Un milione di stage. Alcune evidenze dal nuovo rapporto di monitoraggio nazionale in materia di tirocini extracurriculari di Anpal (2019-2021)

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Bollettino ADAPT 5 dicembre 2022, n. 42

 

A seguito del silenzio tombale in cui era piombato il dibattito sulla riforma degli stage extracurriculari, il nuovo rapporto ANPAL di monitoraggio nazionale in materia di tirocini ha riacceso i riflettori su uno strumento tanto controverso quanto pregnante nella vita formativa e professionale di molti giovani. Parliamo infatti di quasi un milione (circa 910mila) di stage extracurriculari attivati nel triennio 2019-2021. Numero che potenzialmente potrebbe essere ancora più elevato se non ci fosse stato l’effetto “congelamento” del mercato del lavoro causato dall’episodio pandemico, che ha portato nel 2020 ad una significativa diminuzione delle attivazioni rispetto all’anno precedente (-36.5%, circa 226 mila attivazioni). In confronto alla fase emergenziale, nel 2021 si è però registrata una importante ripresa con quasi 329mila tirocini attivati (+45.5%), quota di poco inferiore ai livelli pre-pandemici (circa 355 mila attivazioni), che colloca lo strumento in un trend di chiara risalita. Dato significativo è anche il fatto che lo strumento è ormai identificato come primo canale di ingresso nel mondo del lavoro per il 41.4% dei tirocinanti under 30, quota che arriva al 67% per gli under 20. Di rilievo è anche il peso dello strumento riguardo all’incidenza, nell’arco del triennio, sul totale dei primi ingressi nel mercato del lavoro per le persone tra 15-29 anni, quasi il 14%.

 

Tirocini e caratteristiche di genere, anagrafiche e sociali

 

Con riferimento alle caratteristiche genere, vi è una generale parità delle percentuali tra uomini (50,4%) e donne (49,6), celando però alcune significative disparità rispetto alle diverse classi di età. Nello specifico si evidenzia come fino ai 19 anni il 62.7% dei tirocini extracurriculari sia stato attivato in favore della classe maschile, contro appena il 37.3% di quella femminile. Per tutte le altre fasce di età, ad eccezione di quella 40 anni e oltre, le donne posseggono una quota superiore di tirocini extracurriculari rispetto agli uomini. Secondo quanto riportato dal report, il gap di genere registrato nei due estremi di età è frutto della maggiore permanenza media delle donne nei percorsi di istruzione da un lato e dalla minore partecipazione al mercato del lavoro nelle fasce di età più mature dall’altro. Inoltre, considerata anche la costante superiorità delle quote di tirocini extracurriculari per il genere femminile nelle fasce centrali (20-24 anni, 25-29 anni, 30-34 anni, 35-39 anni) pare lecito ipotizzare che questo strumento, decisamente più leggero nelle tutele della persona rispetto ad un contratto di lavoro tradizionale, sia maggiormente adoperato dalle imprese nei confronti delle donne per mantenere maggiore flessibilità qualora dovessero sopraggiungere esigenze legate a carichi di cura, maternità ecc. Indipendentemente dal genere, i tirocini sono stati attivati nel triennio in prevalenza per le fasce di età più giovani: 35.2% a favore di persone tra i 20-24 anni e il 25.6% a favore di persone tra i 25-29 anni. Infine, guardando al titolo di studio emerge come siano soprattutto coloro in possesso di un diploma/qualifica ad essere coinvolti in un tirocinio (47.5% dei tirocini avviati) a fronte di coloro in possesso di una licenza media (29.2%) o di un titolo terziario (23.3%).

 

Effetto Garanzia Giovani

 

In riferimento al rapporto tra il tirocinio e il programma Garanzia Giovani, che vede in questo strumento una delle principali misure a favore dei propri beneficiari, si confermano le rilevazioni precedenti che mettevano in evidenza, come già esposto altrove (T. GALEOTTO, Garanzia Giovani e tirocini: le ragioni della grande diffusione degli stage extracurriculari, Bollettino ADAPT 27 giugno 2022, n. 25), la spinta significativa che ha avuto l’implementazione della Garanzia nel nostro Paese per l’attivazione di stage extracurriculari. Secondo il report, nel triennio considerato la quota di tirocini avviati nell’ambito del programma nazionale Garanzia Giovani ammonta al 22.6% su base nazionale con picchi del 25-26% al Centro-Sud e con quote significative al Nord-ovest (22.6%).

