Infortuni in orario di lavoro notturno: il nuovo report INAIL

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Bollettino ADAPT 16 settembre 2024, n. 32
 
A distanza di 13 anni dall’ultima pubblicazione in materia, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) è tornato ad occuparsi degli infortuni occorsi in regime di orario di lavoro notturno, attraverso la pubblicazione del report “Gli infortuni sul lavoro in orario notturno in Italia”, che analizza in maniera approfondita questo fenomeno nell’arco temporale del quinquennio 2018-2022 al fine di proporre dati aggiornati sul punto. In questa prospettiva, il report intraprende un’analisi completa e dettagliata sul tema, che si sviluppa in un contesto che vede come protagonisti, in Italia, oltre 2,5 milioni di lavoratori, i quali prestano la propria opera in un orario che va dalla mezzanotte fino alle sei del mattino.
 
Nel quadro appena delineato, viene innanzitutto evidenziato che gli infortuni notturni ricoprono una percentuale relativamente esigua del totale degli infortuni occorsi nell’arco dell’intera giornata lavorativa, negli anni di riferimento, con una leggera diminuzione relativo al 2020, anno profondamente influenzato dalla diffusione dell’epidemia di Covid: 16.295 nel 2018 (2,9% del totale); 16.506 nel 2019 (2,9% del totale); 13.878 nel 2020 (2,5% del totale); 14.736 nel 2021 (2,8% del totale); 18.054 nel 2022 (2,8% del totale). Nell’ambito di questi numeri vengono anche scorporati gli incidenti che hanno portato alla morte dell’interessato dall’evento. Su questo si può notare, nonostante la decrescita costante nei primi tre anni, un’inversione di tendenza in senso negativo post Covid: 84 nel 2018 (6,5% del totale degli infortuni notturni nell’anno di riferimento); 71 nel 2019 (5,8%); 62 nel 2020 (3,6%); 58 nel 2021 (4,0%); 96 nel 2022 (7,7%).
 
Con riguardo al danno derivato dall’infortunio, il livello di menomazione dell’integrità psicofisica conseguente all’infortunio si attesta, nel 98% dei casi, ad un livello esiguo. In particolare, l’82% non ha presentato menomazioni permanenti, il 9,7% ha conseguito un danno biologico di modesta entità, e cioè con lesioni micro-permanenti, ed il 6,3% un danno biologico di modesta entità, ossia atto a produrre una situazione peggiorativa dell’esistenza del lavoratore.
 
In tema di modalità di accadimento, si osserva che più dei due terzi degli infortuni notturni avviene durante l’orario di lavoro (76% del totale), mentre il 23,1% avviene in itinere, lasciando le residue percentuali ad ulteriori eventi. Anche per i casi risultati mortali, le percentuali rispecchiano tale andamento con un leggero rialzo per la quota in itinere, che raggiunge il 38,5% contro il 61,5% in occasione di lavoro.

 
Analizzando, invece, le cause e le circostanze che hanno determinato l’evento infortunistico notturno, si osserva che oltre l’88% dei casi rientrano in 5 tipologie di deviazione: circa il 45% si è verificato come conseguenza di movimenti del corpo con o senza sforzo fisico, il 18,5 è dovuto alla perdita di controllo di una macchina/mezzo di trasporto, il 15,9% per lo scivolamento/inciampamento con caduta di persona, il 12,8% per infezione da Covid, mentre il 9,5% per la deviazione dovuta a traboccamento, rovesciamento o vaporizzazione. In merito agli infortuni notturni con esito mortale, invece, il 77% dei casi risulta attribuito alla perdita di controllo di una macchina/mezzo di trasporto/attrezzatura di movimentazione, l’8%, a un fattore deviante imputato a traboccamento, rovesciamento, vaporizzazione, mentre il 4,6% ricade nella categoria sorpresa, spavento violenza, aggressione.
 
Guardando poi ai settori di attività economica, in base alla classificazione Ateco, quelli maggiormente impattati dal fenomeno infortunistico notturno sono quelli del manifatturiero, con il 27,4% dei casi, il trasporto e magazzinaggio con il 18,5%, la sanità e assistenza sociale al 16,7% ed il noleggio, agenzie di viaggi e supporto alle imprese con il 12,5%. Di particolare interesse risulta il fatto che questi settori, da soli, ricomprendono il 75% degli infortuni notturni totali nel quinquennio di riferimento.
 
Sulla stessa linea, viene sottolineato che le principali voci professionali coinvolte in infortuni notturni sono quelle degli infermieri, con il 7,4% delle denunce, degli operatori sociosanitari e degli operatori ecologici, entrambi con il 4,1%, seguiti subito dalle guardie giurate, al 4%. Per le lavoratrici, la professione infermieristica è la più rischiosa con il 18,9% dei casi denunciati, seguita dalle lavoratrici sociosanitarie al 12,1%, e dalle operatrici socioassistenziali al 3%.
 
Riguardo al sesso dell’infortunato, la prevalenza delle denunce di infortuni in orario notturno fa capo a lavoratori di sesso maschile, con una percentuale che si attesta intorno al 73% del totale. Tuttavia, va osservato che, mentre la variazione di infortuni tra il 2018 ed il 2022 in ambito maschile non ha fatto registrare una variazione significativa (solo il + 0,7%), la quota di infortuni femminili è aumentata addirittura del 43% (da 3.863 casi nel 2018 a 5.532 nel 2022). In riferimento ai casi mortali, il numero di quelli maschili ha visto una netta diminuzione nel periodo Covid per poi alzarsi nel 2022 (82 nel 2018, scesi fino a 51 nel 2021 per poi risalire di nuovo a 89 nel 2022), mentre quelli femminili hanno incontrato un aumentato pressoché costante, arrivando da 2 nel 2018 a 7 nel 2022.
 
Di particolare interesse è anche il dato sulla provenienza geografica degli infortunati: il 76,5% di essi è italiano mentre il 19% è proveniente da un paese extra UE, con solo il 4,5% che non è cittadino italiano ma possiede il passaporto di un paese dell’UE. Sul piano territoriale, invece, è il Nord ad avere una maggiore concentrazione, con circa il 60% delle denunce di infortuni notturni nel periodo 2018-2022. Le regioni con più casi sono la Lombardia, con circa il 20% delle denunce, l’Emilia-Romagna, con il 14%, ed il Veneto, con l’11,2%.
 
Inoltre, l’analisi in funzione dei giorni di accadimento mostra come essi si distribuiscono in modo quasi omogeneo dal lunedì al venerdì, anche se i lavoratori stranieri si infortunano prevalentemente nei giorni di martedì e giovedì. Con riguardo all’ora di accadimento dell’infortunio notturno, più del 33% degli eventi si concentrano tra le 5.00 e le 5.59 mentre si registra la soglia più bassa nell’orario che va dalle 3.00 alle 3.59, con l’11% di denunce nel quinquennio.
 
In conclusione, il report mostra una fotografia molto dettagliata sul fenomeno degli infortuni in orario notturno, prendendo in considerazione per l’ottenimento dei dati non solo i lavoratori abituali notturni, ossia quelli che regolarmente svolgono attività lavorativa in orario compreso tra mezzanotte e le 6, bensì anche coloro che lo svolgono in maniera occasionale. Emergono quindi una serie di dati particolarmente significativi e preziosi, tenendo comunque presente che sono appositamente escluse dal report le malattie professionali, in quanto queste ultime sono dovute a periodi di latenza molto lunghi non riconducibili a specifici orari lavorativi.
 
Andrea Megazzini

ADAPT Junior Fellow

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