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Bollettino ADAPT 6 marzo 2023, n. 9
Questo diario accompagna il percorso di studio sulla rappresentanza dei lavoratori stranieri in Provincia di Foggia condotto dall’autrice nell’ambito del dottorato di ricerca svolto in apprendistato presso la Fai Cisl di Foggia come operatore sindacale.
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Lo smantellamento dei ghetti e il contrasto allo sfruttamento lavorativo e al caporalato sono obiettivi prioritari della Regione Puglia, delle Prefetture locali e del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Già nel 2006, prima della definizione del Piano triennale per il contrasto al caporalato, la Regione Puglia, facendo seguito all’inchiesta di Fabrizio Gatti su l’Espresso (Gatti F., Io schiavo in Puglia, in L’Espresso, 7 settembre 2006), iniziò ad affrontare il problema con numerose iniziative per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei braccianti agricoli, soprattutto nella Capitanata. In questo senso, l’anno 2006 segna uno spartiacque tra la stagione dell’assenza istituzionale e quella del governo dell’emergenza a livello regionale.
Nel dettaglio, la Regione Puglia approvò la Legge n. 28/2006 denominata “Disciplina in materia di contrasto al lavoro non regolare” e caratterizzata da un approccio multidisciplinare, comprendente sia aspetti lavorativi che afferenti all’alloggio dei lavoratori migranti. La legge prevedeva infatti la revoca di contributi pubblici per le aziende che non applicavano ai lavoratori la disciplina dei contratti collettivi di lavoro, e l’apposizione del marchio “Equa Puglia” per le aziende etiche, nonché il rilancio delle liste di prenotazione e la dislocazione di unità mobili dei centri per l’impiego in prossimità degli insediamenti dei lavoratori.
Casa Sankara
La legge, seppur premiata dall’Unione Europea in occasione del concorso organizzato dal Comitato delle Regioni dell’UE per le migliori pratiche amministrative, fu impugnata dai datori di lavoro. Essa infatti assegnava alla Regione Puglia il compito di definire gli indici di congruità delle attività economiche, analizzando il rapporto tra produzione e ore lavorate per la verifica di eventuali anomalie: di fatto, però, il controllo del rispetto degli indici di congruità era impossibile da attuare.
Successivamente, nel 2011, la Regione Puglia investì 1,2 milioni di euro, a valere sui bilanci 2006 e 2007, in progetti sperimentali di accoglienza, che inclusero la realizzazione di tre alberghi diffusi nell’area di Foggia, Cerignola e San Severo, per un totale di 200 posti letto. Con una delibera del 2014, la Giunta regionale presieduta da Nichi Vendola lanciò il piano “Capo Free – Ghetto Out” per la chiusura del ghetto di Rignano, cuiLa struttura, completata nel 2019, è stata realizzata dalla Regione Puglia e finanziata con fondi del PON (Programma Operativo Nazionale) Legalità e del FSC (Fondo per lo Sviluppo e la Coesione), nell’ambito di un partenariato istituzionale composto dai Ministeri dell’Interno e del Lavoro. Essa prevede 400 posti letto con servizio mensa, moduli abitativi climatizzati con servizi igienico-sanitari ed è ubicata all’interno dell’Azienda Agricola Fortore.
“Il piano fu il primo esperimento per far fuoriuscire quelle persone dall’insediamento informale e riportarle in un luogo dove c’è un minimo di protezione sociale. Gli sgomberi del ghetto furono complessi perché c’era la paura da parte dei lavoratori di non poter più lavorare, essendo allontanati dai caporali.” (funzionario Regione Puglia, intervistato il 19 gennaio 2023)
Nel frattempo dalla Regione Puglia sono stati installati nel ghetto di Rignano dei moduli abitativi in cui sono confluiti i lavoratori regolari del ghetto che non volevano allontanarsi da lì.
“Dopo un anno di incontri in prefettura si è arrivato ad un nuovo sgombero di Rignano, anche se il 1° marzo del 2017 il ghetto si era già riformato.” (funzionario Regione Puglia, intervistato il 19 gennaio 2023)
Casa Sankara invece è stata ulteriormente implementata grazie ai progetti SU.PRE.ME e P.I.U.SU.PRE.ME. (Sud Protagonista nel superamento delle Emergenze), inseriti nell’ambito del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato, approvato in seno allo specifico Tavolo Caporalato promosso dalla Direzione Generale Immigrazione del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. Nell’ambito di questi progetti, nel 2020, è stata infatti sottoscritta la prima convenzione per l’esercizio, in regime di volontariato, dell’affidamento in custodia e di attività di accoglienza, nonché il servizio di noleggio senza conducente di veicoli destinati al trasporto di lavoratori.
Moduli abitativi Torretta Antonacci
È del 2016, invece, la sottoscrizione del Protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura, denominato “Cura, legalità, uscita dal ghetto”, da parte delle 5 regioni del Sud Italia (Puglia, Basilicata, Campania, Sicilia, Calabria) e dei Ministeri del Lavoro, dell’Interno e delle Politiche Agricole.
“Si è cercato in qualche modo di creare un’unica rete tra le regioni del Sud per presentarsi come soggetto interlocutore unico del Ministero del Lavoro sulle questioni legate al contrasto al caporalato” ( funzionario Regione Puglia, intervistato il 19 gennaio 2023).
