Quale futuro per il dialogo sociale nel settore agroalimentare europeo? Evidenze e raccomandazioni dal progetto E.A.T.S.

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Bollettino ADAPT 15 luglio 2024, n. 28
 
Il 9 luglio 2024, presso la sede della Federazione europea dei sindacati per l’alimentazione, l’agricoltura e il turismo (EFFAT) a Bruxelles si è svolto l’evento finale del progetto E.A.T.S. – Empowering Agri-food chains through social dialogue, coordinato da FAI-CISL.
 
Tale progetto, co-finanziato dalla Commissione Europea, è arrivato a conclusione dopo due anni di intenso lavoro: il primo anno, in particolare, è stato dedicato allo sviluppo di una ricerca documentaria e sul campo tra gli operatori del settore agroalimentare (per un approfondimento sulla metodologia e sulle evidenze principali tratte della ricerca, si veda M. Dalla Sega, D. Porcheddu, Il dialogo sociale nel settore agro-alimentare: i primi risultati del progetto E.A.T.S., Bollettino ADAPT 26 giugno 2023, n. 24), mentre il secondo all’organizzazione di una serie di workshop in tutta Europa (Roma, Madrid, Atene, Sofia, Bruxelles) per discutere di tali risultati insieme a rilevanti stakeholder del settore (in primis le stesse parti sociali) e stabilire quali linee d’azione adottare al riguardo.
 

In questo senso, il principale risultato ottenuto in seguito all’organizzazione dei workshop è consistito nella creazione di Linee Guida dirette alle parti sociali europee attive nell’agroalimentare, volte a enucleare alcune direttrici sulle quali orientare l’azione del dialogo sociale nella filiera dell’agroalimentare.
 
Le Linee Guida, sviluppate da Fondazione FAI-CISL con il supporto di Fondazione ADAPT e IRPPS-CNR, si suddividono in tre capitoli. Il primo è dedicato a una descrizione degli elementi principali della struttura del dialogo sociale e del sistema di relazioni industriali all’interno dei Paesi su cui si sono concentrate le attività di ricerca (Italia, Spagna, Bulgaria, Grecia, Francia, Macedonia del Nord); il secondo, alle migliori pratiche di contrattazione collettiva nel settore agroalimentare, raccolte sempre in tali Paesi tramite il supporto dei partner di progetto; il terzo, infine, presenta una serie di raccomandazioni finalizzate allo sviluppo di un nuovo sistema di relazioni industriali nel settore agroalimentare.
 
All’interno del terzo capitolo, i partner del progetto EATS individuano alcuni temi chiave da promuovere nel settore, quali la partecipazione dei lavoratori all’organizzazione del lavoro, l’integrazione dei lavoratori con background migratorio nel mercato del lavoro europeo e l’innovazione degli strumenti di rappresentanza di lavoratori e imprese in un contesto transnazionale. Infine, viene incoraggiato lo sviluppo di un dialogo sociale tripartito più efficiente.
 

Per quanto riguarda il tema della partecipazione, le Linee Guida specificano come l’attuale periodo storico richieda un nuovo protagonismo dei lavoratori che inaugurino una stagione della partecipazione come metodo consolidato di organizzazione del lavoro, in modo da co-gestire sfide e opportunità.
 
La partecipazione dei lavoratori alla vita delle aziende, intesa in senso gestionale, finanziario, organizzativo e consultivo, è infatti considerata un elemento chiave per riconciliare lavoro e capitale, solidarietà e competitività, nonché l’azienda stessa con il territorio in cui si trova. La partecipazione dei lavoratori, infatti, non solo contribuisce a migliorare il clima organizzativo e la coesione interna della forza lavoro, ma può anche portare a un incremento delle prestazioni aziendali e della competitività sul mercato. In termini generali, le relazioni industriali basate sulla partecipazione dei lavoratori devono essere fondate su principi di libertà, equità e reciprocità: per raggiungere questo scopo, occorrono investimenti nella formazione dei lavoratori coinvolti lungo l’intera filiera produttiva aziendale.
 
Il progetto EATS, inoltre, è stato dedicato anche alla promozione dell’implementazione di un sistema di incentivi per l’occupazione nel settore agroalimentare che facilitino l’integrazione di lavoratrici e lavoratori stranieri e concili la necessità di manodopera stagionale del settore con l’obiettivo di garantire un’occupazione libera e dignitosa per tutti i lavoratori impiegati nello stesso.
 
