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Bollettino ADAPT 20 novembre 2023, n. 40
Il Rapporto Caritas 2023 Tutto da perdere. Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia 2023, presentato a Roma il 17 novembre, in una data collegata alla VII Giornata Mondiale dei Poveri del 19 novembre, fotografa con un approccio di taglio sperimentale e quantitativo la situazione italiana sul tema della povertà e della inclusione sociale. Uno scenario in cui sono portate alla luce le condizioni di fragilità economica e lavorativa di molte famiglie italiane con un focus sui working poor.
Si tratta di lavoratori e famiglie – nelle quali il capofamiglia solitamente è l’unico a lavorare – che vivono nel sommerso, nel grigio, a volte e troppo spesso nel lavoro “nero”, e che hanno contratti con condizioni salariali inadeguate e tali da non consentire una vita dignitosa.
Nel nostro Paese il fenomeno della povertà è diventato strutturale con 5,6 milioni di poveri assoluti – pari al 9,7% della popolazione (a fronte del 9,1% nel 2021) – e ha visto una crescita di 357mila unità dal 2021 al 2022.
Dati preoccupanti e in aumento se si considera che sta crescendo anche il fenomeno dei working poor che diventano tali al realizzarsi di eventi “svolta, come ad esempio la nascita di figli (si stima che il 65,6% ha figli e tra questi l’80% vive con figli minori), scivolando così in condizioni di vulnerabilità sociale.
Non solo. Vi sono anche i nuovi poveri legati alla crisi energetica. Dal Dossier emerge che solo nel 2022 «degli oltre 86mila sussidi economici erogati dalla rete Caritas il 45% è stato a supporto di ‘bisogni energetici’, ovvero bollette».
La povertà degli stranieri, inoltre, è un dato significativo che emerge dal Rapporto.
Alla Caritas si rivolge il 22,8% di lavoratori poveri e tra questi il 64,9% sono stranieri. Se si guarda alle famiglie povere di soli stranieri la percentuale sale addirittura all’81,1%.
I dati, letti nel complesso, collocano l’Italia in una posizione preoccupante e pertanto occorre agire con metodo e interventi strutturali per conseguire una uguaglianza inclusiva che non veda più ostacoli nell’accesso ai servizi all’assistenza o all’infanzia, che sono alcune delle conseguenze più immediate della povertà.
Va da sé che il tema non può essere letto in modo isolato poiché si collega tanto ai modelli di Welfare State quanto al problema del calo demografico, dell’invecchiamento della popolazione, al ruolo delle donne nel mercato del lavoro. Il Parlamento Europeo nella Risoluzione del 5 luglio 2022 ha riconosciuto la parità di genere nel mercato del lavoro quale strumento importante per eliminare la povertà tra le donne.
L’articolo 3, paragrafo 3, del Trattato sull’Unione Europea, letto in combinato disposto con l’articolo 19 e gli articoli 145-161 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) e le previsioni contenute nel Titolo III della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, ribadiscono la centralità della lotta alla povertà e all’esclusione sociale e considera questi ultimi degli obiettivi specifici di politica sociale sia dell’Unione sia degli Stati membri.
Il tema del lavoro dignitoso e della povertà delle famiglie e dei lavoratori deve, quindi, essere sempre più al centro delle politiche nazionali, regionali e territoriali. Preso atto del fondamentale ruolo che i Comuni hanno nell’ambito dei servizi sociali di contrasto alla povertà, in quel rapporto di “cerniera” tra i vari livelli dell’amministrazione.
È strategico, quindi, il ruolo dei servizi sociali per la messa in campo di un sistema integrato che partendo da una pianificazione sociale territoriale e abbracciando le diverse aree (politiche sanitarie, formative, lavorative, abitative) punti ad una collaborazione pubblico-privata e ad accordi territoriali con gli stakeholder per una definizione integrata di servizi in linea con i livelli essenziali delle prestazioni (LEP).
La costruzione di modelli di welfare integrato passa anche da figure professionali ed équipe mutidisciplinari che consentano un approccio multidimensionale, e interagendo con tutte le risorse presenti nella comunità formali e informali concorra a costruire la rete del welfare di comunità/generativo. È una sfida.
Serve un cambio di paradigma che sia in grado di attivare una nuova idea di responsabilità sociale di cittadini, istituzioni, imprese e terzo settore in grado – insieme – di contrastare più efficacemente la povertà e ridurre le politiche assistenzialistiche.
Roberta Caragnano
Prof.ssa Diritto delle politiche sociali e del lavoro
Università LUMSA