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Bollettino ADAPT 17 luglio 2023, n. 27
Lo scorso marzo la FEPS (The Foundation for European Progressive Studies) ha pubblicato uno studio dal titolo «European Care Strategy: a chance to ensure inclusive care for all?», avente ad oggetto i potenziali sviluppi della European Care Strategy for caregivers and care receivers, rilasciata dalla Commissione Europea nel settembre del 2022 (per un approfondimento nel merito si veda I. Tagliabue, European Care Strategy for caregivers and care receivers: dalla Commissione Europea una strategia per la gestione della non autosufficienza e dell’assistenza in Europa, in Bollettino Adapt 19 settembre 2022, n. 31).
La pubblicazione, ripercorrendo il contenuto della cosiddetta “Strategia europea per l’assistenza”, affronta trasversalmente differenti tematiche inerenti alla gestione della cura della non autosufficienza, partendo da una interpretazione dell’assistenza quale motore per una crescita sostenibile, passando dall’analisi dei cambiamenti demografici in corso, fino ad arrivare all’elaborazione di strategie concrete di gestione della cura.
Nel merito, viene innanzitutto posto in evidenza come l’Unione Europea, assumendo un ruolo di leadership in un settore – quello della cura e dell’assistenza – ancora troppo poco attenzionato a livello economico e politico, potrebbe in astratto promuovere un approccio maggiormente proattivo nei confronti di queste tematiche, per riequilibrare le persistenti disuguaglianze che, in ambiento europeo, si continuano ad oggi a riscontrare.
Tuttavia, il quesito che sopravvive alla European Care Strategy for caregivers and care receivers è relativo alle modalità con cui il riconoscimento del valore della cura possa tradursi concretamente in risposte efficaci che, a livello nazionale, sappiano su larga scala affrontare le sfide dell’assistenza, provando anche a sostenere il ruolo della donna, la cui posizione a livello sociale è profondamente differente all’interno dei singoli stati membri.
Partendo da tali presupposti, lo studio in esame, con un approccio di natura politica, prova ad alimentare il dibattito intorno alla pubblicazione della Commissione Europea dello scorso settembre, valutando criticamente se la stessa sia effettivamente in grado di incentivare, nel contesto comunitario, lo sviluppo di un nuovo approccio all’assistenza che sia veramente inclusivo ed equo per tutti. In altre parole, viene analizzato se l’UE si stia sufficientemente attrezzando per essere all’altezza delle affermazioni secondo cui «i valori europei possono prosperare solo in una società in grado di prestare cura ed assistenza nei confronti delle persone bisognose». Per perseguire tale obiettivo, da un lato, vengono affrontati gli sviluppi positivi e, dall’altro, i potenziali punti ciechi della European Care Strategy for caregivers and care receivers.
Nel perseguire tale obiettivo, la pubblicazione propone innanzitutto una analisi di come la cura possa essere considerata quale motore per una crescita sostenibile. È infatti ad oggi evidente come sia diffusa e perdurante, all’interno dell’Unione Europea ma anche, più in generale, a livello globale, una svalutazione del lavoro di cura, tanto retribuito quanto gratuito. Viene così auspicato, innanzitutto, un intervento pubblico che ne riconosca il pieno valore per la società. Ciò potrebbe contribuire a garantire che l’offerta di lavoro di cura sia sufficiente a soddisfare la domanda senza creare distorsioni e rafforzare le disuguaglianze di genere. Sebbene, infatti, a livello comunitario si siano verificati molteplici interventi nel corso degli anni (da ultimo proprio una proposta di risoluzione del Parlamento Europeo dal titolo «Towards a common European action on care» del giugno del 2022), è evidente che all’interno degli stati membri perdurino le disuguaglianze e la cura e l’assistenza continuino ad essere scarsamente valutate e considerate.
Dirimente, diviene allora l’esigenza di spezzare il circolo vizioso innescatosi ormai da anni secondo cui la cura debba essere gestita prevalentemente in modo informale all’interno dalle famiglie, da donne che, di conseguenza, si trovano ad avere serie difficoltà nel mondo del lavoro, a causa degli oneri di cura sulle stesse gravanti.
A tale scopo, viene incentivata la promozione di significativi investimenti di natura economica, che sostengano gli stati membri nell’adottare concrete strategie per la promozione di strumenti volti ad una gestione della cura che sia conforme a quanto auspicato dalla Commissione Europea lo scorso settembre. Si potrebbe così far fronte alle crescenti esigenze di assistenza, legate innanzitutto ai cambiamenti demografici in corso, con l’innalzamento dell’aspettativa di vita, ma anche ai mutamenti delle strutture familiari, che rendono sempre meno praticabile un approccio alla cura prettamente familista.
L’obiettivo ultimo di tale approccio dovrebbe essere infatti quello di riuscire a promuovere, all’interno dell’Unione Europea, interventi strutturali che sappiano innanzitutto riequilibrare il lavoro di cura all’interno delle famiglie tra uomini e donne e, in secondo luogo, incoraggiare ed incentivare la diffusione di prestazioni di cura professionale, all’interno di un settore che venga modernizzato e in un mercato del lavoro che sappia garantire adeguate condizioni lavorative per i professionisti.
Assegnista presso il Dipartimento di Economia Marco Biagi
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia