Professor Del Conte perché dice che è un “pasticciaccio” la norma che introduce l’equo compenso per i professionisti?
“Il pasticcio è essere partiti da una norma pensata specificamente per gli avvocati, estendendone alle altre professioni le tutele, purché “compatibili”. Che significa? Peraltro, a parte il divieto di modificare unilateralmente le condizioni del contratto e di pretendere dall’avvocato prestazioni aggiuntive a titolo gratuito, tutte le altre tutele sono derogabili con una semplice firma. Avete presente i moduli che sottoscriviamo con una banca o un’assicurazione? Ecco, funziona allo stesso modo: basta una firma e le tutele previste dalla legge non valgono più. Molto più efficaci, invece, sono le tutele già inserite nello statuto del lavoro autonomo, che dichiara nulle tutte le clausole che si risolvono in un abuso del potere contrattuale dell’impresa sul professionista, rimettendo al giudice di riportare il contratto ad equità. Positiva è, invece, la novità dell’equo compenso come criterio guida per le pubbliche amministrazioni nei contratti con i professionisti, in linea con i principi costituzionali che devono informare la condotta della PA. Anche se non sarà facile la concreta applicazione, mancando un quadro definito dei parametri di riferimento per stabilire quando il compenso sia davvero “equo””…
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