La contribuzione previdenziale a carico dell’azienda era pari a quella degli apprendisti, per la durata di 18 mesi in caso di assunzione a tempo indeterminato e 12 mesi in caso di tempo determinato.
A ciò si aggiungeva un contributo mensile, pari al cinquanta per cento dell’indennità non ancora percepita per un periodo di 12 mesi per persone al di sotto dei 50 anni di età; 24 mesi per i lavoratori ultra-cinquantenni; 36 mesi per li ultra-cinquantenni residenti nel Mezzogiorno e nelle zone ad alto tasso di disoccupazione.
Secondo uno studio del sindacato Uil le persone che rischiano di perdere gli sgravi sono circa 185.000, così suddivise: 104 mila residenti nelle Regioni del Nord, 37 mila residenti nelle Regioni del Centro, e 44 mila residenti nelle Regioni meridionali. Per queste persone, dice ancora la Uil, «a partire dal prossimo anno sarà più difficile, soprattutto al Sud, ricollocarsi nel mondo del lavoro».
Il costo degli incentivi, sempre secondo i calcoli del sindacato, è stato di 679 milioni di euro nel 2013, per poi calare a 354 milioni di euro nel 2014 e a 40 milioni di euro nel 2015. Con l’abrogazione della indennità di mobilità – afferma ancora la Uil – «i risparmi a regime saranno per lo Stato di oltre 2,5 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno le minori spese per il cadere degli incentivi alle assunzioni»…
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