Le organizzazioni sindacali nazionali ed europee hanno un ruolo chiave nel gestire questo processo. Da un lato, infatti, devono rinnovare gli sforzi nel contrastare l’intermediazione illecita di manodopera e lo sfruttamento dei lavoratori stranieri; dall’altro, devono investire coraggiosamente nei processi di integrazione, promuovendo l’incontro e il dialogo tra i lavoratori e sviluppando strumenti adeguati a prevenire la creazione di ghetti, sia formali che informali, anche all’interno della contrattazione nazionale.
 
Inoltre, è necessario sottolineare l’importanza della cooperazione internazionale e della solidarietà tra gli Stati membri e candidati all’ingresso nell’Unione Europea nel gestire questa sfida comune. La condivisione delle responsabilità e delle risorse può contribuire a garantire una risposta efficace al fenomeno migratorio, promuovendo al contempo la coesione e l’integrazione dei lavoratori migranti all’interno dei diversi Stati membri e candidati all’ingresso nell’Unione Europea.
 
Le Linee Guida affrontano poi il tema della rappresentanza all’interno del settore agroalimentare. Su questo tema, i partner del progetto EATS si sono espressi a favore di interventi a livello locale per contrastare la frammentazione e l’eterogeneità del settore, e di azioni di coordinamento al livello globale per affrontare le sfide complesse e interconnesse della globalizzazione economica.
 
Le “catene globali del valore” emergono oggi come il modello predominante di produzione all’interno di diversi settori dell’economia: esso, tuttavia, ha generato negli ultimi decenni disuguaglianze e squilibri nei rapporti di filiera, con ripercussioni significative nel settore agroalimentare.
 
In questo contesto, le organizzazioni sindacali devono adottare approcci innovativi che permettano di muoversi con agilità all’interno delle catene globali del valore, con l’obiettivo di garantire una rappresentanza efficace dei lavoratori, anche in contesti caratterizzati da filiere lunghe e complesse. Questo, a parere dei partner del progetto EATS, implica:

– la collaborazione attiva tra organizzazioni sindacali per sviluppare strategie e strumenti che consentano una rappresentanza significativa dei lavoratori lungo l’intera catena del valore. Tra le stesse, si annoverano la creazione di reti sindacali transnazionali e la promozione di accordi settoriali che stabiliscano standard minimi di lavoro e condizioni dignitose lungo le filiere globali;

– lo sviluppo di una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori riguardo alle pratiche di produzione etica e sostenibile, la quale può influenzare le decisioni d’acquisto e spingere le aziende verso comportamenti più responsabili nei confronti dei lavoratori lungo le filiere di approvvigionamento;

un sostegno robusto da parte delle istituzioni europee e nazionali nel facilitare le azioni di rappresentanza delle organizzazioni sindacali, finalizzate a rappresentare efficacemente quei lavoratori ad oggi dispersi lungo catene del valore frammentate e dispersive.
 
In ultimo, viene sottolineato come il dialogo sociale debba concentrarsi sulle grandi questioni che attualmente interessano il settore agroalimentare, come ad esempio la transizione ecologica, la sovranità alimentare intesa come preservazione del territorio, della biodiversità e delle aree rurali, nonché la salute e la sicurezza in risposta alla crisi climatica e ai cambiamenti del territorio.
 
Affrontare le sfide citate richiede infatti un impegno congiunto e coordinato da parte di tutti i soggetti coinvolti nel dialogo sociale – comprese le istituzioni pubbliche – i quali devono considerare lo stesso come fondamentale modalità di comunicazione, collaborazione e negoziazione tra i diversi attori sociali e istituzionali, nonché come un potente strumento per sviluppare un confronto costruttivo con il mondo della produzione e del lavoro, basato su un’attenta valutazione degli interessi e dei bisogni di tutte le parti coinvolte e sulla ricerca di soluzioni equilibrate, sostenibili e inclusive.
 

Il progetto E.A.T.S., sotto questo aspetto, è un buon esempio di come una forte spinta verso questi processi possa arrivare a livello europeo, chiamando allo stesso tavolo di confronto i principali stakeholders dei vari Paesi, a discutere insieme le sfide presenti e future del settore.
 

Michele Dalla Sega

Assegnista di ricerca
Università degli Studi di Udine

@Michele_ds95
 

Diletta Porcheddu

ADAPT Research Fellow

@DPorcheddu

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