Un nuovo modello di distretto
Tra le caratteristiche del sistema produttivo italiano che incuriosiscono gli stranieri vi è sicuramente la presenza dei distretti industriali. Operatori, studiosi e politici si interrogano ancora oggi su come può funzionare un sistema basato sull’interazione tra piccole imprese, focalizzate su specifiche attività manifatturiere, in un territorio ristretto. In realtà, da almeno quindici anni questo modello è evoluto verso uno completamente diverso, nel quale vi sono rapporti gerarchici tra imprese leader e subfornitori, il focus dell’attività dei leader è concentrato a monte e a valle della filiera (ricerca e commercializzazione) e i confini del territorio in cui si opera si sono estesi all’estero in seguito a numerosi investimenti diretti. Oggi parliamo, quindi, sempre di distretti, ma intendiamo qualcosa di profondamente diverso.
Le imprese leader – frutto di tante storie di crescita accelerata – sono divenute uno snodo fondamentale in quanto hanno investito nel territorio e, al contempo, hanno potuto far leva sul know-how presente nel tessuto produttivo locale. In termini relativi, oggi ci sono più grandi imprese nei distretti che altrove: gli addetti delle grandi aziende distrettuali (utilizzando la soglia dei 50 milioni di euro di fatturato) rappresentano il 41 per cento del totale distrettuale (9 punti percentuali in più rispetto ai territori non distrettuali), mentre se si considera il fatturato il loro peso sale al 54 per cento (contro il 45 per cento)…
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