Dopo le mobilitazioni dei lavoratori Federmeccanica è stata costretta a formulare una nuova proposta che supera quella del 22 dicembre scorso su cui era rimasta ancorata che secondo Storchi va incontro alle richieste sindacali.
Federmeccanica fa bene ad affermare che la trattativa oggi non riparte da zero e che le nostre sollecitazioni e gli scioperi che abbiamo fatto li hanno indotti a fare una riflessione seria e a lavorare per costruire una nuova proposta, almeno credibile, su cui confrontarci. Ma potremo dire di essere ad un passo da un accordo solo quando Federmeccanica cambierà l’atteggiamento negoziale.
Finora l’associazione delle imprese è stata ferma nove mesi su una proposta blindata pur sapendo che non avrebbe mai avuto alcuna possibilità di diventare un contratto, solo per consolidare il consenso al suo interno.
Al Presidente Storchi dico che non è solo uno slogan fare il contratto insieme, è un obbligo: il contratto o si fa insieme o non si fa. Il contratto, per essere lo strumento di garanzia che deve essere, deve difendere il potere d’acquisto dei salari. Il rilancio del Paese si fa investendo e non contraendo i salari.
Il recupero inflattivo deve essere riconosciuto in pieno e per tutti con le basi di calcolo condivise nei contratti precedenti e riconoscere solo il 50% dell’inflazione nel 2019 quando invece è prevista la ripresa più alta. Se l’inflazione si da a consuntivo dopo 18 mesi, bisogna riconoscere gli arretrati con meccanismi di tutela, altrimenti troppi mesi senza tutela di potere d’acquisto restano pesantemente scoperti. Con un inflazione bassa, riconoscerne quote minime e su basi di calcolo ridotte è assurdo. Federmeccanica continua a sostenere che il Contratto precedente (2012-2015) ha distribuito 73€ al mese di troppo rispetto alle regole condivise…
Continua a leggere su fim-cisl.it