Recepimento della direttiva europea sui salari minimi adeguati: stato dell’arte in Italia e EU

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Il prossimo 15 novembre 2024 scade il termine per il recepimento della direttiva europea sui salari minimi adeguati. Una direttiva a lungo discussa e anche controversa (vedi il numero monografico di DRI, 2021, n. 1). Circostanza questa che contribuisce forse a spiegare il perché la maggior parte degli Stati Membri dell’Unione Europea non abbia ancora concluso – e in non pochi casi neppure avviato – il processo di trasposizione. 

 

Iter di trasposizione

 

Da una rilevazione effettuata da ETUC (European Trade Union Confederation, v. Wage-Up) emerge che in soli due Stati membri (Belgio, Ungheria) la direttiva è stata parzialmente trasposta, altri 4 (Lettonia, Lussemburgo, Polonia, Romania) hanno presentato una proposta legislativa per recepire la direttiva nel diritto nazionale. In 9 Stati membri (Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Grecia, Paesi Bassi, Slovacchia, Spagna) è in corso la discussione e la preparazione dei progetti di legge. In 7 Stati membri (Cipro, Estonia, Francia, Italia, Lituania, Malta, Portogallo) non risulta ancora iniziato l’iter di trasposizione. Mentre, 3 Stati membri, Germania, Irlanda, Slovenia, hanno dichiarato che nel loro contesto nazionale non è necessario il recepimento per adempiere alle previsioni della direttiva. La rilevazione di ETUC non ha dati disponibili per Svezia e Danimarca, che peraltro sono paesi che si sono opporti alla direttiva.

 

La Danimarca, a gennaio 2023, ha proposto ricorso contro il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea per l’annullamento della direttiva. Ad aprile 2023, la Svezia ha chiesto l’autorizzazione ad intervenire a sostegno dell’azione di annullamento proposta dalla Danimarca. Tuttavia, il governo svedese ha affidato ad una commissione una indagine sulle modalità e gli interventi necessari per il recepimento e l’attuazione della direttiva sul salario minimo (SOU 2023:36).

 

Grafico 1 – Mappa dello stato di avanzamento del processo di attuazione della direttiva sui salari minimi adeguati

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Fonte: Nostra elaborazione su dati Wage-up

 

 

Il recepimento in Italia: la legge di delegazione

 

Come ogni altro Stato membro, anche l’Italia dovrebbe recepire le disposizioni previste dalla Direttiva entro il termine del 15 novembre 2024.

 

Con riferimento alle disposizioni che riguardano la promozione della contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari (art. 4), l’Italia non pare dover procedere alla trasposizione, posto che il tasso di copertura dei CCNL risulta superiore alla soglia indicata dalla direttiva (l’80%).

 

Diversa la questione rispetto ad altre disposizioni della direttiva, per esempio relative a «strumenti efficaci di raccolta dei dati per monitorare la tutela garantita dal salario minimo» e la loro comunicazione alla Commissione (art. 10). In questo caso, l’Italia potrebbe ritenere di non dover recepire questa parte perché già ha in essere disposizioni che garantiscono gli adempimenti richiesti dalla direttiva.

 

Tuttavia, a differenza di quanto emerge dalla rilevazione effettuata da ETUC, l’Italia ha in realtà fatto un piccolissimo passo verso il recepimento della direttiva, infatti la Legge 21 febbraio 2024, n. 15 (entra in vigore il 10 marzo 2024) conferisce la “Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2022-2023”, tra le quali è compresa anche quella sui salari minimi adeguati. Questo farebbe, quindi, pensare che sia necessaria la trasposizione di alcune disposizioni.

 

La legge di delegazione non definisce princìpi e criteri specifici per la trasposizione della Direttiva sui salari minimi adeguati, a differenza di quello che fa rispetto a diverse altre direttive in recepimento. Pertanto, nell’esercitare la delega attraverso la stesura e adozione di decreti legislativi, il Governo deve attenersi ai princìpi e criteri della stessa direttiva e a quelli generali per l’attuazione del diritto dell’Unione europea, ai sensi dell’articolo 32.

 

Rispetto alla direttiva in oggetto, inoltre, la legge di delegazione si limita a stabilire che il Governo è delegato ad adottare i decreti legislativi per il recepimento e l’attuazione, senza specificare altro. Per di più, non è neanche indicato il termine entro il quale i decreti legislativi devono essere adottati. Per questo si ritiene, che debbano applicarsi i termini generali stabiliti dall’art. 31 della legge n. 234/2012 («Procedure per l’esercizio delle deleghe legislative conferite al Governo con la legge di delegazione europea»), previsti in «quattro mesi antecedenti a quello di recepimento indicato in ciascuna delle direttive». Tale termine, quindi, per la direttiva sui salari minimi adeguati era il 15 luglio 2024.

 

A prescindere dai termini della delega, manca ormai poco alla scadenza per la trasposizione. L’Italia, quindi, dovrebbe eventualmente dichiarare, come altri Stati membri, che non è necessario il recepimento per adempiere alle previsioni della direttiva. Oppure, procedere in ritardo alla trasposizione. In mancanza, l’Italia (che tuttavia pare essere in “buona compagnia”) si espone alla possibilità di una procedura di infrazione che può essere avviata dalla Commissione Europea.

 

Silvia Spattini 
Ricercatrice ADAPT
@SilviaSpattini

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