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Bollettino ADAPT 19 ottobre 2020, n. 38
Cari amici e gentili lettori,
ci sarebbe piaciuto celebrare il trentesimo anno di Diritto delle Relazioni Industriali con altre modalità, più consone a testimoniare, condividere e discutere con la comunità scientifica, gli operatori pratici e i lettori della Rivista i suoi valori fondativi e le loro prospettive di concretizzazione in un contesto economico e sociale profondamente mutato rispetto a quello delle origini. Abbandonata l’idea di un festeggiamento di rito, che la pandemia ha reso inopportuno per ragioni non solo logistiche, non rinunciamo a rendere il trentennale della Rivista l’occasione per un momento di riflessione sul senso della sua esistenza e, più ampiamente, sul ruolo che il diritto delle relazioni industriali, come ambito di studio e metodo di governo dei processi economici e sociali legati al lavoro, è oggi chiamato ad interpretare di fronte al disagio e al senso di smarrimento che tanto la comunità scientifica quanto le stesse parti sociali, gli operatori del diritto e la cittadinanza avvertono.
Ad essere messa in discussione è la tenuta delle categorie oppositive su cui le democrazie occidentali sono state edificate, in primis la separazione tra pubblico e privato, l’articolazione delle politiche del lavoro e del welfare tra Stato e mercato e le connesse ripartizioni concettuali tra lavoro produttivo e riproduttivo, tra legge e contratto, tra individuale e collettivo, tra autonomia e subordinazione e via discorrendo. Diritto delle Relazioni Industriali nasce con l’ambizione di coltivare la terra di mezzo che esiste tra queste categorie concettuali, valorizzando una concezione pluralista della autonomia collettiva quale ambito privilegiato per decostruire, più a fondo, la falsa contrapposizione tra razionalità giuridica e razionalità economica. E ciò anche attraverso la promozione di quelle confluenze tra teoria e prassi che Luciano Spagnuolo Vigorita enfatizzava nell’editoriale di lancio della Rivista da lui fondata, nell’ottica di alimentare una riflessione scientifica che potesse trovare declinazioni in termini applicativi.
Questo è il DNA della nostra Rivista, che, a nostro avviso, la rende oggi più che mai un prodotto scientifico e un forum di confronto culturale particolarmente fertile per decifrare la complessità del presente ed elaborare risposte concrete e sostenibili ai problemi del lavoro.
Ecco dunque cosa desideriamo celebrare oggi. Un metodo – quello del diritto delle relazioni industriali – e la connessa aspirazione della nostra Rivista ad essere un punto di riferimento per chi impegna la propria vita professionale (accademica e non) alla ricerca di un nuovo ordine giuridico del lavoro che tragga dai prodotti dell’autonomia collettiva la propria linfa vitale (per un approfondimento vedi M. Tiraboschi, Alla ricerca di un nuovo ordine giuridico per il lavoro che cambia. Bilancio non convenzionale dei trent’anni di Diritto delle Relazioni Industriali, in corso di pubblicazione in DRI, n. 4/2020).
Con questo spirito, in una stagione che pare riportare al centro del dibattito pubblico lo Stato e la legge in contrapposizione al mercato e al contratto, riteniamo opportuno lanciare, vedi questo link, una call for ideas and proposals in termini di invito al confronto scientifico e culturale sulla attualità del metodo del diritto delle relazioni industriali e, più in generale, sui percorsi di ricerca promossi dalla nostra Rivista e dai colleghi che vi hanno contribuito nel corso di questi trent’anni. L’auspicio è che il sostegno dei nostri lettori a questa iniziativa possa contribuire a generare quel valore condiviso necessario per raggiungere insieme gli obiettivi ambiziosi che si erano dati i fondatori e i precedenti direttori della Rivista e che riteniamo ancora oggi attuali.
In attesa dei vostri contributi e commenti vi inviamo i nostri saluti.
Mariella Magnani
Michele Tiraboschi
Tiziano Treu