lavoro: il ruolo del dialogo sociale e della contrattazione collettiva

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Bollettino ADAPT 31 gennaio 2022, n. 4

 

Tema ricorrente nella letteratura e nella reportistica internazionale che si occupa di transizione digitale è il suo potenziale impatto sul mondo del lavoro. I possibili effetti dell’adozione su larga scala di tecnologie quali la blockchain, l’internet of things, i big data, ma soprattutto l’intelligenza artificiale, destano numerose preoccupazioni soprattutto in termini occupazionali: un recente report dell’ILO, infatti sottolinea come la loro diffusione potrebbe avere conseguenze particolarmente negative sui posti di lavoro fondati su mansioni routinarie, particolarmente diffusi nel settore manifatturiero, suscettibili di essere ad esempio sostituiti dai c.d. software driven robots. Tuttavia, anche i professionisti il cui lavoro consiste di mansioni cognitivo/intellettuali e manuali non routinarie non sono esenti dai “pericoli occupazionali” derivanti dalla digitalizzazione. Il progresso tecnologico più recente ed avanzato, infatti, ha aperto la possibilità di automatizzare anche quelle mansioni note per richiedere complessi processi decisionali, creatività e capacità di problem solving, ma anche presenza fisica e destrezza manuale: esempi in tal senso sono ad esempio la diagnosi medica, la pulizia, la guida, il lavoro di cura, nonché le mansioni legate al settore educativo (ILO, Changing demand for skills in digital economies and societies: literature review and case studies from low- and middle-income countries, 2021).

 

Di fronte alla prospettiva di trasformazioni così epocali, appare naturale chiedersi quali siano le strategie delle parti sociali al fine di garantire che la transizione digitale sia il più possibile equa, e quali politiche in tal senso possano essere adottate attraverso il dialogo sociale e le relazioni industriali. Al fine di acquisire una panoramica generale in questo senso, ci viene in aiuto un recente paper di R.R. Contreras, Impact of digitalisation on social dialogue and collective bargaining, pubblicato da Eurofound il 15 dicembre del 2021.

L’autore apre la propria riflessione affermando che le parti sociali stiano giocando un ruolo crescente nell’affrontare gli effetti della trasformazione digitale, contribuendo alla discussione su temi fondamentali quali ad esempio la riorganizzazione del lavoro, i rischi emergenti derivanti dall’automazione, la protezione dei dati personali e la sorveglianza dei lavoratori all’interno dei luoghi di lavoro, ma anche le strategie legate al reskilling e all’upskilling. L’attivismo delle parti sociali sul tema della digitalizzazione è in primo luogo dimostrato dall’Accordo Quadro Europeo sulla digitalizzazione, siglato da BusinessEurope, ETUC, CEEP and SMEunited durante il 2020, il cui obiettivo è quello di realizzare “una positiva integrazione delle tecnologie digitali sul posto di lavoro, cogliendone le opportunità e minimizzando allo stesso tempo i rischi per i lavoratori e per i datori di lavoro, al fine di assicurare il miglior risultato possibile per entrambe le parti”. Oltre a quello appena menzionato, è poi da segnalare la presenza di numerosi altri accordi di cooperazione in materia di digitalizzazione stipulati tra le parti sociali a livello europeo, ma applicabili soltanto a specifici settori, quali ad esempio il settore metalmeccanico e quello delle assicurazioni.

 

Nonostante la presenza degli accordi menzionati, tuttavia, l’autore segnala che la transizione digitale non è stata ancora integrata del tutto all’interno della contrattazione collettiva, la quale sta invece agendo cautamente in tal senso, in via principale attraverso una combinazione di misure relative alla flessibilizzazione dell’orario di lavoro e allo sviluppo delle competenze. L’implementazione di misure legate alla digitalizzazione, afferma l’autore, avviene primariamente all’interno del settore del credito: a tal fine, viene citato il CCNL italiano siglato da ABI, FABI, Fisac-CGIL, First-CISL e Uilca-UIL e UNISIN il 19 dicembre del 2019, il quale prevede la creazione di un comitato nazionale bilaterale e paritetico con l’obiettivo di analizzare l’impatto delle nuove tecnologie e della digitalizzazione, al fine di identificare i fabbisogni di competenze del futuro e l’emersione di nuove mansioni e figure professionali (art. 29).

 

L’autore individua le ragioni della lentezza del dialogo sociale e della contrattazione collettiva nel regolare le conseguenze della trasformazione digitale in alcuni elementi strutturali. Tra essi, per esempio, rientra la circostanza per cui i datori di lavoro e le associazioni sindacali considerano, come priorità nelle loro agende negoziali, la fissazione dei salari e la regolazione dell’orario di lavoro: la conseguenza, dunque, è quella per cui l’introduzione della tecnologia nei processi produttivi è trattata in modo piuttosto vago all’interno della contrattazione collettiva, essendo solitamente oggetto di mere dichiarazioni di principio. L’impiego della digitalizzazione nei processi produttivi è peraltro tradizionalmente considerato un potere discrezionale della parte datoriale, in quanto proprietaria dei mezzi di produzione. Da ciò deriva, dunque, l’opinione diffusa che le questioni associate a questo tema non dovrebbero essere oggetto di negoziazione ex se, ma solo se ad esse conseguono implicazioni sostanziali per l’organizzazione del lavoro, l’orario di lavoro e gli aspetti relativi alla tutela dei dati personali sul posto di lavoro. Inoltre, si deve altresì considerare che il cambiamento tecnologico e l’innovazione dovrebbero essere introdotti in modo graduale ed attraverso specifici progetti, difficilmente gestibili da parte di una rappresentanza sindacale non adeguatamente formata e a cui manchi una visione a medio e lungo termine sulle implicazioni della transizione digitale sulle nuove mansioni e condizioni di lavoro.

 

Le argomentazioni esposte nel paper appena descritto coincidono parzialmente con i risultati del progetto co-finanziato dalla Commissione Europea “Industrial relations and Social dialogue for an economy and a society 4.0” (IRESDES4.0), guidato da Confimi Industria e al quale ADAPT partecipa come partner scientifico. Le interviste condotte tra rappresentanti sindacali e datoriali del settore metalmeccanico, infatti, hanno mostrato come la negoziazione collettiva e il dialogo sociale relativo alla gestione dell’impatto della digitalizzazione nel mondo del lavoro necessiti di forti incentivi e azioni di supporto, soprattutto all’interno delle piccole e medie imprese (per una panoramica dei risultati preliminari del progetto, vedi D. Porcheddu, M. Roiatti, Competenze digitali e lavoro da remoto nelle PMI: i risultati preliminari del progetto IRESDES4.0, Bollettino ADAPT 13 dicembre 2021, n. 44). In questo senso, il contributo del parternariato di IRESDES4.0 consisterà nell’output finale del progetto, consistente in una serie di raccomandazioni, dirette alle parti sociali europee, per la gestione del lavoro da remoto e dello sviluppo delle competenze digitali attraverso la contrattazione collettiva e il dialogo sociale.

 

Diletta Porcheddu

Scuola di dottorato in Apprendimento e innovazione nei contesti sociali e di lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Siena

@DPorcheddu

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