La revisione della classificazione delle professioni lstat: alcune prime considerazioni

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Bollettino ADAPT 29 gennaio 2024 n. 4
 
È dello scorso 4 gennaio il comunicato stampa con il quale l’Istat ha annunciato la revisione 2021 della Classificazione delle Professioni (d’ora in avanti CP) e l’entrata in vigore della nuova versione. La notizia non è eclatante di per sé perché si tratta di interventi di modifica che l’Istat svolge periodicamente. È infatti ormai noto che, innovazioni tecnologiche, cambiamenti culturali, transizioni demografiche, scelte governative e riforme legislative incidono sulla nascita di nuovi mestieri e profili professionali o sul mutamento di quelli esistenti. Quest’ultimo aggiornamento della classificazione costituisce invece una occasione importante per riflettere sullo strumento e le sue connessioni con altri sistemi di catalogazione che ad oggi si occupano di ordinare e descrivere i lavori esistenti.
 

La CP è il sistema di classificazione elaborato dall’Istat, deriva dalla Classificazione internazionale ISCO (International Standard Classification of Occupations), ed è “lo strumento che permette di ricondurre le diverse occupazioni presenti nel mercato del lavoro in specifici raggruppamenti, utili per comunicare, diffondere e integrare dati statistici sulle professioni, garantendo anche la comparabilità a livello internazionale” (comunicato stampa Istat, 4 gennaio 2024). Si tratta dunque di una tassonomia dei lavori che ha differenti finalità: statistiche, conoscitive, informative e amministrative.
 

Alla luce della sua importanza strategica e della mutevolezza delle professioni, l’Istat svolge periodicamente degli aggiornamenti sia relativamente ai contenuti, con l’intento di monitorare le trasformazioni intercorse nei moderni mercati del lavoro, sia in relazione alla metodologia e ai criteri classificatori, in linea con le modifiche che vengono apportate a livello internazionale. A partire dal 2021 la CP dell’Istat, secondo quanto contenuto nel documento “La classificazione delle professioni”, è stata modificata con l’intervento di un Comitato interistituzionale composto da: esperti del settore interni ed esterni all’Istituto di statistica e rappresentanti di numerosi soggetti istituzionali: funzione pubblica, Mef, Inps, Inail, Inapp, Formez PA, Aran, Unioncamere, MIUR, Ministero del lavoro e delle politiche sociali che hanno preso in considerazione le osservazioni e proposte di modifica provenienti da differenti soggetti che operano nel mercato del lavoro come per esempio le associazioni di categoria, i comitati di settore, le istanze di singoli o di gruppi di lavoratori. Si è trattato in questo caso di modifiche non tanto sul piano del metodo quanto dei contenuti. Infatti, è al maggior grado di dettaglio, quello relativo agli “esempi di professioni” che, per tutti i gruppi, sono state apportate delle modifiche sostanziali (per un approfondimento dettagliato delle variazioni introdotte si rimanda a: Classificazione delle professioni revisione 2021. Testo integrale e nota metodologica).
 

La CP è consultabile online attraverso il database denominato “navigatore delle professioni”. La banca dati è organizzata in nove grandi gruppi, suddivisi a loro volta, come delle matrioske, in: gruppi più piccoli, classi, categorie, unità ed esempi. Attualmente, successivamente alla recente revisione, la CP si compone di: 9 grandi gruppi (“legislatori, imprenditori e alta dirigenza”, “Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione”, “Professioni tecniche”, “Professioni esecutive del lavoro d’ufficio”, “Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi”, “Conduttori di impianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli”, “Professioni non qualificate”, e “Forze Armate”), 40 gruppi, 130 classi, 510 categorie, 813 unità e 6.813 esempi.
 
La struttura metodologica sottostante alla classificazione è quella fornita dall’ILO (International Labour Organization) nel già richiamato International Standard Classification of Occupations (ISCO08) che si basa su due concetti essenziali: job e skill. Il lavoro è definito come “un insieme di compiti e mansioni svolti, o destinati ad essere svolti, da una persona, anche per conto di un datore di lavoro o in regime di lavoro autonomo”. La skill rappresenta invece il criterio di classificazione con il quale vengono costruite le classi della CP. La skill è spiegata come “la capacità di svolgere i compiti e le mansioni di un determinato lavoro”. Nell’ISCO08, le occupazioni sono suddivise in gruppi utilizzando due dimensioni delle competenze: il livello di competenza e della specializzazione. I livelli di capacità che vanno poi a costituire i differenti gruppi si basano sulla osservazione di alcune variabili che istituiscono poi il criterio distintivo tra le categorie: le conoscenze richieste, gli strumenti e i macchinari utilizzati, i materiali lavorati, i tipi di beni e servizi prodotti, la natura del lavoro svolto, il livello di istruzione (secondo ISCED-97 e poi ISCED-11) e la quantità di formazione pratica on the job o l’esperienza necessaria per svolgere i compiti e le attività. All’interno della CP, per ciascun livello di raggruppamento, è presente una descrizione che ne specifica le conoscenze, le attività e i compiti. Il maggior grado di dettaglio è rappresentato dalla esemplificazione dei profili professionali per ciascuno dei quali non è però presente una descrizione in termini di attività, competenze, conoscenze, compiti, differentemente da quanto avviene in altri sistemi di catalogazione delle professioni ad oggi esistenti in Italia.
 