 

Le quote di tirocinio formativo e di orientamento, inserimento/reinserimento lavorativo e finalizzato all’inclusione sociale

 

Dato centrale nella comprensione della natura effettiva dello strumento del tirocinio extracurriculare è quello relativo alla tipologia di attivazione: formativo e di orientamento; inserimento/reinserimento lavorativo; finalizzato all’inclusione sociale. A livello nazionale, è decisamente prevalente la seconda tipologia con oltre l’80% delle attivazioni, a fronte del 12.3% dei tirocini formativi e di orientamento e del 7.1% dei tirocini finalizzati all’inclusione sociale. La discrepanza appena evidenziata tra la tipologia di inserimento/reinserimento lavorativo e le altre due categorie non può che far riflettere circa gli eventuali effetti sul mercato del lavoro che potrebbe avere una interpretazione restrittiva della dicitura di riforma dello strumento contenuta nella legge di bilancio del 2020 che prevedeva l’utilizzo degli stage extracurriculari solamente in favore delle persone con difficoltà di inclusione sociale. Ipoteticamente, ciò potrebbe risultare in un radicale ridimensionamento delle quote di tirocini attivabili, lasciando quindi aperto l’interrogativo circa la capacità del mercato del lavoro di assorbire gli altri tirocinanti, o potenziali tali, con altri strumenti contrattuali. Al netto di ciò, da questa rilevazione emerge la chiara propensione dello strumento ad essere essenzialmente inteso come una leva occupazionale più che un mezzo meramente formativo-orientativo per favorire la transizione scuola-lavoro di giovani neo-diplomati/qualificati e neo-laureati/dottorati. Quest’ultimi rappresentano infatti rispettivamente il 4.5% e il 5.8% delle categorie di tirocinanti a fronte del 74.2% classificati come ordinari disoccupati/inoccupati che pure comprendono tanti giovani.

 

Tirocini e soggetti promotori

 

In riferimento alla quota di tirocini attivati per tipologia di soggetto promotore si evince come il ruolo di primo piano sia ricoperto prevalentemente dai servizi per l’impiego e dalle agenzie regionali per il lavoro con il 28.1%, dai soggetti autorizzati all’intermediazione 27% e dai centri di formazione professionale e/o orientamento pubblici e privati accreditati (21.5%). Sono ancora piuttosto marginali le università e istituzioni di alta formazione (3,5%) e le istituzioni scolastiche (0.7%). Una cartina tornasole della difficoltà che questi enti ricoprono nell’affermarsi come punti di riferimento nel processo di incontro tra domanda e offerta.

 

Figure professionali di riferimento degli stage extracurriculari

 

Un dato di interesse è anche quello relativo ai tirocini svolti per tipologia figura professionale di riferimento. Dal report si evince come la maggior parte degli stage siano stati attivati nell’ambito delle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (27.1%) e nelle professioni esecutive nel lavoro di ufficio (23.2%). Da notare come una quota significativa, oltre il 9%, rientri nell’ambito delle professioni non qualificate (le professioni che richiedono lo svolgimento di attività semplici e ripetitive, per le quali non è necessario il completamento di un particolare percorso di istruzione). Un quadro che, come anche sottolineato dal report, dovrebbe aprire ad una riflessione circa la legittimità di queste operazioni che non sembrano essere del tutto in linea col fatto che il tirocinio, come specificato all’interno delle linee guida, non dovrebbe essere svolto per professioni a basso valore formativo quali molte, se non tutte, delle professioni non qualificate.

