Il 25 giugno 2015, giorno dell’entrata in vigore del decreto legislativo attuativo del Jobs Act, in cui per l’ennesima volta il Legislatore italiano ha riformulato la disciplina dell’apprendistato, la Provincia autonoma di Bolzano ha approvato un Patto, frutto della cooperazione con le parti sociali, finalizzato alla promozione e al consolidamento dell’istituto che ha trovato terreno fertile in Alto Adige.
Il “modello Bolzano”, ispirato alla tradizione dei Paesi germanofoni ed (unico) esempio italiano di apprendistato duale, continua ad essere un passo avanti, anche nel giorno in cui il d.lgs. n. 81/2015 afferma ufficialmente che i riformati contratti di primo e terzo livello «integrano organicamente, in un sistema duale, formazione e lavoro». L’Alto Adige vanta un basso tasso disoccupazione come pure di abbandoni scolastici, tanto da essere Bolzano l’unica Provincia Autonoma esclusa dall’erogazione dei fondi europei relativi al Programma Garanzia Giovani. Tuttavia, nonostante l’eccellenza del territorio alto atesino, nel corso degli ultimi anni a livello provinciale lo strumento ha conosciuto un calo che ha fatto preoccupare le istituzioni locali oltre che le organizzazioni di rappresentanza. Da qui l’idea di un “Patto per l’apprendistato”.
Il documento, sottoscritto a Palazzo Widmann e promosso dall’assessore provinciale Philipp Achammer con numerosi partner sociali si pone due macro obiettivi da realizzare nel triennio 2015-2018: mantenere il numero di apprendisti al livello del 2014, aumentandolo se possibile del 5% , ed incrementare la qualità della formazione duale.
Le Parti per raggiungere gli obiettivi prefissati hanno sviluppato quattro tipi di misure, rispettivamente volte a:
- sostenere i giovani nell’accesso alla vita professionale;
- sgravare le imprese che formano apprendisti e apprezzare il loro contributo;
- illustrare ai giovani i vantaggi della formazione duale;
- incrementare la qualità dell’apprendistato.
Il Patto prevede il sostegno dei giovani all’accesso alla vita professionale mediante la preparazione degli stessi alla ricerca di un posto di lavoro e alla domanda d’impiego. In collaborazione con le scuole professionali autorizzate, verranno offerti tirocini di orientamento professionale nonché la possibilità di confrontarsi direttamente, a scopo consultivo, con datori di lavoro, sindacalisti ed apprendisti.
Per coloro che terminano il periodo formativo nelle scuole professionali per l’agricoltura e l’economia domestica si prevede un rafforzamento della seconda occupazione. La finalità è quella di creare una fonte di reddito secondario per i giovani agricoltori a tempo parziale che solitamente rilevano un’attività di famiglia.
Altra misura volta a facilitare l’accesso alla vita professionale è quella di agevolare la mobilità geografica degli apprendisti coniugando nel miglior modo possibile domanda ed offerta sul “mercato dell’apprendistato”. Secondo un sistema già in uso agli studenti delle scuole superiori e delle scuole professionali a tempo pieno, si prevede un contributo per le spese di alloggio durante il periodo di formazione aziendale per gli apprendisti con domicilio distante più di 50 km dal posto di lavoro oppure utilizzanti i mezzi di trasporto pubblico con percorsi di durata superiore a 80 minuti, se residenti nel luogo del lavoro.
Il Patto prevede l’implementazione dei corsi di sicurezza sul lavoro ed il miglioramento delle condizioni generali per l’assunzione di minorenni. In particolare si prevedono tirocini di orientamento ed esperienze pratiche per giovani fino a 15 anni di età. Inoltre dall’anno scolastico 2015/2016 gli studenti delle scuole professionali potranno frequentare il corso di sicurezza per lavoratori dipendenti del settore nel quale iniziano l’apprendistato oppure frequentano una scuola professionale a tempo pieno.
La funzione delle imprese che formano apprendisti è riconosciuta quale fondamentale contributo politico e sociale e valorizzata mediante la predisposizione di diverse iniziative come semplificare le procedure per coloro che intendano assumere un apprendista. Intanto, a livello promozionale si consegnerà una targa distintiva alle imprese impegnate nella formazione professionale dei giovani recante lo slogan “Noi formiamo apprendisti”.
I datori di lavoro e i formatori aziendali potranno usufruire di un sistema di consulenza e di coaching, fornito direttamente dall’ufficio Apprendistato e Maestro Artigiano.
Punto di forza del Patto è sicuramente la volontà di migliorare un istituto che come già sottolineato rappresenta un modello di apprendistato efficiente, tramite la condivisione con gli attori del mercato del lavoro, le famiglie, i giovani, le imprese e le istituzioni formative le esperienze vincenti di formazione professionale.
