Si chiama Giulia Ottaviani, ha 27 anni e un bellissimo sorriso. Ne ha tutte le ragioni. È la prima ricercatrice italiana ad essere assunta con un contratto di apprendistato in alta formazione riservato a dottori di ricerca e in somministrazione. Potrà così lavorare in un’azienda, continuando a studiare e a elaborare le sue ricerche e utilizzando le attrezzature e i laboratori della sua università.
Ed è anche la prima volta che la somministrazione di lavoro accompagna una dottoranda nel passaggio dal dottorato all’inserimento nel mondo del lavoro. Al progetto hanno concorso diversi soggetti: il programma Fixo di Italia Lavoro, grazie a una cui conferenza Giulia ha appreso dell’esistenza di questa possibilità; il dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e della salute dell’Università degli studi di Trieste, nel quale Giulia a svolto il dottorato che si conclude a fine anno; la Quanta, agenzia del lavoro, che ha assunto a tempo indeterminato la ricercatrice e ha gestito i lunghi e complicati passaggi burocratici e contrattuali, svolgendo un’opera di mediazione e di facilitazione; e naturalmente l’azienda, la K-Laser di Treviso, una delle tante eccellenze del nostro made in Italy, una piccola e intraprendente azienda veneta che produce apparecchiature biomedicali. «Essere la prima ricercatrice a disporre di questo nuovo modello contrattuale mi rende orgogliosa -commenta Giulia- Ho sempre saputo che il mio sarebbe stato un percorso difficile ma, al contrario di altri colleghi, non ho mai pensato di lasciare l’Italia. Appartengo a quella che non è una minoranza che ancora crede nelle potenzialità del nostro Paese e nelle capacità delle giovani generazioni di migliorarlo».
Laureata in Odontoiatria con 110 e lode, Giulia ha sempre avuto la passione per quella pratica medica che si occupa del nostro sorriso e della nostra alimentazione: avere una buona (sana e bella) dentatura è un vantaggio non solo estetico ma di benessere. Giulia ricorda con piacere l’incontro sin da piccola con una brava dentista, che l’ha aiutata a non temere la poltrona né il trapano, istradandola più o meno inconsapevolmente verso la professione. Ha già ipotizzato con l’azienda le tappe del proprio futuro percorso professionale. Il dottorato l’ha iniziato a Cagliari e proseguito nella sua città, Trieste («Che diventa ancora più bella dopo le ventate della bora, che spazza il cielo e permette di vedere il mare fino alla Croazia»).
Se Giulia è l’apripista per la diffusione di questo nuovo rapporto contrattuale per altri giovani ricercatori e dottorandi, importante è stato l’intervento dell’agenzia del lavoro. «Considero l’esperienza che abbiamo attivato commenta Enzo Mattina, Vicepresidente di Quanta un modello di fiducia e cooperazione tra un’azienda innovativa, un’università attenta alla ricerca applicata e al mondo produttivo, un operatore del mercato del lavoro. Ognuno fa la sua parte nel sostenere il talento e la voglia di innovazione di una giovane ricercatrice. Spero che il percorso tracciato possa essere donato mille volte e segnare una svolta nella brutta storia di indifferenza e di marginalizzazione sociale patita dai giovani ricercatori italiani».
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Apprendistato in alta formazione: Giulia, dottoranda in azienda