Invero, la CP Istat non è l’unico strumento di catalogazione dei mestieri in quanto in Italia esistono almeno tre altri strumenti che svolgono questa funzione: i contratti collettivi nazionali di lavoro, l’Atlante del lavoro e delle qualificazioni INAPP (che contiene anche i repertori regionali e dovrebbe fungere da contenitore e ponte di tutti gli altri sistemi) e la normazione privata UNI sulle professioni non regolamentate.
 
I CCNL contengono infatti i sistemi di classificazione e inquadramento dei lavoratori e le sezioni dedicate ai profili formativi dell’apprendistato professionalizzante, che oltre ad avere la funzione di determinazione del valore di scambio di ciascun mestiere definiscono i contenuti professionali dei profili professionali operanti in quel determinato settore cercando di fare ordine e catalogare le differenze in termini di specializzazioni, mansioni e qualifiche che giustificano un trattamento economico diversificato. L’Atlante del lavoro e delle qualificazioni INAPP rappresenta lo strumento voluto dal legislatore per adeguarsi agli standard europei (regolamento UE n. 1025/2012, L. n. 12/2012, d.lgs. n. 13/2013) e necessario per avviare il sistema di certificazione delle competenze anche nel contesto italiano e dovrebbe essere lo strumento che raccoglie la mappatura di tutti i lavori e contenere anche tutte le classificazioni del lavoro realizzate in altri ambiti (repertori regionali, contratti collettivi nazionali di lavoro, ecc.). Allo stato attuale lo strumento risulta ancora in aggiornamento ed è costituito da tre principali sezioni (Atlante lavoro; Atlante e Professioni; Atlante e qualificazioni) che descrivono i lavori secondo criteri differenziati ed eterogenei. La normazione tecnica UNI (regolamento UE n. 1025/2012, d.lgs. n. 223/2017, Guida CEN 14:2010) ha invece realizzato delle norme riferite a tutte le attività professionali non regolamentate. Ciascuna norma classifica le professioni in termini di compiti e attività specifiche, conoscenze, abilità, autonomia e responsabilità.
 
La consultazione dei quattro differenti sistemi di catalogazione che, secondo diverse finalità e scopi si occupano di fornire una classificazione dei mestieri, permette di rilevare che non esiste uno standard comune di descrizione dei lavori e che talvolta la denominazione utilizzata per riferirsi a una medesima figura professionale è diversa non soltanto nei quattro sistemi ma anche all’interno di uno stesso strumento sono spesso utilizzate più etichette per descrivere lo stesso profilo professionale. Ne rappresenta un esempio la definizione della figura dell’assistente familiare –in forte espansione e sempre più ricercata dalle famiglie italiane –  che è definita e descritta in tutti i sistemi di classificazione considerati e che riporta una pluralità di denominazioni e descrizioni. Per esempio, nel CP Istat, tra gli esempi di professioni del grande gruppo delle “professioni qualificate nelle attività commerciali e dei servizi”, nel gruppo delle professioni qualificate nei servizi alla persona, nella classe delle “professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati”, nella categoria “addetti all’assistenza personale” e nell’unità “addetti all’assistenza personale” sono riportati tre esempi di professioni tra i quali non risultano chiare le differenze, dal momento che altri sistemi utilizzano queste denominazione come sinonimi: accompagnatore di invalido, assistente familiare, badante (per una disamina più approfondita delle differenti catalogazioni e descrizioni della figura dell’assistente familiare si consenta il rimando a: A. Guerra, S. Negri, Il profilo professionale dell’assistente familiare tra repertori pubblici, inquadramenti contrattuali, norme tecniche, in L. Casano (a cura di) Verso un mercato del lavoro di cura: questioni giuridiche e nodi istituzionali, pp. 262-289). Infine, se si presta attenzione anche ai soggetti che hanno lavorato alla elaborazione delle classificazioni si può rilevare che molto spesso i medesimi attori, pur partecipando a differenti tavoli, si adattano ai registri della sede nella quale si trovano ad operare piuttosto che individuare standard univoci tra i diversi sistemi di classificazione dei lavori che permetterebbero di: agevolare lo studio dei moderni mercati del lavoro da parte degli esperti, facilitare le transizioni lavorative e gli incontri domanda-offerta nonché favorire i confronti statistici a livello nazionale e internazionale. Per esempio, è bene evidenziare le differenze descrittive, ordinatorie e di linguaggio delle figure in termini di mansioni, qualificazioni, livelli, categorie professionali tipici della contrattazione collettiva o secondo lo schema di competenze, compiti, attività e conoscenze tipico della normazione tecnica UNI.
 
L’obiettivo di questo articolo, considerato il limitato spazio a disposizione, non era proporre una analisi specifica delle modifiche apportate nella revisione Istat 2021, né tanto meno approfondire i criteri classificatori su cui si basa ciascun sistema che mappa i profili professionali. Invece, lo scopo era riuscire a mettere in luce come la mancanza di dialogo tra i vari strumenti amplifichi le difficoltà insite nello studio di un fenomeno che per sua natura non è statico ma in continua evoluzione e che necessita pertanto di standard comuni e semplificazioni per essere compreso nella sua complessità.
 

Stefania Negri

ADAPT Research Fellow

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