 

Esiti occupazionali al termine del periodo di tirocinio

 

In riferimento agli esiti occupazionali dei tirocini extracurriculari rilevati a 1, 3, 6 mesi dal termine dell’esperienza il report mostra come, nel primo caso, i tirocini ai quali è seguito un rapporto di lavoro sono il 39,3%, quelli a cui è seguito un nuovo tirocinio sono il 5.3% mentre quelli a cui non è stato possibile tracciare alcun esito all’interno delle Comunicazioni Obbligatorie sono il 55.4%. A 3 mesi, i tirocini ai quali è seguito un rapporto di lavoro sono il 45.3%, quelli a cui è seguito un nuovo tirocinio sono il 7.5% mentre quelli a cui non è stato possibile tracciare alcun esito all’interno delle Comunicazioni Obbligatorie sono il 47.1%. Infine, a 6 mesi i tirocini ai quali è seguito un rapporto di lavoro sono il 48.9%, quelli a cui è seguito un nuovo tirocinio sono l’8.4% mentre quelli a cui non è stato possibile tracciare alcun esito sono il 42.7%. Il dato più lampante che emerge è quindi quello di una “dispersione del tirocinante” a seguito della conclusione dell’esperienza, che rappresenta quasi sempre la quota più significativa e che inevitabilmente pone dei dubbi sul destino e l’esito finale di tante di queste esperienze.

 

È bene segnalare che, sul totale dei tirocini avviati e conclusi, il nuovo rapporto di lavoro viene avviato presso l’azienda ospitante soltanto nel 27-28% dei casi , con percentuali inferiori nel Sud e Isole. Parliamo quindi di meno di 3 tirocini su 10 che vengono poi trasformati in contratti di lavoro presso la stessa organizzazione, lasciando pensare che in molti casi si instauri un sistema a porta girevole che vede l’uscita di un tirocinante al termine dell’esperienza e l’ingresso di un altro per un nuovo periodo.

 

Considerazioni finali

 

Complessivamente si constata come, nel bene e nel male, i tirocini extracurriculari rappresentino un tassello importante nel mercato del lavoro giovanile che presenta non pochi rilievi e criticità. La prima fa sicuramente riferimento allo squilibrio generatosi con l’implementazione del programma Garanzia Giovani che ha generato un’emorragica proliferazione di questo strumento trascurando quasi del tutto misure ben più complesse e ambiziose come l’apprendistato. Inoltre, il fatto che la stragrande maggioranza delle tipologie di tirocinio sia ascrivibile a quelle di inserimento/reinserimento lavorativo fa pensare che, nella sostanza, lo stage extracurriculare venga considerato come una misura occupazionale più che formativo-orientativa riservata a giovani da poco o appena fuoriusciti dal sistema di istruzione e formazione. Un aspetto che, seppur non da demonizzare, fa certamente riflettere sul rischio che lo stage possa essere, nei fatti, adoperato come una forma di lavoro povero a basso costo (A titolo di esempio, si veda il caso regionale riportato in F. ALIFANO, Giovani e lavoro povero in Campania: così non va, Bollettino ADAPT 28 novembre 2022, n. 41). Non a caso, gli istituti formativi occupano la parte bassa della classifica tra i soggetti promotori, con l’eccezione dei centri di formazione professionale e orientamento, restituendo un’immagine piuttosto sbiadita del sistema scolastico-universitario come partecipe e proattivo nella costruzione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, anche in ottica orientativa. Preoccupa, inoltre, la non trascurabile quota di tirocini relativi a figure professionali di riferimento non qualificate (circa il 10%, realisticamente saranno molti di più). Questa rappresenta infatti una forma di distorsione a cielo aperto, dato che il tirocinio, come ben esplicitato dalle linee guida, non può essere attivato per professioni di riferimento a basso valore formativo.

 

Non da ultimo, è piuttosto incerto ed eterogeneo il panorama degli esiti occupazionali relativi al termine dell’esperienza che dà il polso di una difficile regolazione non solo in termini di promozione bensì anche in termini di cura nella fase di implementazione e di prospettiva rispetto ai passi successivi. Infine, occorre riflettere sul fatto che l’enorme diffusione dello strumento tra i giovani pone degli interrogativi sulle tutele integrali della persona (es. previdenza) che il tirocinio, al momento, non è in grado di offrire, lasciando quindi sguarniti i tirocinanti di queste protezioni sociali per un periodo di tempo spesso significativo. Elementi che, alla ripresa del dibattito sulla riforma dello strumento, si spera verranno presi in considerazione.

 

Tommaso Galeotto

Scuola di dottorato in Apprendimento e innovazione nei contesti sociali e di lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Siena

@TommasoGaleotto

Un milione di stage. Alcune evidenze dal nuovo rapporto di monitoraggio nazionale in materia di tirocini extracurriculari di Anpal (2019-2021)