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Bollettino ADAPT 16 settembre 2024, n. 32
Il recente rapporto di Mario Draghi, The Future of European Competitiveness, presentato alla Commissione Europea e pubblicato il 9 settembre 2024, fornisce un’analisi approfondita e critica della competitività dell’Unione Europea, offrendo anche un focus particolare sull’importanza della formazione e dello sviluppo delle competenze all’interno dei Paesi Membri. Lo stato dell’arte e le linee di sviluppo suggerite dall’ex premier sono presentate in modo sintetico ed ordinato nel primo documento pubblicato, The future of European competiveness – A competiveness strategy for Europe (Part A), mentre è possibile consultare la versione più dettagliata nel testo The future of European competiveness – In-depth analysis and reccomendations (Part b).
Mario Draghi evidenzia come l’agenda per la competitività dell’Unione Europea debba concentrarsi principalmente sull’aumento della crescita della produttività. Questo obiettivo è cruciale per il miglioramento a lungo termine degli standard di vita e della competitività economica. Draghi afferma che la competitività moderna non dipende più solo dai costi relativi del lavoro, ma soprattutto dalle competenze e dalla conoscenza della forza lavoro. In altre parole, il capitale umano e le sue competenze vengono riconosciuti come uno dei motori principali della crescita economica.
Nel suo rapporto, Draghi pone un forte accento sulla formazione e sullo sviluppo delle competenze, considerandoli elementi fondamentali per rafforzare la competitività dell’UE. Il capitolo dedicato alle competenze e alla formazione è cruciale, poiché affronta le problematiche di disallineamento tra le competenze richieste dal mercato e quelle effettivamente disponibili. Draghi sottolinea che è essenziale implementare una revisione continua e rigorosa delle attività formative, monitorando i risultati, i costi e l’impatto delle iniziative di formazione.
L’esortazione di Mario Draghi non riguarda soltanto il miglioramento e l’ottimizzazione delle fasi finali che riguardano la gestione dei fondi per lo sviluppo delle attività formative – come le analisi di impatto e di coinvolgimento delle parti, – ma esplicita l’urgenza che i soggetti che si occupano di formare comprendano le necessità delle imprese e del tessuto produttivo, rendendosi disponibili nel revisionare intelligentemente, ed eventualmente modificare, i percorsi formativi, coinvolgendo pragmaticamente tutti i portatori di interesse, i quali avranno il compito di partecipare in modo attivo e propositivo ai tavoli di lavoro dedicati. A questo proposito, è necessario considerare i fattori di efficienza e scalabilità di competenze come parametro di lettura per gli investimenti dell’Unione Europea, ponderati anche tramite una attenta valutazione di impatto e responsabilità. È reso chiaro dunque che la competitività dell’Unione Europea richiede una forza lavoro che possieda competenze e conoscenze adeguate rispetto alle trasformazioni in atto.
Draghi descrive una situazione preoccupante per quanto riguarda la disponibilità di competenze nell’UE. Esistono carenze significative sia in settori altamente qualificati sia in quelli meno qualificati. Vi è un forte disallineamento tra offerta di competenze e domanda specifica delle imprese, attraversate dalle trasformazioni tecnologiche, che si accentuerà se i programmi formativi non venissero rimodulati. Una fotografia di questo trend viene riportata dai risultati delle indagini del Programma per la Valutazione Internazionale dello Studente (PISA) dell’OCSE, che misura il livello di competenze degli studenti, sia alfabetico-letterarie che STEM. Mentre i paesi asiatici raggiungono punteggi piuttosto alti, nel 2022 solo l’8% degli studenti dell’Unione Europea ha ottenuto un punteggio elevato in matematica e il 7% una valutazione eccellente nelle materie di carattere scientifico.
Questo problema è amplificato dal calo demografico, che riduce la forza lavoro disponibile e crea una domanda di competenze sempre più specializzate per rispondere ai cambiamenti tecnologici e alla transizione verde. La scarsità di competenze specifiche e l’inadeguata preparazione per affrontare le sfide emergenti sono elementi chiave che Draghi identifica come ostacoli alla competitività dell’UE.
Il disallineamento tra le competenze offerte e quelle richieste è un problema critico che Draghi analizza in dettaglio. Lo skill shortage è causato sia da una carenza di competenze digitali di base, sia da un’errata allocazione delle competenze all’interno delle imprese. La mancanza di corrispondenza tra competenze e responsabilità lavorative danneggia sia il rendimento delle imprese sia la soddisfazione dei lavoratori. Inoltre, Draghi avverte che questo gap di competenze è destinato ad aumentare nel prossimo futuro, con conseguenze negative per l’efficienza e la competitività del mercato del lavoro europeo.