È prevista a tale scopo anche una operazione “mediatica” con cui raccontare con la metodologia propria dello storytelling le esperienze di apprendistato. Sono previste per di più competizioni professionali, strumento riconosciuto a livello internazionale per valorizzare le eccellenze conseguite nei mestieri pratici.
I meccanismi premiali non mancano per i giovani. Al fine di valorizzare il rendimento sia degli apprendisti che degli studenti delle scuole professionali a tempo pieno è prevista ogni anno, in parallelo alla premiazione dei migliori diplomati all’esame di maturità, quella dei migliori diplomati di scuola professionale in Alto Adige.
Per accompagnare gli apprendisti all’esame di maturità, senza dover rinunciare all’attività professionale, è previsto un corso biennale part-time di preparazione all’esame di maturità, sotto forma di contratto d’apprendistato concordato con le parti sociali.
Il Patto sull’apprendistato punta sulla divulgazione delle buone prassi in essere sul territorio al fine di evidenziare le “condizioni allettanti dei mestieri pratici” anche tramite manifestazioni organizzate all’interno delle imprese che formano apprendisti, al fine di divulgare livello tecnico delle aziende, il valore dei mestieri pratici e le opportunità per dipendenti.
La funzione del Patto è quella di sensibilizzare i giovani e le famiglie in merito al valore pratico di una formazione professionale e finita, pertanto i firmatari si sono impegnati a diffondere con i mezzi a disposizione tutte le informazioni disponibili sulla formazione duale.
Altro impegno del Patto è quello di migliorare la qualità della formazione degli apprendisti collegando in modo sistematico l’apprendimento in azienda a quello scolastico. Tra gli altri si segnala il progetto di elaborare un portfolio per apprendisti in formato cartaceo o digitale al fine di documentare i progressi raggiunti sia a scuola che in azienda e verrà utilizzato anche per l’insegnamento scolastico.
Il Patto riconosce l’importanza della funzione del formatore aziendale per garantire la qualità dell’apprendistato duale. Si prevede, per valorizzare tale figura, la promozione di corsi di aggiornamento per le relazioni con gli apprendisti, l’organizzazione di eventi finalizzati allo scambio tra formatori, apprendisti e scuole professionali. È prevista inoltre l’elezione del “formatore dell’anno” per ciascun settore.
I firmatari del Patto puntano all’aumento del numero dei diplomati, soprattutto con riferimento agli apprendisti prossimi all’esame di fine apprendistato. L’esigenza nasce dal fatto che il 16% degli apprendisti nelle scuole professionali tedesche e il 18 % in quelle italiane hanno terminato la formazione, ma, o non si sono presentati all’esame di fine apprendistato oppure non l’hanno superato e non si sono ripresentati. Sono pertanto previsti provvedimenti finalizzati ad aumentare del 5 % nei prossimi 3 anni il numero di giovani che abbiano superato l’esame di fine apprendistato.
Si prevede di adottare il Progetto pilota “Heart Beat”, già realizzato con successo in Austria, sulla formazione supplementare per sviluppare competenze individuali e sociali degli apprendisti. I giovani lavoreranno in occasione di seminari organizzati ad hoc su rendimento, responsabilità, spirito di squadra e orientamento al cliente.
Oltre ai provvedimenti contemplati nel Patto per l’apprendistato, i firmatari hanno si sono impegnati a concordare future iniziative volte a favore di un ulteriore sviluppo dell’apprendistato “tradizionale”. Gli stipulanti si sono dichiarati diretti responsabili della realizzazione dei provvedimenti garantendone il monitoraggio mediante controlli periodici. Sulla base dei dati raccolti le attività potranno essere verificate ed eventualmente corrette.
Dall’esame del Patto e delle misure volte al raggiungimento degli obiettivi nell’arco del triennio emergono alcuni elementi caratterizzanti il sistema di successo indiscusso. Viene data importanza all’attività di valorizzazione, quasi di marketing, delle esperienze positive, a partire dalla targa “qui formiamo apprendisti” per le imprese virtuose, all’attività di storytelling, fino all’ “elezione” del formatore dell’anno. La cura del particolare e l’attenzione alle esigenze di tutti gli attori del mercato dell’apprendistato, dalle famiglie alle imprese, genera un modello efficiente di formazione professionale da cui il resto del Paese dovrebbe almeno trarre spunto.
L’apprendistato concepito in questo modo diventa elemento di vantaggio sia per i giovani, definiti “il vivaio della forza lavoro specializzata”, sia del sistema economico in generale, che andrà a disporre di competenze costruite in base alle specifiche esigenze di mercato. Il Patto rappresenta quindi una best practice che pone, con responsabilità, attorno a un tavolo tutti gli attori fondamentali perché l’apprendistato possa svilupparsi in modo coerente e positivo.
Diana Larenza
Dottoressa in giurisprudenza
Università LUISS Guido Carli, Roma
@diana_lar
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