Bollettino ADAPT 15 gennaio 2024, n. 2
L’ultima rilevazione Istat sulla forza lavoro conferma l’incremento in termini assoluti e percentuali degli occupati. Ma per quanto riguarda i giovani, se il tasso di disoccupazione è in calo al 21% (-2,5 punti), restiamo agli ultimi posti nella dimensione europea e ben lontani dal primato della Germania, stabile al 5,6%. Nella fascia under25, come in quella 25-34 anni, il numero di inattivi è in preoccupante aumento e in quest’ultima fascia, dopo mesi di crescita, il tasso di occupazione è sceso dello 0,2%. Depurati della componente demografica, i dati confermano quindi una crescita occupazionale concentrata nella fascia 50-64 anni.
Se poi consideriamo l’andamento delle retribuzioni, constatiamo ancora una distribuzione della ricchezza che si concentra sulle età più adulte mentre i giovani non sono remunerati efficientemente, ovvero quanto valgono per l’impresa in cui sono inseriti in base alle loro competenze. Si può sommariamente affermare che in Italia i salari crescono prevalentemente con l’età.
La questione giovanile è insomma cosa seria, una vera e propria emergenza, ma non per le ragioni usualmente considerate come la cosiddetta precarietà. Non a caso, quando prendono la via della emigrazione, i giovani scelgono Paesi caratterizzati non tanto dalla stabilità dei rapporti di lavoro, quanto piuttosto dal dinamismo dei percorsi esperienziali e dalle buone retribuzioni.
Se in Germania, l’occupazione è sostenuta dal sistema educativo duale, da noi rimane rattrappita l’integrazione tra apprendimento teorico e pratico. Mentre nelle università avrebbe senso una vivace protesta studentesca contro il modello del “quattro più uno” imposto da docenti egoisti perché interessati solo alla moltiplicazione delle cattedre e spesso assenti intra moenia. Ne consegue una formazione iniziale lungamente separata dal lavoro che conduce ad un incontro tardivo con la realtà produttiva. La contrattazione collettiva nazionale condanna poi i più giovani a pagare le conseguenze di incrementi modesti e appiattiti.
Solo il declino demografico può ora incrementare il potere contrattuale nei primi anni di lavoro, soprattutto quando le competenze sono tecnologico-professionali o da laurea Stem. In questi casi il contratto individuale può consentire retribuzioni più adeguate e benefit significativi. Gli stessi accordi aziendali potrebbero collegare più strettamente le retribuzioni alla professionalità e alla produttività.
La inclusione e la soddisfazione dei giovani rappresentano quindi la misura della efficienza del mercato del lavoro.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi