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Si parla molto di giovani e del lavoro che non c’è. Non passa giorno senza che si levino appelli chiedendo di fare qualcosa per rispondere a quella, è ormai chiaro a tutti, è una emergenza sociale. Ma agli appelli seguono poche azioni concrete e ancora troppo spesso si sceglie di non investire sui giovani, proponendo loro tirocini di breve durata e con bassi salari senza che questi siano dei veri percorsi di formazione. Non ha senso generalizzare, e so bene che la situazione economica ancora complessa e critica non aiuta e che i costi del lavoro sono ancora troppo alti e rappresentano un grande limite alla possibilità di investimento. Ma questo non può toglierci dalla responsabilità di fare qualcosa di concreto per i nostri giovani.
Nell’ultimo periodo si è discusso molto delle formazioni giovanili delle nostre nazionali, in diversi sport. E si è parlato molto del ruolo che ha l’investimento sul futuro, del far crescere ragazzi con i dovuti tempi e metodi, senza forzare passaggi che non possono avvenire, senza vanificare i talenti. Nel nostro mercato del lavoro, che sta vivendo una trasformazione demografica e tecnologica senza precedenti, la situazione mi sembra la stessa. Troppo spesso i giovani vengono utilizzati per tappare buchi, senza un vero investimento sul loro talento, senza veri maestri. Ma così facendo il talento si spreca, i desideri si affossano, la passione decade.
E formare i ragazzi non è una cosa da poco, né per chi li forma né per i ragazzi stessi. E non è cosa da poco farlo in impresa, che è come farlo sul campo da gioco. Ma gli imprenditori che hanno visto almeno una volta crescere un ragazzo in azienda sanno bene il valore che questo genera, sanno che l’allenamento sul campo porta poi i risultati. Non subito, ma li porta sicuramente.
Per questo sentiamo pienamente la responsabilità della proposta che con ADAPT ogni anno facciamo per avviare percorsi di Alta formazione sui temi del lavoro, delle risorse umane e delle relazioni industriali. Non un tirocinio di qualche mese, ma un percorso di tre anni insieme a maestri che possano far emergere i talenti dei ragazzi. Ogni anno vediamo più di 5.000 curriculum per individuare questi talenti, ma non sta solo a noi la responsabilità di formarli. Proprio perché crediamo che sia sul campo da gioco dell’esperienza lavorativa che si formino le persone, l’aiuto dei soci di ADAPT e dei finanziatori che condividono con noi questi percorsi è fondamentale.
Ma i risultati occupazionali che possiamo vantare dicono molto. Oltre il 95% dei ragazzi inseriti in percorsi resta nelle imprese e nelle realtà che li hanno formati dopo i 3 anni e molti di loro, quando se ne vanno, lo fanno per raggiungere posizioni migliori concorrendo così ad avere sempre più persone di qualità nel mondo delle risorse umane e delle relazioni industriali italiane.
Abbiamo chiamato tutto questo la Fabbrica dei talenti, un luogo dove proviamo tutti i giorni ad alimentare e a far maturare le doti e le passioni che i giovani si trovano addosso. Ci sono tanti modi per collaborare con tutto questo, dal finanziamento di una borsa di dottorato ospitando un ragazzo in azienda, ad attività di mentorship per seguire e accompagnare un giovane nel proprio percorso di crescita, passando da testimonianze presso la nostra Scuola e visite aziendali nelle imprese.
Coordinatore scientifico ADAPT