Bollettino ADAPT 16 dicembre 2024, n. 45
Introduzione
Si dice che la prostituzione sia il lavoro più vecchio del mondo, tuttavia per secoli è stata motivo di sfruttamento e prevaricazione, ma da oggi in Belgio non è più così: dal 1° dicembre 2024 la prostituzione è un lavoro, visto che è entrata in vigore la loi du 3 mai 2024 portant des dispositions en matière du travail du sex e sous contrat de travail. Nel 2022, la prostituzione era già stata depenalizzata, sulla scia di quanto avvenuto in diversi paesi europei quali Germania, Grecia, Paesi Bassi e Turchia: tuttavia, prima d’ora, nessun Paese aveva riconosciuto una disciplina normativa in merito al lavoro sessuale.
La depenalizzazione di un reato, seppur costituisca un importante passo in avanti, è ritenuto da molti un intervento poco efficace poiché crea una sorta di zona grigia, “di limbo”, all’interno della quale l’attività illegale smette di essere tale, ma non è ufficialmente riconosciuta come legale.
La legge: i punti chiave
A oggi il Belgio è il primo paese al mondo a prevedere una disciplina legale per il lavoro sessuale; punti chiave della normativa sono il riconoscimento di diritti ai sex workers, equiparati ai lavoratori degli altri settori, la protezione dai rischi connessi alla pratica e il rispetto del diritto al consenso, il quale non smette di valere nemmeno nel caso di compimento di atti sessuali in cambio di denaro.
La mancata regolarizzazione del rapporto di lavoro poneva i sex workers in una situazione di vulnerabilità, diventando facilmente vittime di abusi e violenze. Nell’alveo dell’illegalità o nella zona grigia della depenalizzazione non erano rari i casi di costrizione a lavorare in condizioni d’insicurezza, sfruttamento o pericolo. Spesso i sex workers erano vittime di pratiche poco sicure imposte dai clienti contro la loro volontà, come il rifiuto all’uso di preservativi sotto ricatto di un mancato pagamento oppure la soggezione a rapporti sessuali completi non consensuali. Inoltre frequentemente erano vittime di sfruttamento da parte delle agenzie per cui lavoravano, che sottraevano loro gran parte del guadagno ottenuto e richiedevano una disponibilità oraria illimitata.
La legge belga obbliga i datori di lavoro a stipulare contratti di lavoro subordinato con i propri dipendenti che prevedano specifiche clausole in termini di orari di lavoro, retribuzione, accesso a congedi di maternità, ferie e misure di sicurezza. Ai lavoratori del sesso è riconosciuto il diritto di rifiutare partner sessuali e di diniego a specifici atti, potendo interrompere la pratica in qualsiasi momento.
I datori di lavoro
I datori di lavoro sono individuati nel dettaglio, visto che ricadono nel campo di applicazione della legge, coloro che gestiscono un’attività economica basata sull’offerta di prestazioni sessuali, organizzando lavoratori e lavoratrici, spazi e orari di lavoro. La legge introduce una specifica licenza governativa obbligatoria perché essi svolgano tale attività. Essa è ottenibile rispettando specifici limiti come: non aver commesso reati gravi, garantire un luogo di lavoro sicuro e avere sede legale in Belgio.
Per quanto riguarda il primo requisito, i reati gravi ostativi della licenza riguardano condanne per frode, stupro, omicidio colposo, traffico e sfruttamento di esseri umani. Nel caso di esercizio di attività in mancanza di licenza il datore di lavoro è perseguibile per sfruttamento della prostituzione. L’intento della legge è di eliminare gran parte della criminalità presente all’interno del settore, rendendo l’ambiente più sicuro.
In merito alla sicurezza sono prescritte l’installazione all’interno dei luoghi di lavoro di un allarme attivabile in caso di pericolo (attraverso la pressione di un bottone rosso) e la costante presenza di un ambiente pulito in cui siano assicurate l’igiene e la salute fisica dei lavoratori, attraverso la messa a disposizione di preservativi, docce e lenzuola pulite.
I lavoratori (sex workers)
La legge introduce alcuni vincoli anche per i sex workers, con cui s’intende chiunque per lavoro offra servizi sessuali in cambio di denaro, di cui fanno parte sia donne che uomini.
Al fine di stipulare un contratto di lavoro, il lavoratore dovrà essere maggiorenne, non studente e le tariffe applicabili dovranno essere calcolate sulla base di standard minimi comuni alle altre professioni. Inoltre non potranno essere stipulati contratti di lavoro occasionali.
I sex workers sono equiparati a qualsiasi altro dipendente privato, nel tentativo di porre un freno agli abusi e allo sfruttamento sessuale; sono loro riconosciute protezioni sociali come l’assistenza sanitaria, i congedi di maternità e malattia retribuiti, la corresponsione dei contributi pensionistici, nonché la protezione contro i licenziamenti senza preavviso, comune a qualsiasi altro impiego.
Rimangono esclusi dall’applicazione della legge i lavoratori indipendenti che lavorano presso la propria abitazione oppure online, chi lavora nei night come spogliarellista e chi lavora nella pornografia.
Conclusioni
Le opinioni in merito alla legge appiano controverse: l’unione Belga dei lavoratori sessuali si dice favorevole alla legge, ma ha manifestato anche qualche dubbio in merito a una sua efficace applicazione. A parere dell’organizzazione, l’intento della normativa potrebbe essere facilmente depotenziato da politiche regionali di senso opposto, restrittive e strumentalizzanti i termini di igiene e sicurezza, con l’effetto di limitare l’esercizio della professione in un determinato territorio.
Inoltre alcune organizzazioni Belghe si dicono contrarie alla legge perché la normalizzazione del lavoro sessuale favorirebbe lo sfruttamento, imprescindibilmente legato alla professione; è il caso di Isala, organizzazione a sostegno delle lavoratrici sessuali contraria alla prostituzione come fenomeno di sfruttamento umano e del Concilio delle donne Belghe di Francoforte, organizzazione femminista a tutela dei diritti delle donne.
Risulta innegabile, tuttavia, a parere di chi scrive, il passo in avanti che tale legge comporta, a cui potrebbero far seguito le discipline di altri paesi europei: grazie alla presenza di contratti di lavoro e di una disciplina specifica sarà possibile per molti lavoratori e lavoratrici sessuali operare in sicurezza e dignità, all’interno di un contesto legislativo certo che riconosca loro i diritti propri dei lavoratori subordinati, al riparo dallo sfruttamento.
Celeste Sciutto
ADAPT Junior Fellow Fabbrica dei Talenti