Un “salario minimo” per i professionisti
Avvocati di tutto il mondo, unitevi! Non era così che si chiudeva il Manifesto di Marx ed Engels? Forse no, devo andarmelo a rivedere. Eppure sembra essere il motto del governo sul tema del cosiddetto “equo compenso”, che in buona sostanza è il salario minimo applicato anche ai liberi professionisti.
Per un economista sparare sul tema è così facile da risultare finanche noioso. Soprattutto per il suo improbabile campo di applicazione.
La ratio è questa: rispetto ad alcuni clienti, i poveri liberi professionisti sarebbero una parte debole che deve essere tutelata da clausole vessatorie e dal tentativo di farli lavorare per due soldi. Quindi si vuole introdurre una legge che li protegga dallo sfruttamento al quale sono sottoposti.
Per certi versi, è vero che molte grandi imprese o pubbliche amministrazioni sono così poco interessate alla qualità del lavoro erogato che cercano solo di pagare di meno, pretendendo molto e dando molto poco. L’ossessione per il taglio dei costi come unica stella polare della amministrazione della cosa pubblica è penosamente visibile in tanti ambiti…
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