Il rapporto evidenzia inoltre un’inefficacie gestione dei fondi europei destinati alla formazione e allo sviluppo delle competenze. Nonostante gli ingenti investimenti, i risultati ottenuti sono stati inferiori alle aspettative. Draghi identifica le seguenti problematiche: (1) gestione condivisa e controllo limitato: i fondi come il Fondo Sociale Europeo Plus (ESF+) e il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) sono gestiti congiuntamente tra l’UE e i Paesi Membri, limitando la capacità della Commissione Europea di monitorare e valutare la qualità dei progetti; (2) basso interesse per investimenti strategici: la mancanza di interesse strategico da parte dei Paesi Membri ha portato a un utilizzo inefficace dei fondi. Le iniziative come i Patti per le Competenze non hanno visto una partecipazione adeguata; (3) problemi di coordinamento: la mancanza di un coordinamento efficace tra pubblico e privato ha portato a una dispersione delle risorse senza reali miglioramenti in termini di competenze e competitività; (4) inadeguatezza delle revisioni e valutazioni: le pratiche di audit attualmente in uso sono insufficienti per valutare qualitativamente e quantitativamente l’efficacia delle politiche. Questo impedisce un miglioramento continuo.
A questo proposito, Draghi propone una serie di misure per migliorare l’efficacia delle politiche di formazione e competenze. In primo luogo, è necessario operare una riforma delle politiche delle competenze, ripensando un modello di skill policy basato su un’analisi dettagliata dei bisogni e delle lacune esistenti. È essenziale progettare politiche che rispondano alle esigenze reali dei mercati del lavoro e ai cambiamenti tecnologici e demografici. A seguito di questo, è necessario aggiornare i curricula formativi, al fine di allinearsi meglio con le esigenze del mercato, riducendo il divario tra le competenze richieste e quelle offerte. Questo include aggiornamenti per le competenze tecniche e soft e la creazione di percorsi formativi che rispondano alle sfide emergenti. È necessario un sistema di certificazione delle competenze più uniforme a livello europeo, che includa micro-credenziali e badge virtuali e adotti un modello comune per evitare ritardi burocratici. A questo si aggiunge l’esigenza di ottimizzare l’allocazione dei fondi disponibili: Draghi propone una revisione dei modelli di spesa, con un focus su valutazioni di impatto e modalità di audit più precise per garantire risultati concreti.
Investire nell’apprendimento continuo e nell’aggiornamento delle competenze rappresenta un aspetto cruciale per mantenere e rafforzare la competitività della forza lavoro. Questo implica una serie di interventi, tra cui il potenziamento e l’espansione dei programmi di formazione destinati agli adulti, così come l’adozione di politiche che sostengano e incoraggino l’apprendimento permanente lungo tutto l’arco della vita. È essenziale che tali iniziative siano ben strutturate e mirate a rispondere alle esigenze in continua evoluzione del mercato del lavoro.
Parallelamente, per affrontare e ridurre il divario di competenze esistente, è necessario focalizzarsi sull’attrazione di lavoratori altamente qualificati provenienti da paesi al di fuori dell’Unione Europea, con una particolare attenzione rivolta alle competenze nelle aree STEM. È altrettanto fondamentale migliorare la distribuzione e l’utilizzo dei talenti all’interno delle imprese, per garantire che le competenze siano allocate in modo efficiente e strategico.
In conclusione, il rapporto di Draghi fornisce una guida dettagliata e strategica per affrontare le sfide della competitività europea, suggerendo un miglioramento delle politiche di formazione e sviluppo delle competenze. La competitività dell’Unione Europea è strettamente legata alla capacità di adattare e allineare le politiche educative e formative alle reali esigenze del mercato del lavoro. Vi sono due aspetti interessanti che è utile notare, presenti in entrambe le versioni del rapporto: nella necessità espressa di ridurre il divario di competenze tramite misure precise e caratterizzate da un approccio guidato dai dati, Draghi non espone questa esigenza come corollario di altre tipologie di intervento, come quelle relative all’energia e all’export, bensì identifica la sfida formativa e di riduzione dello skills gap come intervento urgente che già presenta elementi di squilibrio per i futuri mercati del lavoro, proponendo una linea di policy che sia utile tanto per il tempo presente, quanto per quello futuro; in secondo luogo, il linguaggio che viene utilizzato (i.e. l’utilizzo in diverse parti espositive del verbo must o del sostantivo will) sottolinea come le linee proposte da Draghi in particolare sull’investimento delle competenze non sono un augurio di fattibilità, quanto piuttosto un’esortazione ad operare in modo preciso nelle fasi di analisi e revisione, con un piano intenzionale e strategico nella comprensione dei dati stessi, al fine di disegnare politiche europee realmente in grado di aiutare i Paesi Membri ad adattarsi alle trasformazioni in atto. Solo attraverso un adeguato investimento nella formazione e nello sviluppo delle competenze sarà possibile affrontare efficacemente le sfide presenti e prepararsi adeguatamente alle evoluzioni future del mercato del lavoro, garantendo così un futuro prospero e resiliente per la forza lavoro europea.
PhD Candidate ADAPT – Università di Siena