Bollettino ADAPT 4 settembre 2023, n. 29
Si avvicina il termine assegnato al CNEL dal governo per elaborare una proposta quanto più condivisa sulla tutela dei lavoratori poveri. Come molti hanno affermato, soprattutto su questo Bollettino osservando la realtà senza i veli della polemica politica, il fenomeno purtroppo esiste e ha molteplici facce. Per questo non esiste, in un Paese dalle forti differenze territoriali, una soluzione riconducibile ad una opinabilissima cifra fissa. In particolare, 9 euro non può costituire un criterio di riferimento per la stessa contrattazione perché non corrisponde ad alcuno dei parametri considerati nelle istituzioni internazionali o nelle stesse forze politiche interne, dalla percentuale dei salari mediani alla traduzione oraria degli importi minimi per accettare un lavoro “congruo”.
Se consideriamo le prestazioni sinceramente autonome e non riconducibili alle professioni ordinistiche, solo lo sviluppo della contrattazione tra associazioni dei prestatori e dei committenti può offrire soluzioni effettive. In assenza di questa, la giurisprudenza dovrebbe considerare gli usi che le Camere di Commercio sono in grado di rilevare.
Per quanto riguarda invece i lavoratori con contratti discontinui e di orario parziale, la risposta non può che consistere nella maggiore efficienza del mercato del lavoro grazie alla generalizzazione della buona pratica della “dote” conferita a disoccupati e sotto-occupati quale leva per scatenare una pluralità di intermediari in concorrenza tra loro. Speriamo che i sindacati vogliano finalmente attivare patronati ed enti bilaterali, soprattutto nel terziario.
Quanto ai contratti pirata, può essere ripresa la soluzione ipotizzata in limine mortis da Mario Draghi. Dare efficacia erga omnes ai trattamenti economici complessivi essenziali dei contratti più applicati nel settore di riferimento o in quello più prossimo rispetto all’impresa. Attuare gli articoli 39 e 40 della Costituzione sarebbe da un lato come sparare con un cannone ai passeri e, dall’altro, una inspiegabile soluzione per chi ha sempre opposto la società aperta allo Stato corporativo del secolo scorso.
Certo, rimangono alcune aree contrattuali nei lavori neoservili che sono regolate da contratti sottoscritti dalle maggiori confederazioni dei lavoratori e datoriali. Da un lato, occorrono rinnovi tempestivi e, dall’altro, interventi sugli appalti (pubblici e privati) che seguono una logica “ribassista” in spregio alla giusta remunerazione del lavoro.
Siamo prossimi alla legge di Bilancio. Auguriamoci che la riduzione del cuneo contributivo e fiscale diventi strutturale, così da avvicinare il lordo al netto dei salari e da incoraggiare (finalmente!) la contrattazione aziendale e territoriale (per le piccole imprese) così che crescano i salari mediani e finisca quella tendenza egualitarista che tanto penalizza i lavoratori.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi