Ho sempre affermato che senza una piena partecipazione femminile in ogni ambito l’Italia resterà una democrazia dimezzata. Per questo, nel 2008 ho deciso di entrare in Parlamento e provare a cambiare le cose. In appena una legislatura, la mia prima legislatura, ho portato a casa una delle pochissime leggi d’iniziativa parlamentare e ne sono fiera. Dal 14 febbraio sulle reti tv e radio della RAI va in onda un bellissimo spot realizzato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. “Quote di genere. Un Paese più equilibrato ha un futuro migliore”, recita il claim della campagna dedicata alla legge n. 120: un’iniziativa importante che contribuirà a far conoscere la legge e le sue opportunità.
I risultati della legge sulle quote sono già sotto gli occhi di tutti. Nel 2009 il numero di donne nei CdA delle società quotate era fermo al 6% e la Banca d’Italia aveva calcolato che per arrivare al 30% ci sarebbero voluti almeno 50 anni. Oggi siamo al 18%, praticamente un piccolo miracolo!!
Attualmente abbiamo contato oltre 250 ingressi di donne e a tutte ho personalmente scritto una lettera di congratulazioni. In primavera oltre 100 società pubbliche rinnoveranno CdA e collegi sindacali, per un totale di oltre 600 poltrone e mi piacerebbe che si andasse oltre la mia legge, raggiungendo quota 50%: 300 uomini e 300 donne. Anche questo governo composto per metà da donne è il segnale di una piccola rivoluzione, anche se la pennellata rosa si è tinta di grigio con la nomina di Viceministri e Sottosegretari: 9 Sottosegretari donne su 44 e nessun Viceministro.Non si potrà più tornare indietro ma noi vogliamo andare avanti e come sempre niente ci verrà regalato ma dovremo conquistarci tutto, con fatica e impegno.
Il primo obiettivo è avere più donne non solo nei CdA ma alla loro guida. Una donna come Amministratore delegato o Presidente di un’azienda pubblica come Finmeccanica, Poste, Terna, Enav, Consap, Coni, Istituto Poligrafico, Sogin, Italia Lavoro, sarebbe un altro passo avanti. Ricordiamoci sempre che Marisa Bellisario salvò dal fallimento un colosso pubblico da rottamare come l’Italtel. Quando ne diventò AD, l’Italtel perdeva più di 200 miliardi di lire, dopo tre anni, Marisa non solo raggiunse il pareggio ma chiuse il bilancio con un utile di 10 miliardi.
Il secondo obiettivo è avere più donne in politica. La legge elettorale è un’occasione che non possiamo sprecare. Le donne possono e devono partecipare alle decisioni che vengono prese anche per loro e che condizionano le loro vite e il futuro dei loro figli.
Nelle scorse elezioni, ho lanciato un appello alle donne invitandole a candidarsi nella lista del partito a loro più vicino. Mi hanno risposto in migliaia, e non semplicemente “sì” o “no”. Mi hanno parlato delle loro ragioni e speranze, hanno avanzato proposte e suggerimenti ed è nato il pensatoio “Avanti Donne”. Nei giorni scorsi due importanti istituti di ricerca hanno testato le propensioni di voto degli italiani con una semplice domanda: “Se ci fosse uno schieramento politico a guida prevalentemente femminile, lo voterebbe?”. Secondo il sondaggio fatto dall’Istituto Piepoli, il 65% degli italiani è propenso a votare un partito a guida femminile: praticamente un potenziale bacino elettorale superiore al 30%. Secondo Alessandra Ghisleri di Euromedia Research, gli elettori propensi sono il 40%. Sono risultati significativi, che devono farci riflettere. Un partito guidato prevalentemente da donne è un’utopia: i partiti costano e le donne, si sa, non hanno finanziatori.
Ma perché gli italiani, uomini e donne, di destra o di sinistra vogliono più donne in politica? Perché le donne hanno sempre dimostrato serietà, coerenza e trasparenza, non scendono a compromessi, sono più propense ad ascoltare e mediare, sono concrete e capaci di decidere in fretta.
In questi anni di crisi, la vera salvezza sono state le donne, con il loro lavoro dentro e fuori casa. E secondo gli elettori, possono essere la salvezza anche della famiglia Italia.
Da ieri è in aula alla Camera la legge elettorale. Nei giorni scorsi ho scritto una lettera di sostegno e incoraggiamento a tutte le parlamentari. Ho chiesto loro di portare avanti con coraggio la battaglia per una legge elettorale che rispetti la parità di genere: è una grande occasione e spero non venga sprecata. Noi donne non dobbiamo più dimostrare niente, piuttosto dobbiamo passare all’incasso e se questo è davvero il Governo del cambiamento, e tutti noi lo desideriamo, il primo banco di prova sarà una legge elettorale che rispetti l’equilibrio di generi. Le donne sono metà della popolazione e devono essere la metà del Parlamento e non è solo una questione di genere ma di democrazia.
Nel suo discorso d’insediamento, Matteo Renzi ha parlato di asili ed edilizia scolastica di lavoro e sappiamo che conciliazione e disoccupazione femminile restano tra i problemi maggiori del Paese. Venerdì scorso l’Istat ha emesso l’ultimo bollettino di guerra. Nel Mezzogiorno le giovani donne senza lavoro hanno raggiunto il picco record del 53,7%! Il 53,7%!! È un dato che un Paese democratico e civile non può tollerare!
L’Italia è a un pericoloso bivio e ha bisogno di tutte le migliori energie, di uomini e donne. Un edificio senza fondamenta crolla e noi dobbiamo costruire fondamenta solide. Per costruire un palazzo non servono solo i muratori. Ci vogliono architetti, ingegneri, geometri…servono uomini e donne. L’Italia ha bisogno di donne e le donne hanno bisogno di un Paese a loro misura, capace di una crescita equilibrata e sostenibile.
Lella Golfo
Presidente Fondazione Marisa Bellisario