La Regione Puglia diede immediatamente attuazione al Protocollo, svolgendo focus group con i lavoratori sui temi del lavoro, della formazione, della salute e delle politiche abitative, nonché insediando tavoli regionali con la partecipazione di sindacati e associazioni datoriali e attivando contestualmente tavoli permanenti a livello prefettizio a Foggia e a Lecce (dove si trovavano rispettivamente Casa Sankara e la foresteria di Nardò) finalizzati alla presentazione si progetti specifici. Il lavoro dei tavoli prefettizi portò ottimi risultati nella gestione dei migranti stagionali soprattutto nel territorio di Lecce, nella foresteria di Nardò che accoglie migranti stagionali per la raccolta delle angurie.
“Abbiamo dato un contributo alla prefettura di Foggia in termini proprio di risorse umane, per redigere i progetti da presentare nei bandi riservati. Abbiamo pensato una serie di interventi sia grazie a fondi europei che attingendo dal bilancio autonomo. Fondi che poi sono rientrati con il PON Legalità.”(funzionario Regione Puglia, intervistato il 19 gennaio 2023)
Fondamentali per l’attuazione del Protocollo, sono stati infatti il fondo FAMI (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione), le risorse del PON Inclusione e del PON Legalità e la programmazione operativa della Regione Puglia 2014-2020.
Anche a Manfredonia, nell’area in cui ha sede il ghetto di Borgo Mezzanone, il prefetto Iolanda Rolli, nominata commissario straordinario del Governo nel 2017-2018, avviò una serie di iniziative in materia di lavoro agricolo, tra cui il piano di foresterie per braccianti migranti stagionali e stanziali a Borgo Mezzanone. In tutta la progettazione la Regione Puglia ha sempre coinvolto le parti sociali.
È grazie a SU.PRE.ME ad esempio che sono stati rafforzati i controlli ispettivi in agricoltura con l’ausilio dei mediatori culturali dell’OIM, è stato implementato il sistema dei trasporti sui campi di lavoro attraverso servizi di noleggio veicoli con conducente, sono stati implementati progetti di accoglienza per i migranti stagionali anche con percorsi di tipo individuale.
Ghetto di Borgo Mezzanone
Oltre alla progettazione finanziata con fondi FAMI, PON legalità e inclusione, la Regione Puglia ha attivato processi di partecipazione per la stesura del Piano triennale delle politiche migratorie. Gli ultimi incontri, svolti nel 2021 per la realizzazione del Piano 2021-2023, hanno messo in luce le criticità della Regione nella gestione di alcune emergenze, tra cui quella abitativa, con proposte che dovranno essere attuate.
“Noi abbiamo raggiunto un traguardo importantissimo: abbiamo posto le condizioni minime per determinare un miglioramento della vita dei braccianti; però ognuno deve in qualche modo assumersi le responsabilità del ruolo che riveste perché una questione come quella del caporalato, con tutte le conseguenze che lo caratterizzano, non può non avere un impegno a livello nazionale, pur declinato anche con sforzi a livello territoriale. Possiamo fare fino a un certo punto dopodiché, se noi non offriamo un’alternativa al reale a questi ragazzi, strappandoli dallo sfruttamento e facendoli uscire da quelle condizioni di vita, si corre il rischio di esaurirsi in poco tempo. L’alternativa proposta deve in ogni caso prevedere un’offerta di lavoro.” (funzionario Regione Puglia, intervistato il 19 gennaio 2023).
Attualmente sono in esaurimento tutti i finanziamenti utilizzati e si attende la presentazione dei progetti esecutivi finanziati dal PNRR nell’ambito della Missione 5. In particolare, sono stati stanziati circa 115 milioni solo per la Regione Puglia. Alcuni comuni come Manfredonia, dove ha sede il ghetto di Borgo Mezzanone, hanno ricevuto 53 milioni di euro per presentare progetti. Il comune di San Severo invece, dove insiste il ghetto di Rignano, ha ricevuto 27 milioni. Proprio il comune di San Severo, nel gennaio 2023, ha presentato il suo progetto sviluppato su tre fronti: l’abitare, il trasporto e la qualificazione del lavoro. In Capitanata, è stata la prefettura ad aver creato un tavolo permanente con i sindaci dei comuni interessati e le parti sociali, che hanno già avanzato una proposta unitaria al comune di Manfredonia per il superamento del ghetto di Borgo Mezzanone, con un intervento ampio che non tocca solo l’abitare ma anche tutte le altre problematiche che attengono alla vita dei lavoratori immigrati presenti nell’insediamento.
Bisognerà comunque aspettare la presentazione e l’attuazione di tutti i progetti esecutivi per comprendere se davvero i comuni utilizzeranno un approccio multidimensionale, non legato esclusivamente a soluzioni abitative, o si limiteranno a prevedere foresterie, alberghi diffusi o abitazioni vere e proprie, in cui però potranno accedere esclusivamente i titolari di permesso di soggiorno con regolare contratto di lavoro. Negli insediamenti informali infatti, come già detto in precedenti contributi di questa rubrica (, vi è una massiccia presenza di extracomunitari privi di permesso di soggiorno e di contratto di lavoro, che, quindi, in assenza di una politica di inclusione onnicomprensiva, resterebbero esclusi dalla possibilità di beneficiare delle iniziative finanziabili nell’ambito del PNRR.
Scuola di Dottorato di ricerca in Apprendimento e Innovazione nei contesti sociali e di lavoro
ADAPT, Università degli Studi di Siena
Foto credit: Francesca Di Credico