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Bollettino ADAPT 8 maggio 2023, n. 17
La sicurezza sul lavoro è un valore fondamentale e distintivo per garantire il benessere, anche organizzativo. Nonostante i passi avanti compiuti, la sicurezza riguarda temi in perenne discussione ed evoluzione, imperniati sulla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici in carne e ossa. Ricordando sempre che è il lavoro (e il suo ambiente) per la persona, e mai il contrario.
Il lavoro, comunque prestato (dipendente o autonomo, stabile o precario), deve ispirarsi ai principi della tutela della vita, della dignità della persona, della libera esplicazione della personalità e della salute. Quest’ultima intesa, in senso moderno, come benessere fisico, psicologico, relazionale, sociale e organizzativo. Così recita il primo punto del decalogo della “Carta di Urbino per il benessere della persona che lavora”, da poco presentata a Bilbao (sottoscrivibile on line), che fa coppia con la “Carta di Lorenzo” Parelli, il giovane studente friulano morto nel suo ultimo giorno di alternanza.
Dopo tre anni di pandemia (con la accelerazione verso il futuro), la mappatura dei rischi in azienda risulta in parte tradizionale e in parte diversa derivante dalle tecnologie e dalle nuove forme di organizzazione delle imprese. Il tutto mette a dura prova la responsabilità del datore di lavoro cui spetta l’obbligo (non delegabile) di valutare i rischi nei luoghi di lavoro.
Il percorso verso la nuova normalità produttiva registra un doloroso incremento degli infortuni sul lavoro che continuano a ferire il nostro Paese. Come documentano i dati Inail.
Le trasformazioni del mercato del lavoro contemporaneo, con la crescente quota di lavori precari (per esempio, lavori a breve termine) o imprevedibili (per esempio, lavori a chiamata) alimentano rischi inediti che richiedono vuoi una gestione del cosiddetto “stress lavoro correlato”, vuoi una prevenzione di nuovi rischi psico-sociali.
Anche la vagheggiata ipotesi di una settimana lavorativa “corta” (cioè su quattro giorni) potrebbe sollevare rischi inediti: se da un lato, diminuiscono i giorni di lavoro, dall’altro, potrebbero aumentare la fatica delle ore nella stessa giornata. Pure lo smart working potrebbe comportare (non solo benefici per la conciliazione vita-lavoro, ma) danni da solitudine, specie per i single.
Il datore, però, non è l’unico protagonista del sistema di sicurezza. Il Testo unico (decreto legislativo n. 81 del 2008) prevede il coinvolgimento diretto anche degli stessi lavoratori, cui riconosce preziosi diritti all’informazione e alla formazione e quindi alla partecipazione. Il legislatore mostra, quindi, di essere consapevole dello slogan per cui “sapere è potere”.
Ma si può andare oltre. La sicurezza non si sviluppa solo nella pratica, si impara anche sui banchi, specie da giovani, specie con i nuovi strumenti di apprendimento. Al fine della diffusione capillare di una cultura del lavoro sicuro è auspicabile l’introduzione, a partire dalle scuole dell’obbligo, di un insegnamento in tema, come previsto da due proposte di legge presentate alla Camera (numeri 373 e 630). Per far sì che la sicurezza diventi una componente naturale del modo non solo di lavorare, ma anche di vivere.
In questa visione di futuro, il PNRR diventa un prezioso cantiere di innovazione – giuridica, gestionale e tecnologica – per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Si sa, l’innovazione nasce dalla periferia. L’Università di Udine ha organizzato una giornata (il 9 maggio) dedicata a sicurezza sul lavoro e PNRR, per la formazione degli operatori e dei giovani del territorio. In questa occasione, si esamineranno anche le modifiche che il Decreto lavoro, frettolosamente presentato il 1° maggio, prevede al Testo unico sulla sicurezza. Inoltre la sicurezza sarà messa in scena con Storie di metalmezzadri. Insomma, la formazione è la base per una giusta altezza della sicurezza.
Marina Brollo
Ordinaria di diritto del lavoro
Università degli Studi di Udine
@MarinaBrollo
*Pubblicato anche su Il Messaggero Veneto, 7 maggio 2023, p. 21